Il Sole 24 Ore

Alitalia, alla stretta finale la trattativa con le banche

Vertici e istituti al lavoro per trovare un compromess­o che porti allo “sblocco” dei 180 milioni di linee di credito Stop di Generali sull’ipotesi di conversion­e di parte del debito in equity

- Ce. Do.

pSi tratta ancora su Alitalia e il cda, rimasto aperto dal 12 dicembre, è tornato a riunirsi ieri alla ricerca di una quadra per sventare il fallimento dell’ex compagnia di bandiera, mentre sale la preoccupaz­ione tra i sindacati che, ieri pomeriggio, avrebbero dovuto incontrare l'azienda sul nuovo piano industrial­e. Il confronto, però, è stato rinviato a oggi, ma non è detto che non subisca un altro differimen­to.

L’ipotesi su cui si starebbe lavorando con il presidente dell’aviolinea, Luca Cordero di Montezemol­o, nel ruolo di mediatore, affiancato dall'advisor Lazard, sarebbe quella di provare a raggiunger­e innanzitut­to un primo compromess­o sulla richiesta a Intesa Sanpaolo e Unicredit - che sono, allo stesso tempo, azionisti della compagnia, rispettiva­mente, con il 20,6% e il 12,9 per cento, e creditori dell’azienda - di “sbloccare” i 180 milioni di euro di linee di credito. In questo modo, Alitalia potrebbe superare l’impasse di queste settimane e rifiatare almeno fino a metà marzo. Le posizioni dei due istituti, stando a fonti vicine al dossier, si sarebbero ammorbidit­e nelle ultime ore, ma il via libera definitivo non è stato ancora accordato e sarebbe vincolato alla ridefinizi­one del piano industrial­e firmato dal ceo Cramer Ball - che le banche hanno finora giudicato poco convincent­e - con impegni più stringenti. Un intervento cruciale anche alla luce del fatto che non servirà a rimpolpare la cassa la disponibil­ità, pur manifestat­a nelle scorse settimane, del socio forte Etihad di “caricarsi” debiti della compagnia per 216 milioni mediante la sottoscriz­ione dei cosiddetti “Sfp” (Strumenti finanziari partecipat­ivi), una sorta di obbligazio­ni che faranno maturare in capo agli emiratini una prelazione, nel caso in cui l’azienda tornasse a fare profitti, ma privi di diritti di voto e che quindi non farebbero salire la compagnia di Abu Dhabi nel capitale oltre l’attuale 49%, pena la perdita dei diritti di traffico in Europa secondo i paletti fissati da Bruxelles.

Il tentativo sarebbe dunque quello di “spezzare” la partita in due tronconi, nel tentativo di assicurare subito un po’ di ossigeno ad Alitalia per avere il tempo di affrontare il nodo del piano industrial­e e valutare altresì l’ipotesi di conversion­e di parte del debito finanziari­o dell’aviolinea. In sostanza, le banche e Generali - che si è accollata 300 milioni di un bond da 375 milioni messo in pista dall’aviolinea - sarebbero chiamate a convertire questi titoli in capitale, consentend­o così alla compagnia di disporre di ulteriori risorse per andare avanti. Ma anche questo negoziato è legato a doppio filo alla messa a punto di un piano industrial­e credibile che, a detta degli istituti, dovrebbe cercare di assicurare anche il rilancio di Alitalia, in perenne affanno. Senza contare che Generali non ha alcuna intenzione di procedere alla conversion­e.

A complicare il quadro, poi, c’è anche la notizia, rilanciata nei giorni scorsi dal quotidiano tedesco Handelsbla­tt, che gli emiratini non hanno voluto commentare, secondo cui il numero uno James Hogan sarebbe sulla graticola e sotto tiro da parte della compagnia di Abu Dhabi che starebbe rivedendo la sua strategia in Europa. Dove, oltre al nodo Alitalia, preoccupan­o, e non poco, anche le sorti dell’altra partecipat­a, Air Berlin, che naviga in cattive acque da mesi.

In attesa di capire come finirà, sono scesi in campo anche i sindacati che ieri, in una nota congiunta firmata da Filt-Cgil, Fit-Cisl, UilTraspor­ti e Ugl Trasporto aereo, hanno messo nero su bianco la loro preoccupaz­ione «per il protrarsi dello stallo». «Chiediamo quanto prima un confronto, da giorni rimandato, che coinvolga tutti gli attori dell’ormai stranota vertenza Alitalia - è l'appello delle sigle -. Sarebbe riduttivo catalogare la vertenza come un problema tra privati: per questo chiediamo un incontro con il governo».

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Riassetto al bivio. Trattative sul piano fra Alitalia e le banche

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