Il Sole 24 Ore

Durata della legislatur­a, gli scenari che aprirà la scelta della Consulta

- di Roberto D'Alimonte

Tali sono le evoluzioni della politica italiana che da ieri la Consulta è candidata al ruolo di scomodo alleato di Renzi. Infatti, la scelta tra governo di responsabi­lità e voto subito, annunciata come la posizione del Pd in questa fase, non è nelle mani del premier dimissiona­rio. Da una parte è nelle mani degli altri partiti che non hanno nessuna voglia di entrare in un governo di unità nazionale. Dall’altra è nelle mani della Consulta. Questo ultimo punto va spiegato.

Con gli attuali sistemi elettorali di Camera e Senato non si può andare a votare. Su questo il presidente Mattarella è stato chiaro. Ci vuole una nuova legge elettorale. La possono fare o la Consulta o il Parlamento. Se il 24 Gennaio la Consulta eliminerà il ballottagg­io, e magari anche il premio di maggioranz­a, i due sistemi elettorali saranno abbastanza simili da poter votare a Marzo-Aprile. A quel punto sarebbe meglio che il Parlamento aggiustass­e le soglie di sbarrament­o (Sole 24 Ore del 7 dicembre), ma anche senza questo intervento le elezioni anticipate sarebbero una opzione percorribi­le. Certo, non basterà la decisione della Consulta per andare a votare. Il presidente e il parlamento dovranno dire la loro. Ma la decisione della Consultà è la condizione necessaria, anche se non sufficient­e, per poter andare a votare in tempi brevi. Se invece la Consulta si limiterà a modificare l’Italicum su alcuni aspetti secondari, come per esempio le candidatur­e plurime, i due sistemi elettorali resteranno comunque troppo diversi e le elezioni anticipate non sarebbero possibili senza fare un salto nel buio. In questo caso la palla passerà al Parlamento. La nuova legge elettorale dovrà essere fatta lì. E i tempi si allunghera­nno.

In Parlamento le elezioni anticipate non sono affatto popolari. Deputati e senatori vogliono durare. Di mezzo ci sono i privilegi legati alla carica. Perché rinunciarc­i prematuram­ente? Ma soprattutt­o c’è il vitalizio. Questo diritto maturerà solo a Settembre 2017. Infatti le nuove regole prevedono che per avere questa rendita la legislatur­a debba durare quattro anni e mezzo. Quindi fino a Settembre. Ciò premesso, come farà Renzi a convincere i suoi, per non parlare degli altri parlamenta­ri, a fare una nuova legge elettorale in tempi brevi per poter andare a votare ad Aprile? Tra l’altro, non essendo lui un parlamen- tare, non potrebbe nemmeno seguirne direttamen­te l’iter. L’ipotesi più plausibile è che il naturale istinto di sopravvive­nza di deputati e senatori li porterà ad allungare i tempi fino a rendere impraticab­ile l’ipotesi di elezioni anticipate. D’altronde mettersi d’accordo su due leggi elettorali -Camera e Senato - è oggettivam­ente una cosa complicata.

La sola arma che Renzi ha in mano per convincere i suoi parlamenta­ri è la promessa di posti in lista alle prossime elezioni. Non è detto però che funzioni. Anche se c’è da dire che con la mancata riforma del Senato i posti da distribuir­e saranno ancora parecchi. Ma per approvare una nuova legge elettorale non basteranno i voti del Pd. E gli altri voti di cui avrebbe bisogno dove li potrebbe prendere e come? Forse un accordo con Forza

LE OPZIONI Se saltano ballottagg­io e premio possibili urne a primavera, in caso di modifiche secondarie interverrà il Parlamento

Italia. Un nuovo patto del Nazareno che, a differenza del precedente, questa volta comprender­ebbe riforma elettorale e governo. Difficile ma non impossibil­e.

Se l’accordo con Forza Italia non si realizza e la Consulta non si sostituirà al Parlamento nel rifare la legge elettorale la seconda opzione di Renzi – le elezioni anticipate - verrà meno. Resterà in piedi solo la prima, il governo di responsabi­lità. Ma, come abbiamo già detto, questa opzione in realtà non esiste. Nemmeno la notevole capacità di persuasion­e del presidente Mattarella basterà a convincere Forza Italia, M5s, Lega Nord ecc. a far parte di un governo di grandissim­a coalizione. Troppo convenient­e per loro stare all’opposizion­e in un frangente simile. A meno che Berlusconi non sia tentato dall’accordo di cui sopra.

Quindi, il futuro delle legislatur­a è nella mani della Consulta, la quale non è immune dalla influenza del clima politico. Se non vorrà mettere nelle mani del segretario del Pd uno strumento che gli potrebbe consentire di andare a votare subito, non dovrà fare altro che non cancellare il ballottagg­io. Chissà, forse l’Italicum è salvo. Almeno per ora. Ma è solo una battuta.

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