«Tra i titoli preferiti inserisco Pr ysmian»
Ha buona visibilità su espansione di fatturato e utili ed è valutata a sconto
Archiviato il referendum senza grandi reazioni da parte dei mercati cosa succederà ora? Cosa si aspetta in seguito al nuovo scenario che si è creato post voto?
L’affermazione del no era abbondantemente attesa dal mercato, sebbene il consensus si aspettasse un risultato più combattuto. Le annunciate dimissioni di Renzi aprono una fase di elevata incertezza politica che ragionevolmente dovrebbe condurre alla formazione di un governo di scopo o tecnico, finalizzato al cambiamento della legge elettorale e alla gestione delle urgenze (ad esempio, le banche), per traghettare il paese verso nuove elezioni, nel 2017 o alla scadenza naturale del 2018. Il quadro macro mostra una crescita contenuta che non dovrebbe soffrire a breve, a meno dell’innescarsi di una spirale di mercato negativa che porti a un significativo restringimento delle condizioni finanziarie. La protezione offerta dalla Bce attraverso il Qe, oltre alla possibilità per l’Italia di accedere all’Omt (Outright Monetary Transactions), se necessario, rende lo scenario di rischio non centrale. Altrettanto improbabile che, dopo uno scioglimento anticipato delle camere, possa affermarsi una maggioranza di governo anti euro, decisa a dare una spallata alla moneta unica. Nel breve termine, il problema principale ha a che fare con le delicate ricapitalizzazioni bancarie. Nel lungo termine aumenta l’incertezza che il paese avvii le riforme per aumentare il potenziale di crescita dell’economia, cruciale per garantire la sostenibilità del debito pubblico.
L’Europa si troverà ancora davanti ad altre incognite soprattutto politiche con le elezioni in Francia e Germania. Quali saranno le ripercussioni sul lungo periodo per i mercati europei? E altri eventuali rischi all’orizzonte?
L’accoppiata “Brexit/Trump” ha diffuso nei mercati il timore che la rivolta nei paesi industrializzati contro l’establishment sia diventata un’onda destinata a diffondersi in particolare in Eurozona. Lo scenario di rischio è rappresentato dall’affermazione in Italia, Francia e Germania di movimenti populistici che abbiano il breakup dell’Euro nel proprio programma. Il sistema elettorale francese, con il doppio turno, dovrebbe rappresenta- re un elemento importante di mitigazione di tale pericolo. I tre potenziali candidati repubblicani sono dati nettamente vincenti nei sondaggi in un ipotetico ballottaggio contro Le Pen. In Germania, la Merkel è probabilmente destinata a rimanere Cancelliere, anche se indebolita dal ruolo accresciuto di AfD, non in grado comunque di impedire una nuova Grande Coalizione. Tra gli altri potenziali rischi di medio termine si segnalano il tapering della Bce, l’evoluzione ciclica e la successione di Draghi.
Qual è la sua view sui Pir (Piani individuali di risparmio) e quale l’impatto sul settore del risparmio gestito e per le Pmi?
È molto positivo che la politica economica si sia indirizzata verso l’incentivazione fiscale del risparmio di lungo termine con focus a canalizzare una parte significativa del risparmio domestico verso il finanziamento delle imprese italiane. L’auspicio è che da ciò possa attivarsi un circolo virtuoso che consenta alle aziende di crescere e investire, senza essere condizionate dai vincoli posti dal sistema bancario, con la possibilità per le famiglie di beneficiare della creazione di valore che potrebbe generarsi. È con entusiasmo che l’industria del Risparmio Gestito si adopererà per offrire ai clienti le migliori opportunità offerte dall’innovazione rappresentata dal Pir.
Dov’è oggi il valore sui listini europei?
La reflazione in atto non solo negli Usa, validata nelle aspettative del mercato dai contenuti fiscali dell’agenda Trump, ha trovato gli investitori molto sottoesposti ai listini azionari di aree come l’Europa continentale, tradizionalmente favorite da questa dinamica macro. Una Bce accomodante, la debolezza dell’euro, il recupero degli utili aziendali hanno la potenzialità di dare buone soddisfazioni agli investitori nei prossimi trimestri, a patto che non si realizzino i temuti rischi politici.
E sui settori? Quali sono quelli con maggiori prospettive?
In chiave top-down dovrebbero essere quelli più ciclici, inclusi i finanziari. Alla luce delle incertezze che ancora costellano il quadro complessivo, manteniamo per ora un approccio prudente, preferendo società con esposizione geografica diversificata.
Quindi come state impostando la vostra politica di investimento? E con quali criteri selezionate le aziende da inserire in portafoglio?
Seguiamo un approccio bottomup, cercando aziende sottovalutate, con bilanci solidi, vantaggi competitivi durevoli, buon management e buone prospettive di crescita. Siamo orientati alla selezione delle singole società, più che a ragionare in termini settoriali. Manteniamo portafogli concentrati con basso turnover e seguiamo un approccio “contrarian”.
Quali sono le società che hanno il più elevato potenziale di crescita e perché?