Chino prepara lo sbarco negli Usa
Nasce a fine 2014 per idea di Jovan Stevovic e Stefano Tranquillini, due compagni di dottorato all’Università di Trento, e ha raccolto diversi riconoscimenti a livello internazionale. Il modello di business di Chino è basato su servizi avanzati in grado di aiutare gli sviluppatori di applicazioni sanitarie a risolvere i problemi di sicurezza e di rispetto delle normative in materia di protezione di dati sanitari sensibili. Oggi il team di lavoro è arrivato a sei persone e nel primo anno di vita la società ha fatturato 50mila euro, raccogliendo finora più di 350mila euro di fondi. I clienti tipici della startup sono aziende medio piccole, sviluppatori e altre startup in campo medicale. Ne parliamo con Jovan Stevovic, uno dei due fondatori.
Come nasce la startup? E con quali finanziamenti iniziali?
Prima di Chino, io e l’altro founder lavoravamo nel mondo della sanità digitale, rispettivamente in una grande azienda italiana e all’Università di Trento. La conoscenza delle problematiche legate alla privacy e alla protezione dei dati sensibili sanitari ci ha portati a ideare Chino e a partecipare alla Eit Digital Idea Challenge, una competizione a livello europeo sul tema Cyber Security and Privacy in cui abbiamo vinto il primo premio, ricevendo 40mila euro e due anni di incubazione all’interno dell’Eit Digital Accelerator.
Ci sono nuovi round di finanziamento in corso?
Attualmente siamo alla ricerca di investimenti per 500mila euro per sviluppare ulteriormente il nostro business a livello Ue e diventare la piattaforma di sviluppo di riferimento per le startup e le aziende europee.
Gli obiettivi di fatturato futuri?
Attualmente abbiamo clienti attivi in oltre 15 Paesi, con un fatturato stimato per l’anno prossimo di 100mila euro. Stiamo lavorando specialmente sulle partnership con studi legali, consulenti ed esperti di settore e dal primo trimestre 2017 puntiamo a espanderci anche sul mercato americano in virtù della conformità con le leggi Hipaa.