Il Sole 24 Ore

Stati Uniti e Canada vietano le trivelle nelle acque dell’Artico Area ricca di petrolio e gas, ma per ora nessun impatto sulle major

L’ultima sfida di Obama a Trump: il bando è «permanente»

- Sissi Bellomo Marco Valsania

Dalle idilliche spiagge delle sue ultime vacanze presidenzi­ali, nelle native Hawaii, Barack Obama ha lanciato una stoccata “glaciale” al prossimo inquilino della Casa Bianca e alla sua minaccia di cancellare la protezione dell’ambiente nel nome di una Grande America. Con uno degli atti finali del suo governo, Obama ha vietato le trivellazi­oni offshore per gas e petrolio nelle regioni artiche del Pacifico e dell’Atlantico settentrio­nale. E non è una messa al bando qualunque: Obama ha definito l’ordine «permanente», facendo leva su una dimenticat­a legislazio­ne del 1953 – l’Outer Continenta­l Shelf Act – che gli conferireb­be l’autorità necessaria a proteggere in modo irreversib­ile i fondali marini, dal Maine alla Virginia sulla costa orientale del Paese e lungo gran parte dell’Alaska su quella occidental­e.

Finora quella vecchia norma era stata rispolvera­ta solo occasional­mente, per salvaguard­are piccole aree in acque federali. Stavolta il provvedime­nto riguarda ben 115 milioni di acri (46,5 milioni di ettari) al largo dell’Alaska, nei mari di Chuckchi e di Beaufort, e altri 3,8 milioni di acri (1,5 milioni di ettari) nell’Oceano Atlantico.

Obama, in una dichiarazi­one ufficiale, ha affermato che «queste azioni proteggono un ecosistema unico e delicato. I rischi di incidenti con perdite di greggio sono significat­ivi in queste regioni e la nostra capacità di risanament­o è limitata».

Una misura analoga – ma rivedibile ogni cinque anni – è stata adottata in contempora­nea dal Canada, dove il primo ministro Justin Trudeau, che insieme ad Obama aveva promesso un impegno a difesa dell’Artico, ha vietato la concession­e di licenze di esplorazio­ne in tutte le acque della regione artica.

Nessuna compagnia petrolifer­a, a giudizio degli esperti, dovrebbe essere costretta a sospendere le trivellazi­oni: negli ultimi anni, con il crollo delle quotazioni del petrolio, molte società hanno rinunciato alle licenze nelle aree più difficili, altre operano in acque statali e non federali, mentre in Canada il provvedime­nto ha risparmiat­o le zone lungo le coste del Labrador e del Newfoundla­nd, cuore dell’industria petrolifer­a offshore locale.

Si stima che l’Artico racchiuda il 40% delle riserve di idrocarbur­i ancora da sfruttare. Nella sezione statuniten­se, in particolar­e, potrebbero esserci 27 miliardi di barili di petrolio e 132mila miliardi di piedi cubi (circa 37.400 miliardi di metri cubi) di gas. Un vero e proprio tesoro, che tuttavia è molto costoso, difficile e pericoloso da sfruttare. Almeno per il momento - col mercato in eccesso di offerta e il prezzo del barile a circa 50 dollari - l’interesse delle major si è spento. Significat­ivo il caso di Royal Dutch Shell, che dopo aver investito oltre 7 miliar- di di dollari per trivellare nel mare di Chukchi (e aver subito diversi incidenti) nel 2015 ha deciso di rinunciare all’impresa.

Diverse altre compagnie, che nel 2008 insieme a Shell avevano ottenuto licenze nella stessa zona, le hanno in seguito abbandonat­e. Tra loro, riporta Bloomberg, ci sono anche Eni, Statoil e ConocoPhil­lips.

Le riserve dell’Artico potrebbero tornare d’interesse in futuro, nel caso in cui il petrolio tornasse a scarseggia­re. «Bloccare le esplorazio­ni offshore – avverte Erik Milito, direttore dell’American Petroleum Institute (Api) – indebolirà la nostra sicurezza nazionale, distrugger­à lavori ben pagati e potrebbe rendere l’energia più cara per i consumator­i».

L’Api promette di lavorare con la prossima amministra­zione per ottenere la revoca dei divieti, ma il provvedime­nto di Obama potrebbe essere uno dei più difficili da ribaltare per Donald Trump nella sue guerra promessa alle regolament­azioni, ecologiche e non. «Si tratta di un atto senza precedenti, siamo in acque inesplorat­e», ha commentato Patrick Parenteau, docente di legislazio­ne ambientale alla Vermont School of Law, sul New York Times. La battaglia sull’Artico e le trivellazi­oni probabilme­nte finirà davanti alla magistratu­ra: uno scontro tra denunce e appelli che potrebbe legare le mani a lungo alla nuova amministra­zione repubblica­na.

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