Chi vincerebbe col Mattarellum
La simulazione sui voti 2013: Pdl-Lega-Fdi in testa, poi Pd-Sel e M5S
Con il ritorno di interesse per i collegi uninominali molti si chiedono cosa succederebbe oggi se si andasse alle urne con la legge Mattarella con cui si è votato tra il 1994 e il 2001.
Va da sé che una risposta solida a questa domanda non si può dare. Si possono fare delle stime per farsi una idea di come quel sistema elettorale potrebbe funzionare in un contesto profondamente cambiato. Allora c’erano due schieramenti che si contendevano la vittoria e lo schema della competizione era bipolare.
Oggi gli schieramenti sono tre. Oltre al centro-sinistra e al centro-destra oc- corre tener conto anche del M5s che – secondo i sondaggi attuali – sfiora il 30% dei voti. La stima più semplice è quella che usa il voto delle politiche del 2013 ricalcolato sui collegi della Camera della legge Mattarella. In quelle elezioni gli attori principali alla Camera erano la coalizione di Bersani (Pd e Sel), la coalizione di Berlusconi (Pdl, Lega Nord e Fdi), il M5s e la coalizione di Monti.
Ogni stima si basa su semplificazioni. Nel nostro caso la prima semplificazione è ipotizzare che con i collegi unino- minali l’offerta politica sarebbe stata la stessa. E non è vero. Il sistema elettorale modifica l’offerta perché ogni sistema contiene determinati incentivi che spingono i partiti a fare certe scelte invece di altre per massimizzare il proprio interesse. La seconda semplificazione è ipotizzare che anche il voto degli elettori sarebbe stato lo stesso. E anche questo non è vero.
Anche gli elettori tendono a esprimere scelte diverse in presenza di una offerta politica diversa. Per esempio, votare per un candidato in un collegio non è la stessa cosa che votare una lista di partito in una circoscrizione. Questi sono i limiti di tutte le simulazioni. Detto ciò, resta l’interesse a farsi questa domanda: quanti seggi avrebbero preso quegli attori (coalizioni e M5s) con quelle percentuali di voto se si fosse votato nei 475 collegi uninominali della Camera?
Con le semplificazioni fatte la risposta non è complicata. Basta avere a disposizione la mappa dei collegi e i dati delle oltre 60mila sezioni elettorali in cui si è votato nel 2013. Proiettando sui collegi i voti ottenuti nelle sezioni da coalizioni e M5s si può vedere collegio per collegio chi avrebbe conquistato il seggio. È quello che ha fatto il Cise. La tabella in pagina riporta il risultato complessivo sia per quanto riguarda i 475 seggi maggioritari sia per i 155 seggi proporzionali. Dal calcolo è stato eliminato lo scorporo che in ogni caso non avrebbe cambiato le cose. Il risultato è questo: il centro-destra sarebbe risultato lo schieramento di maggioranza relativa con 259 seggi totali, di cui 212 nei collegi e 47 nella parte proporzionale.
Al secondo posto si sarebbe piazzata la coalizione di Bersani con 234 seggi, di cui 188 maggioritari e 46 proporzionali. Al M5s sarebbe andati 121 seggi, di cui 74 maggioritari e 47 proporzionali. La coalizione di Monti non avrebbe vinto nes- sun seggio uninominale. Il partito di Monti- Scelta civica- avrebbe preso solo 15 seggi proporzionali.
Sono tre le osservazioni da fare. Primo, questi dati confermano che il collegio uninominale non fa male a Berlusconi. Il cavaliere ha maturato l’avversione a questo strumento sulla base di un dato vero, ma parziale. Nelle elezioni del 1996 e del 2001 aveva preso meno voti nei collegi con i suoi candidati che nella parte proporzionale con le liste di partito. Da qui la riforma fatta nel 2005 con la legge Calderoli che ha sostituito i collegi con il premio di maggioranza calcolato su liste di partito. Quello che nessuno ha 7È il sistema di voto con cui si sono svolte le politiche nel 1994, nel 1996 e nel 2001. Il Mattarellum è formato al 75% da un sistema di collegi uninominali a turno unico (fortemente maggioritario, favorisce i grandi partiti o quelli radicati sul territorio), mentre il restante 25% prevede dei sistemi per garantire le liste minori. Alla Camera il territorio è diviso in 475 collegi, al Senato in 232: in ogni collegio è eletto il candidato con più voti. Alla Camera i restanti 155 seggi (l’elettore riceve una scheda separata) sono attribuiti con il proporzionale: partecipano alla ripartizione le liste che superano il 4% su base nazionale. I seggi sono attribuiti ai candidati con liste bloccate. Per favorire le forze minori, alle singole liste vengono decurtati tanti voti quanti ne sono serviti per far eleggere i vincitori nell’uninominale (il cosiddetto scorporo). Al Senato i restanti 83 seggi sono attribuiti ripescando i migliori candidati bocciati nell’uninominale mai detto al cavaliere è che la distribuzione territoriale dei suoi voti è migliore di quella del centro- sinistra. In altre parole con meno voti del centro-sinistra prende più seggi. Se non avesse fatto la riforma del 2005 avrebbe vinto le elezioni del 2006.
Secondo, nel 2013 l’Italia era divisa in tre parti, come si vede bene dalla mappa delle vittorie nei collegi. Al Nord prevaleva il centro-destra, nella ex zona rossa vinceva il centro-sinistra mentre il Centro-sud era più competitivo, con il M5s in grado di vincere un buon numero di collegi contro le due principali coalizioni, soprattutto nelle isole. Questa tripartizione vale anche oggi? Per quanto riguarda la forza del M5s nel Centro-sud senza dubbio. Anzi, come vedremo in una prossima simulazione, in questa area il Movimento di Grillo si è ulteriormente rafforzato fino al punto di diventare la forza predominante. Nella ex zona rossa, come si è visto anche con il recente voto referendario, nulla o quasi è cambiato. Per quanto riguarda il Nord molto dipende dalla ricomposizione o meno del centro-destra e dalla sua futura configurazione.
La terza osservazione è la più rilevante. In un contesto tripolare un sistema misto come quello della legge Mattarella non può assicurare la maggioranza assoluta dei seggi a nessun competitore. Soprattutto nel caso in cui il tripolarismo sia non solo politico ma anche geografico. Con il predominio di ciascuno dei tre poli in una certa area geografica è difficile per qualsiasi sistema maggioritario produrre una disproporzionalità sufficiente per trasformare la minoranza maggiore di voti in maggioranza assoluta di seggi. Certo, se uno dei tre poli si indebolisse il risultato cambierebbe.
Ma nell’Italia di oggi non è così. Almeno per ora. Quindi, quale governo si potrebbe fare con un esito elettorale come quello simulato qui?
ITALIA TRIPOLARE Con gli assetti di tre anni fa, al centrodestra la maggioranza relativa, alla coalizione di Monti nessun seggio uninominale ma solo 15 proporzionali
TRE AREE GEOGRAFICHE Il centrodestra fa il pieno di voti al Nord, il centrosinistra nell’Italia centrale, il M5S al Sud e soprattutto nelle Isole