Atlante valuterà se restare sugli Npl del Monte Pronto un altro miliardo per Vicenza e Veneto
pAtlante è pronto a restare in partita anche qualora il Monte passasse sotto il controllo pubblico, scenario ormai assai probabile e imminente. Il fondo di Quaestio rimane «disponibile a realizzare il piano di cartolarizzazione» delle sofferenze del Monte anche «qualora ci fosse un intervento dello Stato nel capitale», si legge in una nota diffusa in serata.
Che fa chiarezza rispetto a un messaggio, apparentemente di segno opposto, contenuto nel nuovo supplemento al prospetto pubblicato da Mps ieri mattina, in cui si era letto che l’accor- do con Quaestio per l’investimento del Fondo Atlante II resta subordinato a una serie di condizioni, tra le quali figurava l’adesione dello Stato all’aumento di capitale «complessivamente non superiore a un miliardo».
Il tema, visto l’ammontare dell’investimento e la valenza politica, è delicato. Tra i diversi quotisti e lo staff di Quaestio paiono esserci sensibilità diverse al riguardo, con qualcuno che preme per restare sul Monte magari a condizioni meno rischiose (d’altronde ormai la due diligence è fatta, per partire basta poco) e altri che invece pun- terebbero direttamente su altri dossier. Il comunicato di ieri sera lascia intendere che a prevalere potrebbero essere i primi: se, come probabile, lo Stato diventerà azionista di riferimento del Monte, Quaestio si siederà al tavolo e concorderà i termini della cartolarizzazione, che potrebbe vedere qualche ritocco sia nel tranching sia nel sottostante. D’altronde, un dato è certo: con l’ingresso dello Stato cade la necessità di effettuare contestualmente cartolarizzazione e aumento, condizione posta nei mesi scorsi da Jp Morgan che aveva un ruolo su entrambi i fronti, più il prestito ponte che ne garantiva il funzionamento. Con la banca ricapitalizzata dallo Stato, ci sarà più tempo - anche se forse non è un bene - per far uscire gli Npl dal perimetro del gruppo, e dunque Atlante potrà valutare l’intervento.
Le risorse ci sono. Nonostante proprio ieri sia arrivata la notizia che Quaestio si è impegnata a effettuare il 5 gennaio un versamento di 628 milioni nelle casse di Montebelluna e di 310 milioni in quelle di Vicenza. I due istituti hanno spiegato che i soldi arriveranno «in conto futuro aumento capitale» con un soste- gno finanziario che è finalizzato «a rafforzare i coefficienti patrimoniali» dei due istituti «alla luce degli impatti che potrebbero generarsi dai complessi processi valutativi di fine esercizio attualmente in corso».
Un regalo di Natale di cui le due banche controllate quasi al 100% non possono fare a meno, considerato l’imminente avvio dei ristori agli azionisti (che costeranno almeno mezzo miliardo) e un capitale di poco al di sopra delle soglie minime fissate dalla Bce, che tra l’altro ai due istituti ha chiesto un piano strategico aggiornato, per migliorare la liquidità e valutare tutte le possibili iniziative per ridurre l’ammontare dei crediti deteriorati.
Per Atlante, comunque, si tratta di un pesante sacrificio: dopo aver stanziato 2,5 miliardi con gli aumenti di primavera, i 938 milioni in arrivo ora portano a 3,4 miliardi la somma investita su Veneto Banca e Popolare di Vicenza da Atlante I, che - evidentemente proprio per consentire questo ultimo versamento - la settimana scorsa ha dovuto modificare in assemblea lo statuto del fondo, cancellando la soglia minima del 30% da investire sugli Npl.
E le sofferenze del Monte? Saranno affare di Atlante II, dove al momento ci sarebbero circa due miliardi. Cioè il miliardo e mezzo necessario per la cartolarizzazione di Mps e 3-400 milioni per le good banks da “ripulire” prima dell’ingresso in Ubi. In pipeline ci sarebbero anche i 7 miliardi di Npl di Veneto e Vicenza ma in quel caso quanto c’è nel salvadanaio potrebbe non rivelarsi sufficiente.