Mps, corsa contro il tempo per l’aumento da 5 miliardi
Decreto pronto, i sei interventi del «piano banche»
Si chiuderà giovedì la conversione di bond in azioni del Monte Paschi di Siena, tentativo in extremis della banca di realizzare con gli investitori privati l’aumento di capitale da 5 miliardi imposto dalla Bce. È comunque pronto il decreto del governo, con sei interventi sulle banche che vanno al di là del nodo Mps.
pDopo la giornata in altalena vissuta venerdì dal titolo di Monte dei Paschi, che ha tradotto in cifre l’incertezza che continua a circondare le sorti di Rocca Salimbeni, già da domani arriveranno indicazioni importanti per capire se nonostante il tentativo di mercato in extremis Siena avrà bisogno del sostegno pubblico. Il provvedimento, comunque, è pronto, ed è articolato in sei capitoli che guardano oltre a Siena e potrebbero entrare in campo anche se la via del mercato riprovata dal Cda del Monte portasse la banca più antica del mondo al traguardo della ricapitalizzazione. Ad aver bisogno di un eventuale ombrello «precauzionale», come impongono le regole europee scritte nella direttiva Brrd del 2014, non è infatti solo il Monte. Il cantiere del decreto si è occupato anche di altri istituti che, come le due venete gestite dal Fondo Atlante (Veneto Banca e Popolare di Vicenza) e Carige, sono alle prese con lo stesso percorso che passa dal deconsolidamento delle sofferenze e dal conseguente aumento di capitale per riportarne la consistenza ai livelli chiesti dalla vigilanza europea. Perché, come ha ricordato ieri anche direttore generale del fondo salva-Stati Esm, Klaus Regling, è «esagerato parlare di crisi delle banche italiane», visto che nel Paese ci sono oltre 600 istituti.
I casi di criticità comunque non mancano e attendono una serie articolata di interventi. Nella formula più ampia (da utilizzare cioè per sostenere anche il Monte) le risorse per le ricapitalizzazioni precauzionali potrebbero valere fino a 15 miliardi, scendendo invece di peso se Rocca Salimbeni riesce ad andare avanti da sola. In ogni caso, a finanziarlo sarebbe una nuova quota di debito pubblico, il che potrebbe imporre il via libera parlamentare. L’articolo 81 della Costituzione sul pareggio di bilancio chiede il via libera a maggioranza assoluta per «il ricorso all’indebitamento (...) al verificarsi di eventi eccezionali», ma il riferimento è all’indebitamento netto della Pa le cui dinamiche non dovrebbero essere toccate dall’operazione. L’impatto è invece sicuro sul saldo netto da finanziare e sul ricorso al mercato, per cui il de- creto dovrebbe comunque modificare i commi iniziali della legge di bilancio appena approvata.
I tempi restano stretti, e serrato è il calendario anche per il secondo modulo del provvedimento, chiamato a risolvere l’intreccio che si è creato sulla riforma delle Popolari dopo l’intervento multiplo del Consiglio di Stato. Più che di risolvere, in realtà, qui si tratta di allungare un po’ i tempi in attesa che si pronunci la Corte costituzionale, a cui i giudici amministrativi hanno chiesto di pronunciarsi sulla legittimità delle regole che limitano il diritto di recesso. L’udienza sul tema è in programma il 12 gennaio, e in questo caso l’intervento del go- verno si limiterebbe a spostare la scadenza di fine anno per la trasformazione in Spa per arrivare al chiarimento definitivo del quadro: una mossa, quest’ultima, che si potrebbe fare anche attraverso il «Milleproroghe». Le incognite bancarie possono però imporre anche ulteriori reti di protezione, a partire dall’attivazione di una quota delle garanzie pubbliche sulle emissioni di liquidità (fino a 150 miliardi in base al via libera Ue ottenuto da Roma a luglio). Questa è appunto una garanzia, che quindi non ha costi immediati perché le spese si attiverebbero solo se venisse esercitata.Il quarto aspetto riguarda i nuovi apporti al fondo di risoluzione che si rendono necessari anche alla luce dei tanti problemi incontrati dalla vendita delle quattro good banks nate dalla risoluzione di Banca Etruria, Banca Marche, Carichieti e Cariferrara. Sul punto l’idea è di ripescare il correttivo già studiato nel corso dei lavori sulla manovra 2017, che permetterebbe agli istituti di rateizzare in cinque anni i nuovi conferimenti di risorse. Sempre dal tavolo della legge di bilancio verrebbe poi ripescato l’emendamento sulle imposte differite (Dta), per consentire di far valere sull’esercizio 2016 il canone pagato a luglio ma riferito al 2015. L’ultimo tassello riguarda invece una serie di correttivi che sono stati studiati dai tecnici ministeriali per modificare alcuni ingranaggi delle Gacs, la garanzia pubblica sulla cartolarizzazione delle sofferenze che ha già ottenuto il «sì» di Bruxelles, e i meccanismi di vendita delle good banks.
PASSAGGIO ALLE CAMERE L’articolo 81 della Costituzione prevede il via libera a maggioranza assoluta ma il riferimento è all’indebitamento netto