Oggi la risposta alla richiesta di rinvio dell’aumento Mps appesa al verdetto Bce
Oggi la r isposta alla r ichiesta di r invio dell’aumento al termine del board del Single Supervisory Mechanism Rischio nazionalizzazione in caso di bocciatura alla proroga della ricapitalizzazione
pArriverà oggi il responso della Vigilanza bancaria alla richiesta di Mps di ritarda fino al 20 gennaio il termine ultimo per concludere l’aumento di capitale da 5 miliardi di euro. Il Supervisory Board guidato da Danièle Nouy è iniziato ieri pomeriggio, a valle del Governing Council della Bce. Ma le discussioni si concluderanno oggi. L’istituto ha chiesto qualche giorno in più per verificare i margini di tenuta dell’impalcatura studiata da JpMorgan e Mediobanca per trovare i 5 miliardi con capitali privati. La mini-proroga, secondo la tesi della banca, servirebbe a consentire al governo di insediarsi. E permettere, a fronte di un quadro politico più chiaro, di richiamare in gioco il fondo so- vrano del Qatar, che si sarebbe sfilato alla luce dell’instabilità del quadro politico. L'eventuale bocciatura della proroga da parte degli ispettori della Bce come detto spalancherebbe le porte all'intervento «precauzionale» da parte dello Stato, che può essere attivato secondo l'articolo 32 della direttiva Brrd.
pLe tormentate vicende del Monte dei Paschi di Siena sono appese ancora una volta alle decisioni della Banca Centrale Europea. Ma questa volta la scelta della Vigilanza europea potrebbe rivelarsi decisiva per il destino della più antica banca al mondo, perchè rischia di aprire le porte alla nazionalizzazione.
Tutto si deciderà in giornata, al termine del board del Single Supervisory Mechanism iniziato ieri pomeriggio, a valle del Governing Council della Bce. Al board presieduto da Danièle Nouy toccherà esaminare la richiesta di Mps di ritardare fino al 20 gennaio il termine ultimo per concludere l’aumento di capitale da 5 miliardi di euro. La proroga richiesta rispetto alla scadenza iniziale, fissata al 31 dicembre, secondo la tesi dell’istituto potrebbe servire a tenere in piedi il delicato incastro dell’operazione di rafforzamento da 5 miliardi con capitali privati. Qualche giorno in più, è il ragionamento che l’istituto ha prospettato in settimana ai vertici dell’Ssm, darà il tempo al nuovo governo di accendere i motori. E così, a fronte di un quadro politico più chiaro, potrebbe essere richiamato in gioco il fondo sovrano del Qatar. Il braccio finanziario di Doha era in predicato di investire fino a 1 miliardo nella banca, ma si è sfilato dal progetto a fronte dell’instabilità politica generata dalla vittoria del “no” al referendum e dal le conseguenti dimissioni di Matteo Renzi. Non a caso Mps ha motivato la richiesta di rinvio a Francoforte sottolineando il «mutato contesto di riferimento» emerso subito dopo il referendum e lo scoppio della crisi di governo.
Più tempo potrebbe servire anche a riallacciare i dialoghi avviati dagli advisor Jp Morgan e Mediobanca con alcuni hedge fund americani, come Soros, Paulson e il fondo Hoplite Capital Management, ognuno dei quali avrebbe messo sul piatto tra i 200 e 300 milioni. Anche loro, alla luce degli esiti referendari, non si sono più fatti sentire.
Sia chiaro: il piano A, ufficialmente, rimane in piedi. Perchè nessuno al momento si sarebbe ancora tirato indietro ufficialmente. Tuttavia è difficile per Mps rimettere i pezzi del puzzle a posto. Ed è altrettanto difficile che qualcuno in questa fase abbia piacere a vedersi addebitata la responsabilità di dichiarare decaduto l’intero progetto di ricapitalizzazione. Ecco perchè in molti oggi guardano alle mosse del Supervisory Board. Che potrebbe concedere il tempo richiesto. O che, più realisticamente, potrebbe prendersi la responsabilità di bocciare la domanda di Siena e chiedere una soluzione immediata e definitiva al problema della sottocapitalizzazione. Così facendo, Francoforte spianerebbe la strada alla nazionalizzazione di Mps, il cui titolo ieri è salito del 4,11% a 21,8 euro, tra scambi pari a circa il 7,5% del capitale. «Chiedete una risposta al Consiglio di Vigilanza», ha tagliato corto il presidente della Bce, Mario Draghi, a chi gli chiedeva dei tempi per il salvataggio di Mps. Un modo per ricordare la separazione fra la Bce e la Vigilanza bancaria, e l’autonomia nelle decisioni di quest’ultima.
Oggi advisor e banche del consorzio faranno il punto per capire il da farsi. Nel caso di intervento pubblico, la banca verrebbe salvata tramite un intervento «precauzionale» da parte dello Stato, che può essere attivato secondo l’articolo 32 della direttiva Brrd. Il provvedimento è ancora all’esame dei tecnici del Ministero delle Finanze (si veda articolo a lato), ma in caso di necessità il provvedimento potrebbe essere varato a stretto giro. Un’ipotesi è che il decreto preveda la conversione in azioni degli strumenti subordinati in mano agli investitori, pari a circa 4,2 miliardi, anche se non è chiaro quale sarà il trattamento riservato al pubblico retail, che detiene circa 2,2 miliardi di euro, parte dei quali potrebbero essere salvaguardati.
IPOTESI E SOLUZIONI Il nodo degli obbligazionisti retail per 2,2 miliardi di euro non è stato ancora sciolto dai tecnici del ministero delle Finanze