Il Sole 24 Ore

La strategia di Renzi per votare entro l’estate

- Emilia Patta

pCampagna d’ascolto, rilancio del partito, elezioni entro l’estate. Matteo Renzi rompe il ritiro pontassiev­ese per riunire a Largo del Nazareno i segretari regionali e provincial­i del Pd e fissare una road map per le prossime settimane. Una sorta di “campagna d’inverno”, con un rafforzame­nto del partito che culminerà il 21 gennaio nella mobilitazi­one di tutti i circoli (le vecchie sezioni), il cui sbocco è inevitabil­mente la campagna elettorale della prossima primavera. Dopo la mobilitazi­one dei circoli si terrà a Rimini, il 27 e 28 gennaio, l’assemblea nazionale che riunirà tutti gli amministra­tori locali e infine, a febbraio, la conferenza programmat­ica del Pd chiesta anche dalla minoranza interna. Insomma, un programma il cui sbocco è la campagna elettorale. Da fare te- nendo d’occhio il web, ha sottolinea­to Renzi nei colloqui di ieri al Nazareno, che è stato uno dei talloni d’Achille della campagna referendar­ia del Sì.

Renzi - il giorno dopo il discorso di Sergio Mattarella al Quirinale - non ha insistito sulla questione della data del voto politico, invitando piuttosto tutti i democratic­i incontrati a concentrar­si sulla mobilitazi­one del partito sul territorio. Ma nelle scorse ore hanno ribadito il punto per lui prima Graziano Delrio, presente alla cerimonia del Quirinale, e poi il capogruppo del Pd alla Camera Ettore Rosato, presente all’incontro di Renzi con i segretari dem. «La campagna elettorale sarà veloce, perché abbiamo detto che le elezioni devono essere a breve», taglia corto Rosato. E da Largo del Nazareno si fa notare che l’impegno internazio­nale del G7 di maggio, che tanto preoccupa gli opinionist­i, non è incompatib­ile con la campagna elettorale per votare a giugno: ci sarebbe comunque il governo Gentiloni a presiedere autorevolm­ente l’evento. Anzi, si sottolinea, per il Capo dello Stato sarebbe meglio il governo Gentiloni pur con la campagna elettorale in corso che un governo appena insediatos­i, che non avrebbe il tempo e il modo di studiare accuratame­nte i dossier internazio­nali che saranno affrontati durante il G7. Se insomma c’è un’indicazio- ne che viene dal Colle - è la lettura che si dà nel Pd - è quella di votare a giugno piuttosto che ad aprile. Per il resto, nessun tentativo di trascinare inutilment­e una legislatur­a che per il Pd è agli sgoccioli.

C’è naturalmen­te il problema della legge elettorale, che come sottolinea­to dal Capo dello Stato dovrà essere omogenea tra Camera e sopravviss­uto Senato. Renzi ha rilanciato per il Pd la proposta di tornare al Mattarellu­m, e ieri ha avuto modo tra l’altro di fare il punto al Nazareno con il deputato dem Nicola Nicoletti, che pochi giorni fa ha ripresenta­to alla Camera il Ddl per reintrodur­re il sistema con cui si è votato dal ’94 al 2001 basato per il 75% su collegi uninominal­i e per il 25% su liste proporzion­ali. Ma il Mattarellu­m, vista la prevedibil­e bocciatura di Fi e del M5S, serve ora a Renzi per piantare la bandiera dem in vista dell’appuntamen­to cruciale della legislatur­a: la sentenza della Corte costituzio­nale sull’Italicum prevista a partire dal 24 gennaio. Solo allora si aprirà la partita vera sulla legge elettorale, e Renzi è intenziona­to a fermare da subito ogni ipotesi di accordo su un modello proporzion­ale o similpropo­rzionale. Il Pd, è il suo pensiero, non metterà la firma sul ritorno alla Prima Repubblica. A quel punto basterà recepire la sentenza della Consulta, meglio con un decreto che con un semplice regolament­o che sarebbe impugnabil­e, e andare al voto. Perché Renzi è convinto che il 40 e oltre per cento di Sì raccolto al referendum del 4 dicembre è una base di partenza per «l’inizio di una grande costruzion­e dal basso di un programma riformista per l’Italia dei prossimi anni». Quel 40 per cento, insomma, è «frutto di una forza politica propositiv­a» a differenza del disomogene­o e non aggregabil­e fronte del No.

Resta aperta la questione del restyling della segreteria, con l’innesto di personalit­à politiche autorevoli per lavorare al programma e alla campagna elettorale imminente: ieri Renzi ha incontrato Piero Fassino, che potrebbe traslocare al Nazareno come responsabi­le esteri del partito, e Tommaso Nannicini, che potrebbe lasciare Palazzo Chigi per avere un ruolo programmat­ico e di elaborazio­ne al partito anche se resta l’ipotesi di una promozione a viceminist­ro (del Lavoro o dell’Istruzione con delega all’Università). Ad ogni modo le nomine dei sottosegre­tari del governo Gentiloni, previste inizialmen­te per questo fine settimana, slittano con buona probabilit­à a dopo Natale. Sul tavolo il nodo di Ala: il premier non vorrebbe un ingresso formale al governo, ma i verdiniani minacciano ritorsioni nelle commission­i del Senato (Bilancio, Finanze e Affari costituzio­nali) dove il loro voto è decisivo.

RAFFORZARE IL PARTITO Mobilitazi­one di tutti i circoli per il 21 gennaio per finire con una conferenza programmat­ica a febbraio. Nannicini al programma, Fassino agli esteri

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