Tessili, sindacati verso lo sciopero
Sciopero annunciato per Pitti
pLa trattativa per il rinnovo del contratto dei tessili che riguarda 420mila lavoratori si inasprisce e si carica di un nuovo sciopero e di una manifestazione nazionale, il 13 gennaio, a Firenze, in occasione di Pitti, come hanno annunciato ieri alla Camera del Lavoro di Milano, Filctem-Cgil, Femca-Cisl e UiltecUil. È il secondo sciopero dall’inizio della trattativa. Tra l’altro i sindacati hanno deciso anche di coinvolgere nello sciopero il calzaturiero perché la trattativa era in dirittura d’arrivo e si sarebbe potuta chiudere a breve ma le aziende hanno deciso di rimandare tutto al 9 gennaio.
Il negoziato dei tessili oggi più che mai mostra come la riorganizzazione e l’accorpamento di settori molto diversi nelle stesse sigle sindacali che tengono insieme chimici, gommaplastica, tessili, calzature, energia e petrolio, gas acqua, occhialeria, porti con sè qualche difficoltà in più sui tavoli negoziali. I settori sono molto diversi, ognuno ha la sua storia negoziale e contratti che sono cuciti come vestiti su misura. Smi, in una nota, spiega di voler rispondere «con la massima disponibilità, ma anche con la massima determinazione, ai presupposti negoziali che la realtà delle nostre imprese in questo momento ci presenta: la deflazione e la disomogeneità». «Ci sentiamo totalmente autonomi».
Venendo al nodo di ferro della trattativa la proposta di Smi «è tutelare il potere di acquisto delle retribuzioni contrattuali, con un legame più forte all’inflazione reale e senza appesantire i bilanci delle tante aziende in difficoltà». Le imprese propenderebbero per gli aumenti ex post ma i sindacati su questo tema mobili- tano la categoria. Per la seconda volta in poche settimane. «Il modello propostoci da Smi-Confindustria non è il nostro modello – incalzano i segretari generali Emilio Miceli (Filctem), Angelo Colombini (Femca), Paolo Pirani (Uiltec) -. Non siamo disposti a prendere in prestito modelli salariali da nessuno. La nostra storia contrattuale è una storia importante e ha una tradizione che va rispettata e non tradita».
Arrivare a un rinnovo senza prevedere un aumento a priori dei salari per i sindacati è inaccettabile. Certamente tra aumenti ex post ed aumenti ex ante
LE POSIZIONI Le aziende offrono un rafforzamento del welfare e un aumento legato all’inflazione reale Le sigle: si rispetti la tradizione
ci sono anche delle vie di mezzo come ha insegnato il recente rinnovo del contratto del Legno Arredo. Smi «propone ai sindacati di riprendere il dialogo». La proposta delle aziende è di «costruire un sistema di welfare contrattuale che possa portare benefici tangibili ai lavoratori», e definire «risposte concrete alle esigenze salariali». Il punto fermo deve rimanere «il legame stretto, verificabile solo a posteriori, tra aumenti retributivi del contratto nazionale e l’inflazione reale». Il presidente di Smi, Claudio Marenzi, assicura che «nei prossimi giorni verificheremo le disponibilità reali dei sindacati su questi punti: se saranno positive, come ci auguriamo, la trattativa potrà riprendere».