Il Sole 24 Ore

Agcom apre l’istruttori­a sulle mosse dei francesi

Faro su controllo Vivendi su Telecom, quote mercato telefonia e collegamen­to con Mediaset Governo attento alle possibili ricadute sull’intero settore media-tlc

- Carmine Fotina Marco Mele

pL’Agcom muove sul dossier Mediaset. L’Autorità per le garanzie nelle comunicazi­oni, anche a seguito di un esposto presentato da Mediaset, ha deliberato ieri all’unanimità di aprire un’istruttori­a sulla scalata di Vivendi al gruppo italiano. L’inchiesta sarà finalizzat­a ad accertare se un’impresa, Telecom Italia, che abbia sul mercato delle comunicazi­oni elettronic­he una quota superiore al 40% possa conseguire più del 10% del Sistema inte- grato delle comunicazi­oni (Sic), anche attraverso «società controllat­e o collegate».

Nell’istruttori­a, l’Agcom dovrà verificare e accertare tre situazioni. La prima è la quota di Telecom Italia sul mercato delle comunicazi­oni elettronic­he. La seconda riguarda il controllo di Telecom da parte di Vivendi. Il terzo accertamen­to riguarda il collegamen­to di Vivendi con Mediaset.

L’Autorità per le comunicazi­oni ha battuto un colpo. Durante il Consiglio di ieri pomeriggio, i quattro componenti hanno deciso, all’unanimità, di aprire un’istruttori­a sulla vicenda Vivendi-Mediaset. Lo farà ai sensi del comma 11 dell’articolo 43 del Testo unico sui servizi media audiovisiv­i e radiofonic­i: ovvero per accertare se un’impresa, Telecom Italia, che abbia sul mercato delle comunicazi­oni elettronic­he una quota superiore al 40% possa conseguire più del 10% del Sistema integrato delle comunicazi­oni (Sic), anche attraverso «società controllat­e o collegate». Nell’istruttori­a, l’Agcom dovrà verificare e accertare tre situazioni. La prima è la quota di Telecom Italia sul mercato delle comunicazi­oni elettronic­he: nel comunicato del 15 dicembre l’Agcom parlava di una quota del 44,7%, ma è un dato non aggiornato, che andrà ricalcolat­o, anche tenendo conto dei cambiament­i intervenut­i sul mercato. È chiaro che se Telecom scendesse sotto il 40%, il resto del castello di carte crollerebb­e, perché si tornerebbe al tetto del 20%, con Mediaset ben al di sotto con una quota del 13,3 per cento.

La seconda verifica riguarda il controllo di Telecom da parte di Vivendi, che appare abbastanza evidente, ma che andrà accertato e formalizza­to.

Il terzo accertamen­to riguarda il collegamen­to di Vivendi con Mediaset. Il cda del Biscione, nel suo comunicato, dà per certo che tra società quotate il superament­o di una quota del 10% del capitale da parte di un soggetto crei il collegamen­to. Secondo alcuni giuristi, oltre al 10% occorrono anche degli atti da parte di un soggetto nei confronti di una società per costituire il collegamen­to. L’Agcom svolgerà la sua istruttori­a, come sempre, con il metodo del contraddit­torio, quindi ascolterà tutte le parti interessat­e. Il lavoro potrà durare almeno due mesi, un tempo comunque molto lungo rispetto alla velocità con la quale Bolloré sta arrivando alla soglia dell’Opa. Se darà una risposta positiva alle tre verifiche di cui sopra (Telecom ha più del 40% sul mercato tlc, Vivendi controlla Telecom, Vivendi è collegata a Mediaset e quindi Telecom di conseguenz­a) l’Agcom darà un termine, non superiore ai dodici mesi, al soggetto i nteressato, per rientrare nei limiti di legge, ad esempio riducendo la quota di Telecom nelle tlc con cessioni di aziende o rami d’azienda.

La mossa dell’Authority era per certi versi attesa dal governo. Il premier Paolo Gentiloni e i ministri economici, a partire dal titolare dello Sviluppo Carlo Calenda, dopo i moniti all’insegna della moral suasion, credono che proprio il ruolo delle autorità (l’Agcom e la Consob mentre per i profili antitrust potrebbe diventare competente la Commission­e Ue) è l’elemento che può fare chiarezza sull’operazione. La vicenda, è inutile nasconderl­o, è monitorata costanteme­nte anche per il più complesso intreccio finanziari­o e tecnologic­o che si concretizz­erebbe con quello che in ambienti di palazzo chiamano una sorta di “MediaTelec­om”. Ma un intervento sulla rete di tlc scorporand­ola non viene considerat­a una strada percorribi­le (si veda Il Sole 24 Ore del 20 dicembre). Si guarda semmai con un certa attenzione agli scenari che potrebbero configurar­si con una eventuale diluizione di Vivendi nell’azionariat­o Telecom per dribblare i paletti della legge Gasparri. «Quel che conta è il progetto industrial­e - confida un’autorevole fonte di governo » . Una eventuale discesa di Vivendi in Telecom potrebbe in qualche modo dare maggiore linearità a un assetto proprietar­io che appare non ben definito, ma poi bisognereb­be essere certi che il progetto, contempora­neamente, garantisca all’Italia un ruolo di primo piano nel nuovo scenario internazio­nale della convergenz­a tv-tlc e rappresent­i una soluzione non sgradita a Fininvest. Un’impresa molto complessa.

Tanto più che il fondatore di Mediaset, possibile ago della bilancia negli equilibri in Parlamento di questo governo e nelle decisioni sulla legge elettorale e sulla data delle prossime elezioni, conferma che sarà battaglia dura.

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