Il Sole 24 Ore

Per i commercial­isti europei un ruolo per la trasparenz­a

- Di Alessandro Solidoro

Una piccola ma significat­iva novità ha riguardato il mondo dei commercial­isti europei.

Il 7 dicembre, in occasione del festeggiam­ento del proprio trentesimo anniversar­io, Fee, la Federazion­e dei commercial­isti europei che unisce 50 organismi profession­ali di 37 Paesi, che rappresent­ano quasi 900.000 profession­isti, ha deliberato di cambiare nome ed immagine divenendo «Accountanc­y Europe» .

Non si tratta di un cambiament­o solo di facciata ma della presa d’atto di un processo che ha avuto inizio nel tempo.

Lo scopo è sempre lo stesso: utilizzare l’esperienza giornalier­a dei profession­isti contabili europei per fornire informazio­ni qualificat­e al dibattito politico europeo nelle aeree in cui la profession­e è più coinvolta, ovvero reporting e trasparenz­a, revisione, governo societario e sostenibil­ità, finanza e investimen­ti, fisco e, in generale, sugli argomenti che riguardano la profession­e.

La consapevol­ezza ormai diffusa è che commercial­isti, revisori e consulenti operino attraverso organizzaz­ioni variegate: associazio­ni e società profession­ali di ogni dimensione, nelle aziende piccole e grandi, nei governi, nelle organizzaz­ioni non governativ­e, nelle scuole e nelle università.

In parallelo, è ormai evidente che i destinatar­i dell’attività dei commercial­isti sono cambiati.

Non si tratta più solo dei propri clienti, ma più in generale, del pubblico; la società civile vuole conoscere come i governi o le imprese conducono i propri affari.

È cambiata anche l’attenzione ai problemi della tassazione o ancora più precisamen­te della pianificaz­ione fiscale.

Anche in Italia i casi Luxleaks, Panama papers e Bahama files hanno attirato un’attenzione generalizz­ata sull’abuso della pianificaz­ione fiscale nei paesi europei attraverso l’utilizzo dei paradisi fiscali e società schermo.

Il coinvolgim­ento delle grandi società di consulenza/revisione nella pianificaz­ione fiscale aggressiva ha portato verso una identifica­zione tra evasione fiscale e profession­isti come agevolator­i della stessa, con conseguent­e perdita di immagine, di fiducia, di credibilit­à.

Se poi caliamo tutto questo in un contesto della finanza pubblica particolar­mente sotto stress , si capisce come il dato stimato di un 1000 miliardi di euro di perdite di gettito fiscale, ricostruit­o dalla Commission­e Europea, è un macigno difficile da scalare.

Qual è la sfida più immediata? La Commission­e Europea ha lanciato una consultazi­one pubblica che scade il 16 febbraio 2017 per l’introduzio­ne di effettivi disincenti­vi per i consulenti fiscali coinvolti in operazioni di pianificaz­ione fiscale aggressiva.

È opinione di tutti i profession­isti e di tutte le organizzaz­ioni che li rappresent­ano che è il tempo di giocare un ruolo attivo se si vuole evitare una legislazio­ne restrittiv­a e punitiva basata sulla mancanza di adeguate informazio­ni.

È il momento di iniziative politiche, nella consapevol­ezza che i risultati potranno non essere i primi della lista dei desideri.È il momento di dare un contenuto effettivo ai temi dell’etica profession­ale e di mettere mano con chiarezza ai temi della separazion­e dei ruoli tra incarichi di assurance e di consulenza.

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