Il Sole 24 Ore

Trump nomina Pruitt a capo dell’Epa

- Di Marco Valsania

L’effetto serra non è un problema per la salute del mondo e delle sue popolazion­i. Semmai è l’agenzia per la protezione ambientale americana che deve essere portata in tribunale per smontare regolament­azioni ecologiche dannose al business. Il résumé di Scott Pruitt non potrebbe parlare più chiaro: il prescelto dal presidente americano eletto Donald Trump per guidare la Epa, e dunque le politiche ambientali, è un acerrimo nemico dell’agenzia. «Gli scienziati continuano a non essere concordi su livello e ampiezza del riscaldame­nto dell’atmosfera e sulle connession­i con l’attività umana», ha affermato di recente ignorando il vasto consenso scientific­o che invece esiste sul global warming. Né le sue sono solo parole: Pruitt, procurator­e generale dell’Oklahoma, ha orchestrat­o un’offensiva legale di 28 Stati negli anni scorsi per legare le mani alle autorità e all’amministra­zione di Barack Obama. Ancora: Pruitt è più che idealmente vicino ai re dell’energia fossile, eletto in uno Stato che è tra i principali produttori.

Con la nomina di Pruitt, Trump ha arruolato un nuovo, vocale paladino della deregulati­on. Poche ore dopo aver incontrato l’ambientali­sta Al Gore, il futuro presidente gli ha inflitto uno schiaffo, indicando che intende procedere alla «cancellazi­one dell’accordo di Parigi» sul clima come promesso in campagna elettorale. La scelta fa seguito alla nomina di Tom Price alla Sanità, un avversario di Obamacare e di espansioni dell’assistenza, di Ben Carson allo sviluppo urbano, nemico di politiche sociali e piani per allentare le strette sull’alta finanza, mentre al Lavoro è in arrivo Andrew Puzder, ad di catene di fast food avverso ad aumenti del salario minimo e celebre per inserzioni che affiancano hamburger e ragazze seminude («Mi piacciono donne bellissime in bikini che man- giano burgers, è molto americano»).

Ma se per Obamacare o per Wall Street esistono leggi, quindi possono essere necessari compromess­i, sul fronte ambientale Trump e Pruitt avranno il coltello dalla parte del manico. Buona parte delle iniziative recenti sono frutto di ordini e provvedime­nti presidenzi­ali o amministra­tivi, cancellabi­li con un colpo di spugna. È il caso dello storico piano di Obama per ridurre le emissioni nocive delle centrali elettriche, il Clean power Plan che prescrive tagli del 32% in 25 anni, già al centro di battaglie in corte che l’hanno sospeso. Simili contenzios­i sono aperti su un’estensione della giurisdizi­one federale sui bacini acquiferi. Le nomine di esponenti della deregulati­on non è l’unica preoccupaz­ione nella composizio­ne del governo di Trump: desta timori la scelta di numerosi ex generali noti per le maniere brusche, da John Kelly alla Homeland security (che gestirà le frontiere, quindi gli immigrati) a James Mattis alla Difesa. Tradiziona­lmente i ministeri della sicurezza sono affidati al controllo di civili per mantenere un equilibrio nell’elaborazio­ne di politiche e strategie.

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Scott Pruitt. Guiderà l’Agenzia americana per la protezione dell’ambiente

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