Di Maio: no a nuovi governi, elezioni dopo la Consulta
pIl Movimento Cinque Stelle arriva domani alle consultazioni con il presidente Sergio Mattarella come un Giano bifronte: compatto all’esterno, fibrillante all’interno, con Beppe Grillo ormai costretto all’eterno ruolo di paciere. Che ieri dal blog ha ammonito i suoi: «Nel MoVimento 5 Stelle non esistono correnti: abbiamo bisogno di idee condivise, non di opinioni divisive».
Da una parte c’è la posizione netta sulla soluzione per risolvere la crisi che sarà consegnata al capo dello Stato e che è stata sintetizzata ieri dal vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio: «Non serve un governo per fare una legge elettorale. Renzi si è dimesso: resta in carica per forza per gli affari correnti, il Parlamento mette in calendario la legge elettorale, si fa, si aspetta la sentenza della Consulta e si va a votare». Finora, insieme a quella della Lega, è la ricetta più chiara. Che prevede il ritorno alle urne dopo la decisione della Corte costituzionale, il 24 gennaio, con l’Italicum che uscirà dalla sentenza, esteso anche al Senato, come prevede una proposta di legge già depositata dai Cinque Stelle a Montecitorio.
Lo scenario successivo alle elezioni immaginato dal M5S è descritto in un post pubblicato ieri sempre sul blog in cui si prospetta una sola alternativa alla «nuova ondata di austerità» che secondo i pentastellati è alle porte: «Un governo politico a guida M5S». Che non tagli lo stato sociale ma «sprechi, corruzione e deficit», che ripudi se necessario «i folli trattati europei che ci strozzano dal 2008» e che approvi la misura ritenuta più urgente: il reddito di cittadinanza. L’attacco ai burocrati di Bruxelles fa il paio con quanto ribadito da Alessandro Di Battista in un’intervista a Die Welt: i Cin- que Stelle al governo indiranno un referendum consultivo sull’addio all’euro. «Euro ed Europa - ha sostenuto il deputato - non sono la stessa cosa. Vogliamo che gli italiani decidano sulla moneta».
Sarà Di Maio a salire domani al Colle con i capigruppo di Camera e Senato, Giulia Grillo e Luigi Gaetti. Grande assente Grillo, che ha scelto di restare nella sua villa di Sant’Ilario a Genova, dove è chiuso da giorni. Ma non silente. Troppe le micce accese negli ultimi giorni: le tensioni all’assemblea dei gruppi, mercoledì sera, con le proteste per la virata sull’Italicum e le decisioni calate dall’alto; la disponibilità del presidente della commissione di Vigilanza sulla Rai, Roberto Fico, a candidarsi premier, che ha fatto emergere le due anime del M5S (quella pragmatica che fa capo a Di Maio e quella movimentista delle origini che si riconosce in Fico); le nuove scintille sulla giunta romana di Virginia Raggi, con la deputata Roberta Lombardi che dalle pagine della Stampa è tornata a criticare il Campidoglio. Affermando che i veleni contro l’assessore all’Urbanistica Paolo Berdini (che ieri ha dato l’ultimatum: «Stadio della Roma senza torri o mi dimetto») arrivino dal suo stesso assessorato. E insinuando che alla base ci sia l’intenzione di Berdini di «mettere le mani nel mondo degli alloggi popolari», perché nel suo dipartimento «Mafia Capitale aveva interessi milionari». Su Facebook Lombardi ha poi parzialmente corretto il tiro, citando le parole pronunciate da Raggi in Antimafia secondo cui «la macchina amministrativa di Roma ha ancora bisogno di essere bonificata» e lodando lo sforzo dell’amministrazione e del M5S per la legalità. Glaciale Raggi: «Sono concentrata sul lavoro. Non mi interessano polemiche e giochi di palazzo. Li lascio ad altri».
Fatto sta che Grillo è dovuto intervenire di nuovo a placare gli animi. Il programma, ha chiarito, sarà deciso dagli iscritti chiamati a esprimersi online. Il candidato premier sarà un portavoce per proporre le linee votate in rete. E soprattutto ha avvertito: chi vuole partecipare alla scrittura del programma «lasci da parte le questioni personali e l’interesse particolare e si rimbocchi le maniche per remare nella direzione che deciderà la nostra comunità. Altrimenti si faccia da parte». Fico, su twitter, ha ratificato: «Il M5S è una comunità. Perfettamente d’accordo con Grillo».