Bper Banca punta ad avere più ricavi da commissione contro i tassi-zero
Il focus sul risparmio gestito per spingere i ricavi da commissione TlTro2: obiettivo 9 miliardi anche per ridurre il costo della raccolta
Sviluppare l’attività di credito al consumo. Inoltre: spingere sull’efficienza della gestione dei crediti deteriorati. Ancora: aumentare i ricavi da commissione. Sono tra le priorità della BPER Banca, di recente divenuta Spa, a sostegno del proprio business. Un’attività che, nei primi nove mesi del 2016, ha visto i ricavi scendere e l’utile netto salire. Al di là però dei vari trend il risparmiatore è interessato a conoscere più in particolare le voci del conto economico. Tra queste, ad esempio, le commissioni nette. Nei primi nove mesi del 2016 la voce contabile è leggermente scesa. Una dinamica che fa storcere naso al risparmiatore. La BPER rigetta il dubbio. In primis, è l’indicazione, l’andamento delle commissioni dell’istituto è migliore rispetto alla media del sistema bancario italia- no. Inoltre: le «fee» legate agli asset in gestione e bancassurance, cioè quelle più rilevanti per lo sviluppo dei ricavi «core», sono salite del 6,2%. E la dinamica, con più favorevoli condizioni di mercato, avrebbe potuto, dice sempre la Bper, essere migliore. Infine: l’attività del credito, cui sono legati diversi tipi di commissioni, era prevista con un trend più positivo. Il che, a causa del difficile contesto, non è stato. In conclusione l’istituto, da un lato, afferma di essere soddisfatto dell’andamento delle commissioni. E, dall’altro, indica che le «fee» nel 4 trimestre trimestre sono previste in rialzo rispetto al periodo tra inizio luglio e il 30 settembre.
Sviluppare l’attività di credito al consumo. Inoltre: spingere sull’efficienza della gestione dei crediti deteriorati. Ancora: aumentare i ricavi da commissione. Sono tra le priorità della BPER Banca, di recente divenuta Spa, a sostegno del proprio business. Un’attività che, nei primi nove mesi del 2016, si è mossa a duplice velocità. Il margine d’intermediazione ha raggiunto 1,554 miliardi in calo del 2,6% rispetto allo stesso periodo dello scorso esercizio. L’utile netto invece è salito a 104,7 milioni (+17,92%).
Aldilà però di singoli numeri e percentuali il risparmiatore è interessato a conoscere la concreta dinamica del business. Un desideri oche può soddisfarsi analizzando più in particolare le voci del conto economico. A partire dal margine d’ intermediazione che, come è noto, è costituito da diverse componenti. Una di queste è il margine d’interesse. Ebbene al 30 settembre il «Net interest income» è sceso del 5,2% anno su anno. Si tratta di una dinamica, indica la Bper, dovuta essenzialmente al calo dei tassi di mercato a breve ormai strutturalmente negativi: tra gennaio e fine settembre l’Euribor a 3 mesi è stato in media al di sotto dello zero per 25 punti base (-0,04% nello stesso periodo del 2015). In un simile contesto sia l’effetto volumi (+2,8% soprattutto grazie al portafoglio titoli) che la continua riduzione del costo della raccolta non sono stati sufficienti a controbilanciare la discesa degli interessi attivi.
Di fronte ad un simile scenario la Bper, oltre a spingere sul fronte degli impieghi e del credito al consumo, fa leva ulteriormente proprio sulla leva del costo del funding. La strategia è la seguente. L’istituto, in primis, sfrutta l’opportunità del TlTro2 della Bce. Il programma, è noto, prevede che Francoforte presti denaro alle banche all’interesse negativo dello 0,4% (cioè ben inferiore a quello di mercato). Il tutto a condizione che una percentuale dei soldi sia erogata alle imprese. La somma già raccolta da Bper è 4 miliardi. Entro la fine del 2016 c’è la possibilità, secondo quanto risulta al Sole 24 Ore, che si aggiungano ulteriori 1-2 miliardi. L’obiettivo finale è, nel 2017, arrivare a 9 miliardi complessivi. Oltre a ciò la Bper, il prossimo anno, quando verranno a scadenza sue obbligazioni (i cui oneri passivi sono più alti di quelli chiesti dalla Bce e del mercato), le rinnoverà solo parzialmente. Il combinato disposto potrà evidentemente avere un effetto positivo sul margine d’interesse. Tanto che, anche già solo grazie alla contabilizzazione pro quota dei 4 miliardi incassati dalla Bce, Bper stima il «Net interest income» del quarto trimestre migliore rispetto al terzo trimestre.
Ma non è solamente il margine d’interesse: ci sono anche le commissioni nette. Queste, nella precedente «Lettera al risparmiatore», erano state considerate dalla banca un tema prioritario. Nei primi nove mesi del 2016 la voce contabile è leggermente scesa (-0,9%). Una dinamica che fa storcere naso al risparmiatore: l’attesa era per un andamento migliore dei ricavi commissionali. La Bper rigetta l’obiezione. In primis, è l’indicazione, l’andamento delle commissioni dell’istituto è migliore rispetto alla media del sistema bancario italiano. Inoltre: le «fee» legate agli asset in gestione e bancassurance, cioè quelle più rilevanti per lo sviluppo dei ricavi «core», sono salite del 6,2%. E la dinamica, con più favorevoli condizioni di mercato, avrebbe potuto, dice sempre la Bper, essere migliore. Infine: l’attività del credito, cui sono legati diversi tipi di commissioni, era prevista con un trend più positivo. Il che, a causa del difficile contesto, non è stato. In conclusione l’istituto, da un lato, afferma di essere soddisfatto della dinamica delle commissioni. E, dall’altro, indica che le «fee» nel 4 trimestre trimestre sono previste in rialzo rispetto al periodo tra inizio luglio e il 30 settembre. Più in generale, comunque, l’obiettivo di Bper Banca è aumentare l’incidenza degli asset in gestione sul totale delle masse. In questo modo, unitamente all’impegno sul fronte della finanza aziendale, i ricavi da commissione dovrebbero aumentare.
