Tra i primi impegni del nuovo governo il dossier europeo su manovra e conti
Prima rinviato in attesa del responso referendario, poi congelato fino a marzo per effetto della crisi politica seguita all’esito del voto, il “dossier europeo” si colloca ora in cima alla lista di qualsiasi sia il governo che scaturirà al termine delle consultazioni del presidente delle Repubblica. Se sarà un nuovo governo (istituzionale o “di scopo”), un Renzi-bis a tempo, oppure il naturale prolungamento dell’attuale governo (in carica per gli affari correnti) fino alle elezioni lo sapremo solo nelle prossime ore. Il punto è che occorrerà comunque avviare al più presto l’istruttoria, fissare con la Commissione europea le tappe del confronto in vista del giudizio finale sulla manovra, e definire le misure che si renderanno necessarie. Certo per sperare di ottenere un risultato accettabile, dovrebbe essere un nuovo governo pienamente legittimato dal voto di fiducia del Parlamento, a portare a compimento la trattativa. Arduo poter comprendere, se pur con un’interpretazione “estensiva”, tra gli affari correnti propri dell’attuale governo dimissionario una trattativa serrata con Bruxelles, che potrebbe anche preludere a una correzione dei conti nel 2017. In questo caso, l’intero dossier dovrebbe essere rinviato all’esecutivo che verrà dopo le prossime elezioni. Tutti i possibili scenari in campo pongono però tutti in primo piano l’esigenza di salvaguardare una qualche continuità nella definizione delle prossime mosse, sul fronte dei conti pubblici. In sostanza, la permanenza di Pier Carlo Padoan all’Economia (in un eventuale esecutivo “istituzionale” o di “responsabilità nazionale”), potrebbe costituire un atout per l’esito del negoziato. Il nome di Padoan compare peraltro nella lista dei possibili successori di Renzi. In quel caso spetterebbe all’attuale titolare dell’Economia “pilotare” la trattativa in stretto collegamento con il nuovo inquilino di Via XX Settembre. La scelta sarebbe apprezzata da Bruxelles, e in particolare dal commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, che ha condotto in prima persona in questi mesi il confronto con Padoan tanto da ricordare come nel corso del 2016 vi siano stati numerosi incontri bilaterali con il ministro, fino all’endorsement di lunedì scorso: «Padoan è uomo di qualità, e l’Italia è un paese con istituzioni stabili, la terza economia dell’Eurozona. Le sue autorità sapranno far fronte a questo tipo di situazione».
Non si tratterà in ogni caso di una passeggiata. La richiesta di «misure addizionali» per evitare la deviazione «significativa» rispetto alle regole europee evidenziata dalla Commissione, e condivisa dall’Eurogruppo, è formalmente in campo. Ma soprattutto Bruxelles attende segnali concreti sul fronte del debito pubblico. Nell’attuale configurazione, la manovra 2017 risulta non in linea rispetto a tutti i criteri utilizzati in sede europea (backward-looking, forwardlooking e aggiustamento per il ciclo). Occorrerà aprire una trattativa sui cosiddetti “fattori rilevanti”, che evidentemente non potrà che essere condotta da un governo nel pieno delle sue funzioni.