Agroalimentare dei Sibillini: a rischio affari per 20 milioni
Decine di imprese ferme sulle mille totali, 243 stalle lesionate e una produzione di circa 20 milioni di euro a rischio: è l'impatto del terremoto sull'agroalimentare dei Sibillini, fatto esclusivamente da piccole e piccolissime aziende, che consegnano al mercato, anche quello internazionale, prodotti tipici di alta qualità. Un microcosmo a rischio collasso, perché – come spiega Gabriele Magrini Alunno, direttore della sede di Ancona di Banca d'Italia, «in quell'area delle Marche c'è stato uno shock all'economia, per il quale sarà necessario un riposizionamento successivo».
Che il ritorno alla normalità, almeno quella del settore, proceda a velocità ridotta lo conferma l'arrivo, solo 6 giorni fa, delle prime due stalle temporanee per un'azienda del maceratese e un'altra dell'ascolano, in grado di ospitare fino a 20 bovini da carne: fanno parte della fornitura relativa al terremoto del 24 agosto, che prevedeva la consegna di 21 moduli zootecnici, ai quali si aggiungeranno quelli necessari dopo le scosse di fine ottobre. «Stiamo operando per garantire che gli agricolto- ri possano rimanere accanto alle loro attività produttive – è la priorità annunciata dall'assessore regionale all'Agricoltura, Anna Casini -. Abbandonare i territori sarebbe un colpo mortale per la ripresa economica del nostro entroterra». Priorità condivisa da Giovanni Angeli, allevatore e produttore di formaggi a Pieve Torina, quest'anno “Oscar Green” di Coldiretti, secondo il quale però «servono anche politiche capaci di riportare velocemente nell'area del cratere sia i residenti che i turisti, attraverso il ripristino delle reti viarie e, soprattutto finanziamenti e burocrazia snella, che consentano agli imprenditori danneggiati di riprendere la produzione con regolarità».
Nel frattempo, il numero così alto di stalle inagibili ha effetti consistenti sulla lavorazione della carne (il solo valore al consumo del vitellone bianco marchigiano stimato è pari a 6,2 milioni, ndr.) e dei formaggi, a cominciare dal pecorino dei Sibillini (4,8 milioni); secondo una stima della Coldiretti regionale, sono centinaia gli allevatori che hanno segnalato cali della produzione del latte fino al 50%.
La produzione di ciauscolo merita un discorso a sé: oggi vale complessivamente 6,5 milioni, ma sul caratteristico salame spalmabile dei Sibillini, che può vantare una denominazione Igp, è in atto un braccio di ferro con Bruxelles, con molti produttori che non hanno aderito al disciplinare europeo, pretendendo la garanzia che i maiali fossero allevati solo nelle Marche e non in tutta Italia, e presentando anche una richiesta per ottenere la Dop. A difesa della produzione del ciauscolo si muoverà la Regione Marche, intenzionata a chiedere all'Ue deroghe al disciplinare anche alle luce del sisma.
Le altre produzioni a rischio sono quelle della Vernaccia di Serrapetrona (un vino di nicchia, che vale circa 0,8 milioni), della Patata rossa di Colfiorito Igp (0,8 milioni) e dello zafferano (la filiera vale 0,6 milioni), che ha nell'area di Cessapalombo un centro di eccellenza mondiale.
A sostegno dell'agroalimentare dei Sibillini sono in atto diverse iniziative pubbliche, con la Regione che ha incrementato a 37,9 milioni la dotazione finanziaria di otto misure previste dal Psr 20142020 ed è capofila nella difesa delle contraffazioni.
DANNI PERMANENTI Magrini Alunno (Banca d’Italia): in quell’area c’è stato uno shock all’economia, per il quale sarà necessario un riposizionamento