Dai ricavi ai costi. Nei primi nove mesi del 2016 gli oneri operativi si sono attestati a 939,9 milioni in calo del 3,4% rispetto allo stesso periodo dello scorso esercizio. Nel 2015, tuttavia, erano ricompresi oneri straordinari per l’incentivazione all’esodo e il Fondo di solidarietà. Quindi, su base ordinaria, gli oneri di gestione sono cresciuti dell’1,8%. In particolare: il costo del personale è rimasto invariato mentre le altre spese amministrative sono salite. Proprio quest’ultimo andamento può fare pensare a un minore pressing sul fronte degli oneri. Il che, visto l’attuale contesto congiunturale, non è valutato positivamente dal risparmiatore. La situazione, però, è più articolata di come appare. In primis il rialzo delle spese amministrative era previsto nel piano d’impresa. Si tratta di esborsi finalizzati alla crescita dell’istituto: dall’attività di pubblicità a quella di re-branding della banca stessa. Esborsi programmati per il 2016. Tanto che i costi amministrativi, è l’indicazione di Bper, nel 2017 subiranno un calo. Oltre a ciò viene ricordato che, sempre l’anno prossimo, ci saranno i benefici del piano d’esodo realizzato. In conclusione l’istituto di credito sottolinea che non c’è alcuna preoccupazione e il pressing sugli oneri operativi non è venuto meno. Così come non è terminato (ovviamente) l’impegno sulla qualità del credito. Anzi: per l’appunto è tra le priorità della Bper. La Banca, rispetto alle sofferenze, si muove su tre fronti. In primis c’è la società «ad hoc» Bper credit management il cui compito è gestire con approccio industriale i «bad loans». Un piano d’efficientamento nell’amministrare i crediti in oggetto il quale, è l’indicazione, dà i suoi frutti: il tasso di recupero è salito del 20%. Oltre a ciò l’istituto di credito non «disdegna» il meccanismo delle cessioni dei «bad loans». L’obiettivo, per fine anno, ne indica la vendita di circa 700 milioni. A fronte di un simile target, però, può ricordarsi che quello degli Npl è un mercato difficile, in mano soprattutto ai compratori. Con il che l’obiettivo non è facile da perseguire. Bper, da parte sua, sottolinea dapprima che ha già ceduto 550 milioni di sofferenze. Quindi la concretizzazione del progetto, che peraltro consente l’acquisizione di maggiori competente nel settore, è dimostrata dai numeri. Ciò detto la banca dice di essere conscia delle caratteristiche del mercato. Di conseguenza ribadisce, da un lato, che il suo approccio è opportunistico: la cessione di sofferenze avverrà solo alle corrette condizioni e al giusto prezzo. E, dall’altro, che il target dei 700 milioni, al di là del timing, verrà raggiunto. Infine il c’è terzo canale: l’outsorcing. Qui le sofferenze vengono date in gestione a terzi.
Fin qua alcune indicazioni in merito ai «bad loans»: quale tuttavia l’andamento dei crediti deteriorati della banca? I cosiddetti «Non performing loans» (Npl)lordi, al 30 settembre scorso, si sono assestati a 11,276 miliardi in calo dell’1% rispetto all’inizio dell’anno. I crediti deteriorati netti (6,351 miliardi) invece sono rimasti sostanzialmente invariati rispetto al 31 dicembre 2015. A ben vedere, però, altra è la dinamica da sottolineare: il flusso di crediti da «in bonis» a Npl. Ebbene nei primi nove mesi del 2016 il dato è calato dell’8,4% rispetto allo stesso periodo del 2015. In particolare: la quota di crediti «performanti» trasformata in «past due» (primo livello dei deteriorati) è scesa del 37,1%. Si tratta, è l’indicazione degli esperti, di un contesto che descrive il miglioramento della situazione. Così non stupisce che le rettifiche nette complessive (non solo su crediti) siano diminuite del 10%. Il trend, da un lato, beneficia del fatto che nel 2015 era stata fatta una pulizia «spinta» del portafoglio crediti. Ma, dall’altro, è aiutato dal miglioramento della qualità del credito (le sofferenze sono in calo). In conclusione i maggiori profitti netti (sempre al 30 settembre) di Bper sono anche, e soprattutto, conseguenza delle minori rettifiche.
Ma non è solo la qualità del credito. Altro focus è la spinta sul credito al consumo. La Banca di Sassari, le cui filiali sono passate al Banco di Sardegna, è diventata il polo per quest’attività. Allo stato attuale tre i contact center attivati(Modena, Avellino e Sassari). L’obiettivo è crescere su quest’attività che offre più alti margini d’interesse. A fronte, però, di un maggiore rischio. Bper indica di esserne consapevole. E tuttavia, puntando a sviluppare il business sulla propria clientela, sottolinea un aspetto: si tratta di utenti la cui storia, anche sul merito di credito, è conosciuta dall’istituto. Quindi l’attività può realizzarsi con rischi contenuti e ragionevoli.
SCENARIO Nei primi nove mesi del 2016 margine d’intermediazione in calo e profitti netti in aumento La redditività netta migliora anche per il calo delle rettifiche