Mirabili ma manca lo scherzo
Ottetto di Schubert al Quartetto, e non è un gioco di parole: con i giovani della Spira Mirabilis diventa una serata di ascolto profondo, alternativo, incantato. Una esecuzione nel segno della più alta tradizione italiana, sulle orme di Michelangeli, del Quartetto Italiano, di Toscanini. Capeggiati dal violino sottile e sofisticato di Lorenza Borrani, gli otto musicisti impeccabili hanno conquistato la sala Verdi del Conservatorio: il loro lungo viaggio nel capolavoro schubertiano è un ipnotico “wandern”, vagare in una filiforme rete di temi toccanti, tra esibita semplicità e pungenti malinconie, con continui ritorni ai punti di partenza, arresi e stregati.
La qualità superiore di un’interpretazione affiora dai dettagli: un accordo pianissimo perfettamente intonato, il richiamo dello stesso tema tra strumenti lontani nel timbro, lo smeriglio di un disegno ritmico denso, che diventa un minuto gioiello. “La Spira” suona esattamente così. Non perde un punto nella trama della partitura, dettagliata e perciò ancora più ricca, inventiva, screziata. Indimenticabili la melodia dell’Adagio, dipanata con una lentezza fuori dal tempo nel dialogo tra il clarinetto di Miriam Caldarini, poi il violino, poi tutti, e lo scatto spumeggiante del Minuetto, così pastoso nell’insieme.
Limiti? Forse uno solo. Ma che può anche rovesciarsi in pregio. Nel loro Schubert sarebbe potuto entrare qualche ammicco ruspante, un “Witz” viennese, uno scherzo grassoccio. Sono scritti, tra le pieghe di questa pagina salottiera, d’occasione, pensata per i dilettanti ( e come sempre pubblicata postuma). L’aristocrazia dei nostri non la comprendeva. Perché Spira Mirabilis ha tutto il meglio dei giovani: l’idealismo strenuo, il rigore, la non concessione alla faciloneria. Il loro non è un gruppo, ma un progetto. Si incontrano in una frazione del modenese, Formigine, e studiano, scavando nell’essenza. Paladini dell’unica vera parola caratteristica dell’arte: la prova. Senza quella il castello crolla. Bravi Spira, avanti così.
Ottetto per fiati e archi in fa maggiore D803 di Schubert; Spira Mirabilis; Milano, Società del Quartetto