Trasporti, rifiuti, conti: rischio paralisi per l’amministrazione
pAl momento, il bilancio previsionale 2017-2019 da chiudere appare quasi l’ultimo dei problemi per la giunta di Virginia Raggi. Tutti i dossier caldi della capitale - dai rifiuti ai trasporti, dalle partecipate alla riforma della macchina amministrativa, fino al debito monstre da quasi 13 miliardi di euro - sono ben lungi dall’essere stati scalfiti. Tutti inciampati sulle nomine, che si sono rivelate la vera piaga dell’amministrazione pentastellata.
La paralisi è già in atto, con la casella dell’Ambiente vuota, i vertici della municipalizzata dei rifiuti in bilico e l’emergenza immondizia durante le vacanze natalizie tutta da sventare. Nessuna vera ristrutturazione dell’azienda all’orizzonte, sinergie tutte ancora da studiare. E intanto i rifiuti indifferenziati di Roma, dove gli impianti di trattamento meccanico biologico sono al collasso, continuano a essere spediti nelle altre regioni e all’estero (intanto in Austria, in virtù dello sblocco dell’accordo con la tedesca Enki).
Sul fronte trasporti non va meglio: Atac ha sul groppone perdite di 439 milioni solo nel triennio 2013-2015 e un parco vetture che garantisce servizi a singhiozzo. Ma non ha ancora sfornato ufficialmente un nuovo piano industriale che detti la strada per il risanamento. Restano le buone intenzioni messe nero su bianco dall’amministratore unico Manuel Fantasia: bigliettazione elettronica, lotta all’evasione, dismissione del patrimonio non strumentale, politiche serrate di comarketing. Ma l’assessore alle Partecipate Massimo Colomban tre giorni fa lo ha detto chiaro e tondo: Atac è «la vera malata». Per rinnovare il parco mezzi e impianti (anche di Ama) occorrerebbero 400 milioni, che non ci sono. Come a dire: servizi adeguati per i romani restano un’utopia. Il disastro delle 42 partecipate - oltre 24mila dipendenti, 823 milioni di deficit annuo a carico del comune, debiti verso le banche per 787 milioni - non è colpa dell’amministrazione Raggi, ma finora decisioni concrete di peso non ci sono state. Soltanto una ricognizione e altri annunci: di accorpamenti, di efficientamento, di misure anti-sprechi. Oltre alla speranza che il Patto per Roma, con la richiesta di quasi mezzo miliardo al governo, possa trovare interlocutori.
Non hanno giovato i continui incidenti sulle nomine, le dimissioni, i ritardi nella copertura dei posti vacanti (per l’intero mese di settembre non c’è stato un assessore al Bilancio), le polemiche e infine le inchieste. Raggi, va ricordato, dopo l’addio della magistrata Carla Romana Raineri non ha ancora un capo di gabinetto. Il Campidoglio è ancora senza segretario generale. L’annunciata riforma della macchina comunale si è arenata già sulla rotazione dei dirigenti tentata mediante interpello a inizio novembre: su 40 direttori di dipartimenti e municipi, 25 sono stati confermati e undici sostituiti. Posizioni cruciali come i capi dell’Avvocatura e della Ragioneria generale sono ancora scoperte. Senza contare che adesso, con l’arresto di Raffaele Marra, resta vuota anche la poltrona di responsabile del Personale: non proprio un dettaglio, in un’amministrazione che conta 23mila dipendenti.
Va da sé che la scadenza del 31 dicembre per approvare il bilancio non spaventa quasi nessuno. La tumultuosa seduta di venerdì in Consiglio regionale per la programmata maratona sui conti è stata sospesa: si riprenderà martedì prossimo dalle 11 alle 22 con la speranza di concludere giovedì. Manca il parere dell’Oref, l’Organismo di revisione finanziaria del Campidoglio. Ma, soprattutto, è andata in scena la protesta dei consiglieri Pd, seguiti dai colleghi di Fdi, che hanno occupato gli scranni della giunta contro l’assenza della sin- daca Virginia Raggi, cui era stato chiesto di riferire in assemblea sull’arresto di Marra. Nel merito, il bilancio non riserva grandi sorprese, vincolato com’è dall’autorizzatorio di Tronca e dal pesante taglio di 41 milioni dei trasferimenti statali e regionali, a quota 950 milioni. Entrate correnti a quota 4,353 miliardi (esclusi i fondi non ripetibili per Giubileo e referendum), uscite a 4,557 miliardi. E un piatto investimenti che langue: appena 792 milioni nel triennio (488 nel 2017), di cui 481 nuovi.
Sul fronte del debito tutto tace, invece. Nessuna traccia dell’audit promesso dalla sindaca in campagna elettorale, rapporti freddi con la commissaria straordinaria Silvia Scozzese. Fatta eccezione per il riconoscimento di 137 milioni di spazi di finanza pubblica non utilizzati nel 2016 dalla gestione commissariale. Una boccata d’ossigeno utile almeno a coprire parte dei 215 milioni dei debiti fuori bilancio del comune.
IL CAOS SULLE NOMINE Il Comune è ancora senza segretario generale. Non sono ancora stati individuati i capi dell’ Avvocatura e della Ragioneria generale