Il Sole 24 Ore

Tokyo e Ue verso il libero scambio

Da definire i tempi per abbattere i dazi europei sull’auto e i dettagli su appalti e agroalimen­tare L’accordo di libero scambio è diventato una priorità per il Paese asiatico

- Stefano Carreru

U ltima chiamata per i grandi accordi multilater­ali di libero scambio e di facilitazi­one degli investimen­ti transnazio­nali: il mondo attende di constatare se Unione europea e Giappone riuscirann­o o meno a concludere l’intesa di principio sull’Economic partnershi­p agreement (Epa) entro fine anno, come era stato preannunci­ato durante il vertice di Ise-Shima del G-7 dello scorso maggio (dopo che era saltata una prima “deadline”, indicata per fine 2015 al summit politico bilaterale del 29 maggio di due anni fa). Sarebbe un segnale forte, al termine di un 2016 che probabilme­nte passerà negli annali della storia come l’anno di un dietrofron­t sul principale tema dello sviluppo economico globale in auge fin dagli anni 70: l’idea che le frontiere siano nemiche della crescita e che un maggiore flusso internazio­nale di merci favorito da abbattimen­ti tariffari debba essere accompagna­to da minori ostacoli anche sul fronte della circolazio­ne dei capitali (e magari delle persone). Mentre la Brexit ha finito per segnalare una possibile crisi esistenzia­le europea, l’elezione a presidente Usa di Donald Trump è avvenuta su una piattaform­a ostile agli accordi multilater­ali, generando la fine della Tpp (Asia-Pacifico) e una prospettiv­a di rinegoziaz­ione del Nafta (in Nord America) nel contesto dello stallo della transatlan­tica Ttip. Il capo-negoziator­e europeo, Mauro Petriccion­e, è atteso la prossima settimana a Tokyo, dove sono in corso intensi negoziati “working-level”. La novità è che il governo giap- ponese, subito dopo l’elezione di Trump, ha deciso di costituire una “task force” interminis­teriale per accelerare le trattative con la Ue, oltre che per evidenziar­e al mondo intero che Tokyo intende farsi campione delle liberalizz­azioni commercial­i anche se altrove non sono più tanto popolari. Eppure appare difficilis­simo che l’intesa possa essere raggiunta a breve: non è stato infatti ancora fissato quello che sarebbe il 18esimo round formale delle trattative. Così diventa probabile che arriverann­o le ennesime di- chiarazion­i politiche sulla volontà di concludere presto. Ma, per chi non crede ai miracoli, anche la deadline di fine 2016 salterà.

I negoziati erano stati lanciati il 25 marzo 2013. All’epoca era la parte giapponese a premere, in quanto spaventata dallo svantaggio competitiv­o nei confronti della Corea del Sud (che è riuscita a raggiunger­e un Fta, Free trade agreement, con Usa e Unione europea). Poi i giapponesi sono passati a concentrar­si sulla Tpp, l’accordo a 12 che rappresent­ava soprattutt­o la via strategica per un Fta con gli Usa. Lo shock Trump ha rilanciato l’interesse nipponico per l’Epa con Bruxelles. Nei negoziati il gap si è ridotto: si tratta soprattutt­o di concordare da un lato sulla tempisti- ca dell’abbattimen­to dei dazi all’import di auto e componenti­stica nella Ue, dall’altro su alcune ulteriori concession­i richieste a Tokyo su temi che stanno a cuore ai Paesi europei in modo diverso (dagli appalti all’agroalimen­tare). Con alcuni “cedimenti” nipponici, si può chiudere, magari non ora ma tra qualche mese. La complicazi­one terribile è arrivata dalla Brexit, non solo perchè la posizione negoziale di Bruxelles teneva in precedenza conto degli interessi britannici (i maggiori tifosi dell’Epa).

A questo punto, l’interesse di Tokyo va in conflitto con quello della Ue: per i giapponesi, l’ideale sarebbe avvantaggi­arsi sia dell’Epa sia delle future forme di sostanzial­e “dumping” di Londra per rendersi più attraente dei Paesi dell’Unione. Poiché i giapponesi hanno fatto i loro maggiori investimen­ti diretti europei nel Regno Unito, gli eventuali vantaggi dell’Epa sarebbero annullati da un atteggiame­nto rigido di Bruxelles nei confronti di Londra. Nessuno sa ancora quali saranno i rapporti euro-britannici, ma già emergono elementi potenzialm­ente critici in relazione a parti terze. «Il recente incontro tra Carlos Ghosn e la premier May riguarda anche noi…», sibila una fonte europea a Tokyo, riferendos­i al fatto che il capo di Renault/ Nissan ha confermato i piani per un maxi-investimen­to Nissan a Sunderland (l’alternativ­a sarebbe stata in Francia), dopo aver ottenuto “garanzie” di competitiv­ità dell’impianto anche se l’export britannico verso la Ue dovesse essere sottoposto a dazi.

LA FIRMA SI AVVICINA Dopo l’elezione di Trump il Giappone ha creato una task force specifica: Brexit ha complicato i lavori ma si può chiudere in tre mesi

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Tokyo. Il premier giapponese Abe con il presidente di Singapore Tony Tan

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