Seul: destituita la presidente Park, accusata di corruzione
Dopo il coinvolgimento in una vicenda di donazioni estorte dalla sua amica «sciamana» ai grandi gruppi
Il Parlamento vota l’impeachment di Park, sospettata di corruzione
Hwang Kyo-ahn, chi è costui? Devono esserselo manzonianamente chiesto non pochi leader mondiali, visto che il primo ministro, in Corea del Sud, è una figura poco più che cerimoniale. Da ieri Hwang ha assunto le funzioni di Capo dello Stato, compresa quella di responsabile supremo delle Forze armate, che ha messo subito in stato di allerta in vista di eventuali provocazioni nordcoreane.
La presidente Park Geun-hye ha perso di colpo i poteri legati alla sua carica istituzionale, conservandone però il titolo, dopo l’approvazione da parte dell’Assemblea nazionale, a scrutinio segreto, di una mozione di impeachment nei sui confronti, con 234 voti a favore (ne sarebbero bastati 200) e solo 56 contrari. Anche decine di membri del suo partito l’hanno abbandonata a causa del crescendo rossiniano dello scandalo (esploso a fine ottobre) incentrato su una amica di lunga data, Choi Soon-sil (finita in carcere assieme a vari collaboratori della presidente): una cittadina privata che per l’opinione pubblica è una sorta di sciamana, con vocazione all’intrigo politico e alla corruzione in stile Rasputin.
Ma Park non si fa da parte: attenderà la decisione definitiva della Corte Costituzionale e i risultati di una speciale commissione di inchiesta «in accordo con le procedure» (la magistratura ordinaria ha già pubblica- mente espresso il convincimento di un suo concorso nei reati per i quali Choi è stata incriminata). Se sei membri su 9 del supremo collegio avalleranno la mozione parlamentare, Park sarà formalmente rimossa e si andrà a nuove elezioni entro 60 giorni; altrimenti riassumerebbe i poteri (come avvenne una dozzina di anni fa a Roh Moohyun) fino alla scadenza naturale del febbraio 2018.
La Corte Costituzionale ha fino a 180 giorni di tempo per decidere, ma secondo vari analisti la tempistica sarà più breve, anche in vista delle preoccupazioni generali sul protrarsi dello stallo politico in un momento molto delicato sia dell’economia nazionale sia della politica internazionale (fattore Trump, incognita nordcoreana dopo le nuove sanzioni Onu, collera cinese per la decisione di schierare il sistema antimissilistico americano Thaad). Sarà tra l’altro difficile che Hwang, 59 anni, ex magistrato considerato un “lealista”, possa costruire un consenso attorno al suo ruolo provvisorio; del resto la stessa Park aveva cercato, per salvarsi, di scaricarlo proponendo all’Assemblea un nuovo premier.
La mozione di 40 pagine per la messa in stato di accusa, promossa da 171 parlamentari, elenca 13 violazioni della Costituzione e di varie leggi: la Park avrebbe consentito che lo Choi interferisse negli affari di governo (con accesso a documenti riservati e influenza nella nomina di cariche pubbliche) e sarebbe stata collusa nel forzare grandi aziende a erogare finanziamenti a fondazioni facenti capo all’amica e a concedere contratti a suoi accoliti. Non manca l’accusa di aver violato la libertà di stampa con pressioni indebite e di aver mancato ai suoi doveri nella giornata di trauma nazionale del 16 aprile 2014, in cui affondò il traghetto Sewol (il mistero su sette ore di “scomparsa” ingiustificata della presidente ha dato adito alle ipotesi più fantasiose).
Il giorno precedente l’avvio della procedura di i mpeachment, il parlamento aveva visto una scena senza precedenti in diretta tv: 13 ore di interrogatorio per i capi dei nove principali conglomerati (chaebol), chiamati a giustificarsi per i sospetti di coinvolgimento nello scandalo. Non stupisce che la Borsa di Seul abbia perso il treno della recente corsa post-Trump dei mercati azionari, dal Dow Jones dei record al Nikkei ai massimi dell’anno: dal 24 ottobre a ieri, l’indice Kospi ha perso circa il 4%. La prospettiva di un prolungato stallo politico non incoraggia certo gli investitori verso un Paese dove – più che in altre democrazie – l’esecutivo ha spiccati poteri e responsabilità, anche nell’indirizzo di una economia finita in una congiuntura difficile: crisi di interi settori industriali come la cantieristica, fallimento di un colosso dello shipping come Hanjin, frenata delle esportazioni tra precisi segnali di perdita di competitività, alto livello di indebitamento delle famiglie, sfregi al brand “Korea” determinati da vicende come il Galaxy Note a rischio di infiammabilità. «Incertezze e instabilità politica indurranno una riduzione di investimenti e consumi – ritiene Kwon Youngsun, economista di Nomura –. Già nel quarto trimestre la crescita del Pil dovrebbe avere una brusca frenata allo 0,2% sui tre mesi precedenti, dal +0,6% del periodo luglio-settembre». Anche Moody’s intravede rischi al ribasso per l’economia derivanti dal mesto e troppo lungo tramonto politico della prima presidente donna in un Paese di tradizioni maschiliste.
LA PROCEDURA L’ultima parola spetta alla Corte costituzionale In caso di condanna definitiva il Paese andrà alle elezioni anticipate