Il Sole 24 Ore

Berlusconi esclude appoggi al governo ma apre al tavolo sulla legge elettorale

- B.F.

pDue sono i capisaldi della linea di Silvio Berlusconi: escluso l’appoggio a qualunque governo ma massima disponibil­ità al tavolo per la legge elettorale. Una posizione ribadita ieri da una serie di dichiarazi­oni dei big di Fi, per smontare la voce di un Cavaliere dialogante con il nemico. «Sia chiaro una volta per tutte. Nessun inciucio con chi ha perso il referendum. Nuova legge elettorale e poi al voto», twitta Paolo Romani. Lo stesso ripete Giovanni Toti: «Diciamo no a un governo di responsabi­lità perché aggiungere­bbe confusione a una situazione già confusa».

Berlusconi per il momento tace. L’ex premier è ad Arcore e oggi potrebbe rientrare a Roma in vista dell’incontro al Quirinale di domani per le consultazi­oni con il Capo dello Stato Sergio Mattarella. La decisione di guidare la delegazion­e di Fi conferma la volontà del Cavaliere di giocare in prima persona la partita aperta dalla crisi. Al di là della non partecipaz­ione al governo che verrà, Berlusconi vuole riconquist­are il ruolo che la fine del patto del Nazareno gli ha precluso. Il leader di Fi ha dato mandato ai suoi di trattare nel frattempo con gli alleati per trovare un’intesa sulla legge elettorale. Ma questo certo non esclude un allargamen­to del tavolo a tutte le altre forze politiche, a partire dal Pd che da domenica è un po’ meno renziano e dunque assai più disponibil­e a intavolare una trattativa su un sistema elettorale che non porti a un unico vincitore. Una prospettiv­a che non dispiace neppure agli alleati di Lega e Fdi, i quali ieri hanno appoggiato anche la proposta lanciata da «Il Foglio» di estendere il Consultell­um (proporzion­ale puro con soglie di sbarrament­o) alla Camera. Una scelta che è sì finalizzat­a alla possibilit­à di tornare velocement­e alle urne ma che comunque ratifica la disponibil­ità verso un sistema che non garantisce vincitori. Ma al di là di quale sarà la legge elettorale, in questo momento Lega e FdI battono soprattutt­o sul tasto di un rapido ritorno alle urne. «Subito al voto» è lo slogan con cui Mat- teo Salvini anche ieri è tornato su Facebook, per attaccare la politica del governo sull’immigrazio­ne. Il leader del Carroccio resta in campagna elettorale. Anche perché non vuole consentire a Beppe Grillo di occupare tutto lo spazio del voto di protesta.

Salvini continua a non fidarsi di Berlusconi. La disfatta di Renzi per ora copre le divisioni interne al centrodest­ra, ma l’obiettivo del leader della Lega è di prendersi la leadership della coalizione. Un’offensiva che il Cavaliere finora ha respinto ma che già nelle prossime settimane potrebbe tornare d’attualità. Il 17 dicembre Salvini sarà a Palermo dove rilancerà la Lega nazionale e le primarie per la scelta del candidato premier. Una posizione condivisa anche da Giorgia Meloni. La leader di FdI ha già indicato la data del 5 marzo per la consultazi­one nel centrodest­ra. Certo molto dipenderà dall’evolversi della crisi. Nessuno crede infatti che un governo, tanto più se guidato dal Pd, duri appena qualche mese. L’ipotesi che si voti nel 2018 al momento è ritenuta altamente probabile. Per Berlusconi non sarebbe una prospettiv­a negativa. E non solo perché il Cavaliere attende che da Strasburgo arrivi la sentenza che gli restituisc­a la piena agibilità, facendolo tornare candidabil­e. Per Berlusconi accanto alla partita politica c’è sempre anche quella aziendale e un Governo con cui dialogare è sempre utile.

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