Il Sole 24 Ore

L’alimentare semplifica l’iter

- Fr. Pr.

pN on solo Barilla, ma anche Ne s t l é e P a r m a l a t c h e h a aperto al lavoro a distanza con l’integrativ­o rinnovato a luglio. Nel comparto agroalimen­tare il ricorso allo smart working è più che mai prerogativ­a della grande industria. Lo strumento magari non sarà diffusissi­mo, causa le specificit­à di un settore in cui il ruolo della manifattur­a, spesso anche stagionale, resta decisivo. Tuttavia quando le dimensioni delle aziende crescono e, con esse, aumenta il numero di dipendenti che svolgono funzioni impiegatiz­ie, troviamo chi questa strada non esita a percorrerl­a con de c i s i o n e . « I l telelavoro e il “lavoro agile” – spiega Luigi Sbarra, segretario generale di Fai - sono forme di flessibili­tà buona, applicate su base volontaria e contrattat­a da alcune tra le più importanti aziende alimentari in virtù di accordi con il sindacato di categoria. Sono modalità che rispondono in maniera efficace alle nuove e mutevoli esigenze dei dipendent».

Non è un caso se «nell’ultimo rinnovo del ccnl di settore – continua Sbarra - abbiamo voluto regolament­are e valorizzar­e lo smart working insieme con altre forme di conciliazi­one vita-lavoro, rendendone più semplice, certa e trasparent­e l'applicazio­ne anche mediante la contrattaz­ione decentrata e di secondo livello. L’auspicio è che le realtà ancora lontane da questa dimensione arrivino presto a valutarne vantaggi e potenziali­tà».

A livello decentrato Nestlé e Sanpellegr­ino, big player delle acque minerali sempre di proprietà della multinazio­nale svizzera, nel 2010 hanno cominciato a sperimenta­re forme di telelavoro e lavoro agile. «Si tratta di un cammino – commenta Pietro Pellegrini, segretario nazionale di Uila – che abbiamo compiuto insieme, correggend­o magari le rigidità che esistevano nelle prime versioni di smart working adottate dall'azienda che le rendevano meno appetibili ai dipendenti. Adesso – prosegue Pellegrini – l o strumento è rodato e si può dire che rappresent­i un punto di incontro tra specifiche esigenze del lavoratore e dell’azienda». Ma quanti lavoratori hanno scelto di lavorare a distanza in Nestlé e Sanpellegr­ino? «Al momento – risponde Mauro Macchiesi, segretario nazionale di Flai – saremo intorno alle 70 unità per azienda. Non un grandissim­o numero, in rapporto alle dimensioni dei soggetti presi in consideraz­ione». Lo smart working è in effetti ancora qualcosa di lontano dalla tradizione italiana «e da molti lavoratori – prosegue Macchiesi – viene percepito come una scelta che può compromett­ere la carriera. La presenza in azienda qui da noi – conclude Macchiesi - viene ancora sentita come un valore aggiunto».

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