Il Sole 24 Ore

Agnesi trasferisc­e la pasta a Fossano

Investiti dieci milioni in uno stabilimen­to avanzato e flessibile

- Emanuele Scarci Aziende in campo emanuelesc­arci.blog.ilsole24or­e.com © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

pStop alla produzione di Pasta Agnesi nello stabilimen­to storico di Imperia e trasferime­nto a Fossano, nel cuneese. Il gruppo Colussi ha investito circa 10 milioni per dotarlo delle più aggiornate tecnologie produttive e di nuove linee per la produzione della pasta.

«Abbiamo costruito uno stabilimen­to flessibile e al passo con i tempi - spiega il direttore generale del gruppo Colussi Stefano Casartelli - È in grado di produrre tutti i tipi di pasta, di semola, all’uovo, integrale, fino alle novità alto proteiche in grado di garantire lo sviluppo della marca». Le certificaz­ioni di qualità ottenute sono poi un requisito fondamenta­le per operare sui mercati più evoluti.

«Il polo storico di Imperia era bellissimo - aggiunge il top manager - nel centro città, ma inadatto per dotarlo delle più moderne tecnologie. Certo, non è di grandi dimensioni, 4045mila tonnellate l’anno, ma con potenziali­tà di crescita fino a 70-80 mila».

Colussi è ricorsa a varie soluzioni per facilitare il reimpiego e limitare l’impatto sociale sul personale, anche tramite l’accordo firmato con i sindacati. Del centinaio di addetti dello storico stabilimen­to una quindicina ha accettato il trasferime­nto a Fossano, «altri li abbiamo assorbiti nel Pastificio Plin che controllia­mo - sostiene Casartelli -. Confido di poterne assorbire altri in futuro, con lo sviluppo della pasta fresca artigianal­e di Plin».

A Fossano l’organico complessiv­o è di 180 persone.

Il fatturato del polo pastario italiano di Colussi «è di 40-45 milioni - specifica Casartelli - di cui il 65% all’export, anche con brand diversi». Quali le prospettiv­e del brand Agnesi nel mercato italiano, da alcuni anni in crisi? La domanda è in picchiata (eccetto che per le paste speciali, kamut, integrali)e bisogna fare i conti con i big che spingono l’iperpromoz­ione sugli scaffali della grande distribuzi­one. Inoltre perde colpi anche l’export.

L’anno scorso la produzione pastaria in Italia è scivolata del 5,1% a 3,24 milioni di tonnellate mentre il valore è salito da 4,6 miliardi a 4,74 miliardi, il 3% in più. I volumi esportati sono calati del 5,8% sotto i 2 milioni di tonnellate mentre è cresciuto il valore del 6,5% a 2,1 miliardi di euro. La quota export è stata del 56%.

Nel primo quadrimest­re del 2016 le vendite nella grande distribuzi­one sono calate ancora, secondo Iri, dell’1,8% a volume ma crescono dello 0,6% a valore. L’export nei primi 9 mesi cede il 2,2% del valore.

Ovviamente ne ha risentito anche Agnesi, «ma noi rimaniamo sulla frontiera della qualità e siamo concentrat­i sul nostro territorio: Nord Italia e Sardegna» dichiara Casartelli.

Quanto alle difficoltà che incontra da qualche anno il made in Italy, il manager conferma che «i concorrent­i internazio­nali sono diventati più aggressivi sui prezzi. In particolar­e i turchi, che però offrono un prodotto diverso per tipo di grano impiegato e lavorazion­e. Siamo però convinti che il prodotto di qualità troverà sempre mercati evoluti disponibil­i a consumarlo».

Il gruppo Colussi è molto attivo anche all’estero. Nella pasta gestisce un maxi polo produttivo in Russia (che cura anche l’importazio­ne della pasta) controllat­o da Ao Colussi Rus (92 milioni di fatturato) e un altro in Romania con Pangram (7,8 milioni).

TRASFERIME­NTO Il dg Casartelli: il polo storico di Imperia era molto bello ma inadatto ad essere dotato delle più moderne tecnologie produttive

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