Barilla rafforza lo smart working
pÈ stata tra i primi in Italia a scommetterci. Adesso che da un capo all’altro del Paese lo strumento comincia a prendere piede, lo rafforza, ne amplia i margini di applicazione, lo promuove con ancora maggiore decisione tra i propri dipendenti. Il futuro di Barilla si chiama smart working. Il gruppo emiliano dell’industria alimentare innalza a quota otto il numero di giorni mensili in cui un impiegato può scegliere di lavorare a distanza e addirittura a dieci in condizioni di particolare necessità. Offrendo al tempo stesso anche ai dirigenti dell’area operations questa possibilità.
Finora hanno scelto lo smart working 1.600 dipendenti sui circa 8mila attivi in giro per il mondo (adesione in Italia a quota 750 unità). L’obiettivo, ambiziosissimo, resta quello annunciato a febbraio: rendere il lavoro a distanza “esigibile” per l'intera platea impiegatizia dello storico marchio del food Made in Italy. Il tema resta attuale, anche in virtù del Ddl varato dal governo Renzi l'inverno scorso. Il dibattito ampio: «L'esperienza di smart working – dichiara per esempio Isabella Covili Faggioli, presidente di Aidp, l'associazione dei direttori del personale - fa crescere tutti perché occorre ragionare per risultati lasciando le vecchie logiche di comando e controllo per quelle più utili allo sviluppo del business di condivisione e responsabilizzazione con attenzione ai risultati e non alla presenza». Una vera e propria rivoluzione che vede Barilla - gruppo che due anni fa ha esteso a tutti gli stabilimenti la possibilità di beneficiare di questa formula - in posizioni d'avanguardia: da maggio, a seguito di un nuovo accordo sindacale, il pacchetto base di giorni di lavoro smart che possono essere richiesti dai dipendenti è salito da quattro a otto giorni. I lavoratori in condizione di particolare necessità hanno visto crescere da otto a dieci i giorni al mese di lavoro smart richiedibili. In quest'ultima categoria, poi, sono stati inseriti anche gli addetti con familiari sottoposti a terapie salvavita o affetti da grave disabilità. Inoltre, sempre da maggio, lo smart working è stato esteso anche al personale dirigenziale dell’area operations, con quattro giorni di lavoro a distanza fruibili al mese. «Ci sono determinate funzioni – spiega Alessandra Stasi, responsabile Organization & People Development – che per ovvi motivi non potranno mai essere assoggettate alla formula. Penso, per esempio, alla manifattura che è destinata a rimanere attività da stabilimento. Tuttavia, per le funzioni impiegatizie lo smart working è una prospettiva molto interessante che abbiamo sperimentato con successo e sulla quale, per questo, abbiamo deciso di scommettere con ancora maggiore forza». «Più che guardare in direzione della famiglia – continua la Stasi – si può dire che ci siamo mossi andando incontro alle esigenze della persona. Siamo fermamente convinti che lo smart working possa migliorare le prestazioni del lavoratore in termini di produttività e, senza dubbio, contribuisce a creare un clima virtuoso e costruttivo in azienda». All’attuale modello si è arrivati attraverso un percorso di confronto con il sindacato: «Dopo una prima sperimentazione – racconta Giorgio Grandi, direttore hr operations and industrial relations per l'Italia – accolta con grande curiosità, siamo arrivati a un prima definizione dello smart working nell'integrativo del 2013, cui hanno fatto seguito due accordi applicativi tivi».
IL PROGETTO Il gruppo aumenta il numero dei giorni in cui si può lavorare da casa. Dallo scorso maggio poi sono stati coinvolti anche i dirigenti