Parlano i vertici: troppi obblighi e troppo costosi
pIn un labirinto di riforme incompiute, scadenze e attuazioni urgenti, è destinato a trovare un’uscita senza troppi intralci il piano Industria 4.0. Almeno nel suo capitolo principale, quello relativo alle agevolazioni fiscali, il programma inserito nella legge di bilancio per spingere gli investimenti privati dovrebbe marciare come da programma: non richiedono infatti un provvedimento attuativo la proroga della Nuova Sabatini, la proroga dei superammortamenti al 140%, l’introduzio- ne degli iperammortamenti al 250% nel 2017, la versione rafforzata del credito d’imposta per la ricerca e sviluppo già in vigore, il potenziamento degli sgravi per chi investe in una startup innovativa.
Più articolato il lavoro da fare sui competence center, i centri ad alta specializzazione pubblicoprivati che ruoteranno intorno ad alcuni grandi poli universitari per favorire il trasferimento tecnologico. Un comma aggiunto alla Camera ha assegnato ai competence center una prima dote (20 milioni per il 2017 e 10 milioni per il 2018 mentre il piano presentato a settembre parlava di 100 milioni). Sarà tuttavia un decreto del ministe- ro dello Sviluppo economico, da emanare entro 120 giorni, a definire le modalità di costituzione dei centri pubblici-privati.
Se Industria 4.0, per la portata degli interventi e delle risorse in campo, appare in qualche modo uno dei dossier con minori rischi di discontinuità, bisognerà leggere con attenzione le priorità del nuovo esecutivo per capire quanto spazio ci sarà nel programma di attrazione dei capitali esteri ideato soprattutto in chiave post Brexit. In questo caso, andranno concretizzati due passaggi attuativi: un provvedimento delle Agenzie delle entrate per regolamentare la tassazione a forfait usufruibile da chi sposta la residenza fiscale in Italia e un decreto sulle procedure per accertare i requisiti degli investitori stranieri che hanno diritto a visti di ingresso da concedere al di fuori del “decreto flussi”. C’è poi l’ordinaria amministrazione, non meno importante. Perché allo Sviluppo economico - che tocchi a Calenda o a un altro ministro in caso di suo passaggio alla Farnesina - ci sono da completare due grandi riforme. Il riassetto del Fondo centrale di garanzia, con coperture più elevate per finanziamenti finalizzati agli investimenti, è contenuto in un decreto di Calenda che non è ancora diventato operativo. Aperto anche il cantiere delle agevolazioni fiscali alle imprese ad alto consumo energetico: dopo un faticoso via libera della Ue alle somme relative agli arretrati degli anni 2013-2015 occorre una norma specifica per adeguare dal 2017 le agevolazioni alle richieste della Commissione.
RIFORME DA COMPLETARE Da attuare le norme «post Brexit» su nuovi residenti e visto investitori. In stand by nuovo Fondo di garanzia e riforma aiuti agli energivori