Casa Italia, scuola, periferie: ecco il fondo «multiuso» gestito da Palazzo Chigi
Procedura iper-veloce, potere decisionale ipercentralizzato e nessun problema di risorse.
L’uovo di Colombo per soddisfare tutti i desideri in tema di infrastrutture, ricerca, periferie, internazionalizzazione, prevenzione e molto altro ancora si può riassumere in un numero: 140. Il comma 140 dell’articolo 1 della legge di bilancio è la bomba atomica che - nelle intenzioni - promette di innescare lo sviluppo del Paese.
Nelle intenzioni, appunto. Perché l’attuazione, dopo la caduta del governo Renzi - intorno al quale è stata "cucita" la previsione di legge - è meno scontata.
Intanto c’è da ricordare che le modifiche intervenute alla Camera hanno "rotto gli argini" rispetto all’ambito iniziale, in cui il nocciolo era rappresentato dalle misure riconducibili al piano di Casa Italia.
Qui di seguito l’elenco finale delle declinazioni riferite al maxi-fondo. All’iniziale voce «trasporti e viabilità» sono stati aggiunti i capitoli «mobilità sostenibile, sicurezza stradale, riqualificazione e accessibilità delle stazioni ferroviarie». All’iniziale voce «infrastrutture» sono state aggiunte le specificazioni relative alla «rete idrica e alle opere di collettamento, fognatura e depurazione». All’iniziale capitolo della difesa del suolo e del dissesto idrogeologico sono stati aggiunti «risanamento ambientale e bonifiche».
Nel dibattito alla Camera sono stati aggiunti due "vagoni" nuovi di zecca alla locomotiva del super-fondo: quello degli «investimenti per la riqualificazione urbana e per la sicurezza delle periferie delle città metropolitane e dei comuni capoluogo di provincia» e quello dell’«eliminazione delle barriere architettoniche».
Infine, confermati i capitoli dedicati a edilizia pubblica (compresa quella scolastica); attività industriali ad alta tecnologia e sostegno alle esportazioni; informatizzazione dell’amministrazione giudiziaria; prevenzione del rischio sismico; ricerca.
Le procedure. L’attuazione degli investimenti è semplificata al massimo, ed è saldamente incardinata a Palazzo Chigi. Le risorse - a partire dai 1,9 miliardi del 2017 (con circa 600 milioni di cassa nello stesso anno) - saranno assegnate con Dpcm su proposta del Mef e «di concerto con i ministri interessati». È previsto il parere delle commissioni parlamentari competenti per materia. Un parere non vincolante, e che se arriva o non arriva è la stessa cosa perché, passati 30 giorni dalla richiesta, «i decreti possono essere adottati anche in mancanza del predetto parere». Di fatto, Palazzo Chigi ha la prima e l’ultima parola.
E arriviamo ai soldi. Il super fondo stanzia 47,5 miliardi da qui al 2032. Il fondo è "predisposto" per attivare il meccanismo dei mutui Bei, cioè quel moltiplicatore che consente di avere tutte le risorse subito, grazie a un prestito a bassissimo tasso di interesse garantito dalla Banca europea degli investimenti. È il meccanismo già sperimentato sull’edilizia scolastica, che è in attesa di essere attivato per gli interventi contro il rischio di dissesto idrogeologico e che, infine, è previsto - come possibilità - anche per la ricostruzione pubblica nelle aree colpite dal terremoto.
Questo meccanismo, però, non piace a tutti. L’indebita-
LA DOTAZIONE Si parte dagli 1,9 miliardi del 2017 ma fino al 2032 si punta ad assegnare 47,5 miliardi
mento dello Stato su un orizzonte pluriennale ampio (nel caso delle scuole il mutuo stipulato con la Bei dura 30 anni) non è gradito ad alcuni tecnici della ragioneria dello Stato. Non è forse un caso che proprio l’ok tecnico all’operazione sul dissesto idrogeologico, atteso prima dell’esito del referendum costituzionale, non sia arrivato. Questo per dire che il meccanismo dei mutui Bei potrebbe dover richiedere un’opera di persuasione - dall’esito non scontato - da parte del futuro premier e del futuro ministro dell’Economia.
E arriviamo alla questione dei rapporti istituzionali. La procedura indicata dal comma 140 si muove nel solco già tracciato da decreto Sblocca Italia, che interviene sulle procedure. Ma aggiunge qualcosa soprattutto sulle competenze. Oltre al capitolo Casa Italia, nelle possibilità d’azione del maxi-fondo sono finite anche competenze in capo, per esempio, alle Infrastrutture e all’Ambiente. E non è detto che il futuro esecutivo accetti agevolmente l’equilibrio di competenze indicato dal comma 140, fortemente sbilanciato a favore di chi siede a Palazzo Chigi.