Imprese in ritardo su Industria 4.0
La crisi degli ultimi sette anni ha colpito duramente le imprese italiane del mobile, ma chi è sopravvissuto ne è uscito rafforzato. Anche, o forse soprattutto, grazie a investimenti in tecnologia per l’innovazione dei prodotti e dei processi produttivi.
Il tema è quello della cosiddetta «fabbrica intelligente», o Industria 4.0: una sfida che vede l’industria dell’arredo nel suo complesso ancora impreparata, come del resto gran parte della manifattura italiana. Dal punto di vista delle dotazioni tecniche e tecnologiche, spiegano gli analisti di Csil, sono stati fatti molti passi avanti e non soltanto dalle aziende più grandi. Negli ultimi due anni molti produttori hanno avviato un processo di rinnovamento degli impianti produttivi, come confermano i dati Acimall sugli acquisti di macchinari a tecnologia avanzata, che hanno registrato un aumento del 22% tra il 2013 e il 2015, mentre gli ordinativi segnano un ulteriore incremento nell’anno in corso.
Ma un sistema industriale 4.0, per compiersi e funzionare, non può limitarsi al parco macchine. «Il processo di trasformazione del sistema produttivo riguarda l’intera catena del valore – dicono gli analisti Csil – e deve essere inserito in un piano di riorganizzazione complessivo della fabbrica». Tutta la catena dell’arredamento deve essere coinvolta, dai fornitori ai produttori, fino alla distribuzione e ai servizi. In particolare la distribuzione rappresenta ancora l’anello debole di questa cate- na, in ritardo, ad esempio, rispetto a quella della moda, che ha saputo sfruttare e valorizzare per tempo gli strumenti digitali di marketing, comunicazione e vendita.
Il tema è tanto più urgente quanto più nel 2017 si affacciano diverse incertezze sulla crescita: da un lato il rallentamento dei mercati esteri, dall’altro un possibile depotenziamento del bonus mobili, che invece ha inciso non poco nella ripresa del mercato interno degli ultimi due anni. Stando alle dichiarazioni sui redditi del 2013 e 2014 certificati dall’Agenzia delle Entrate, nel primo anno e mezzo della sua applicazione ha incentivato acquisti di mobili per un totale di 1,96 miliardi e, secondo le stime di FederlegnoArredo, ha salvato circa 10mila posti di lavoro.
Il testo della legge di Bilancio approvato dalle Camere, tuttavia, non prevede la proroga dell’incentivo dedicato alle giovani coppie, introdotto soltanto nel 2016, caratterizzato da un plafond più elevato e svincolato dalle ristrutturazioni edilizie. Inoltre, limita anche l’efficacia del bonus tradizionale, che sarà concesso solo per acquisti di mobili legati a ristrutturazioni avvenute solo nel 2016 e 2017, mentre finora si poteva usufruire dell’incentivo anche se i lavori in casa erano avvenuti negli anni precedenti. Secondo una stima del Sole 24 Ore, questa modifica potrebbe ridurre la platea dei potenziali interessati al bonus mobili di almeno 4 milioni di contribuenti.