Mps, la conversione non basta Arriva il decreto salva-banche
Sì delle Camere ai 20 miliardi per gli istituti di credito - Padoan: obiettivo stabilità e tutela del r isparmio Dai bond 2,44 miliardi, servirà nuovo piano del Tesoro
Dalla conversione dei bond Mps sono arrivati 2,44 miliardi di euro. Il fondo sovrano del Qatar si sfila. Si profila l’intervento del Governo per il salvataggio del Monte. Attraverso il decreto salvabanche da 20 miliardi che è stato approvato ieri dalle Camere. Per il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, l’«obiettivo è la stabilità e la tutela del risparmio».
pDagli obbligazionisti è arrivato anche più del previsto: 2,44 miliardi, Fresh compreso. Ma non basta. Il tentativo di salvataggio privato del Monte dei Paschi sembra infrangersi contro lo scoglio degli anchor investor: nessuno, a partire dal Fondo sovrano del Qatar, sembra disposto a mettere sul tavolo diverse centinaia di milioni in un colpo solo. E senza un investitore rilevante, non si può proseguire nella ricerca sul mercato dei 5 miliardi richiesti dalla Bce. Così, per l’ingresso dello Stato è ormai questione di ore: già oggi, il cda della banca potrebbe decidere di alzare bandiera banca, passando la palla al Governo e all’approvazione del decreto per il salvataggio pubblico.
La conversione
Un passo per volta. Ieri alle 14 si è chiusa la finestra per la conversione volontaria dei bond subordinati in mano al retail. Si era partiti venerdì, e nonostante il tempo esiguo la mobilitazione della rete ha consentito di raccogliere 1,06 miliardi. Un risultato in linea con le aspettative ma tutt’altro che scontato vista la delicatezza della proposta, avallata a fatica da Consob: in pratica, dai risparmiatori è arrivata una disponibilità a convertire analoga a quella già espressa venti giorni fa dagli istituzionali, ma aggiungendo poi i 118 milioni del Fresh si arriva a 2,44 miliardi virtualmente in cassa. Quasi la metà del necessario.
Smarcati i bondholder, e in attesa di chiudere l’aumento sul mercato, oggi avrebbe dovuto essere il giorno degli anchor investor. Grandi investitori corteggiati per settimane dalla banca insieme ai rappresentanti di Jp Morgan e Mediobanca: si puntava tutto, o quasi, sulla Qia, il Fondo sovrano del Qatar, e sui grandi fondi americani long term. L’interesse a quanto pare c’era, anche se vincolato alla vittoria del «sì» al referendum del 4 dicembre, visti i contatti ben avviati con il governo Renzi su possibili contropartite. Come noto il film è stato diverso, ma ciononostante dalle banche d’affari nei giorni scorsi si faceva trapelare un certo ottimismo sulla possibilità che, alla fine, per lo meno il Qatar restasse in partita.
Gli anchor investor
Sta di fatto che fino a ieri «non si sono concretizzate manifestazioni di interesse da parte di anchor investor», come ha dichiarato la banca in un comunicato. Era la premessa necessaria per l’ultima fetta di aumento, da effettuarsi tra oggi e domani con un collocamento riservato architettato sempre da Jp Morgan e Mediobanca (con il ruolo di Joint Global Coordinators e Joint Bookrunners), con Santander, Citigroup, Credit Suisse, Deutsche Bank, Goldman Sa- chs e Merrill Lynch, Banco Bilbao, Commerzbank, Jefferies e Société Générale.
Difficile si arrivi fin qui: senza anchor non si può andare avanti, dunque è probabile che oggi al cda della banca tocchi sancire il fallimento dell’operazione di mercato. Il copione più probabile prevede che in questo caso nel pomeriggio si invii una comunicazione al Governo, che a quel punto in un Consiglio dei ministri lampo potrebbe approvare il decreto per il salvataggio pubblico. Per le comunicazioni ufficiali del Monte ci sarebbe da aspettare fino a domani mattina, quando - oltre al fallito Piano A - saranno chiarite anche le modalità e i tempi dell’ormai inevitabile Piano B. Che dovrà vedere i 5 miliardi nelle casse di Rocca Salimbeni al più tardi entro la settimana prossima.
L’APPUNTAMENTO Oggi nuova riunione del cda a Siena, l’ipotesi di chiedere subito l’intervento dello Stato per la garanzia dell’aumento da chiudere entro dicembre
La Borsa e la liquidità
In uno scenario del genere, non c’è da stupirsi che ieri il titolo del Monte a Piazza affari abbia chiuso in perdita del 12,08% a 16,3 euro dopo aver toccato un nuovo minimo storico a 15 euro e dopo numerose sospensioni per eccesso di ribasso. A confermare la delicatezza del momento, l’aggiornamento sulla situazione della liquidità pubblicato ieri mattina: la banca ha dichiarato una posizione di liquidità positiva (10,6 miliardi di euro) per i prossimi quattro mesi dalla data di ieri e non oltre. Alcuni giorni fa aveva dichiarato una liquidità positiva per una prospettiva di undici mesi.