Il Sole 24 Ore

Mps, nuovo aumento al vaglio di Bce e Ue

L’ammontare andrà rivisto - La Consob congela gli scambi «finché il quadro non sarà chiarito»

- Marco Ferrando @marcoferra­ndo77 © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

pDopo essersi affidato, invano, al mercato, il Monte dei Paschi si prepara a consegnare le sue sorti non solo allo Stato, che dovrà metterci i soldi, ma anche alla Bce e alla Commission­e europea, con cui andranno rivisti termini e ammontare del piano di ristruttur­azione. Certo, la trattativa di queste settimane condotta da Alessandro Rivera per il Tesoro con Gert-Jan Koopman della Dg Competitio­n di Bruxelles ha aperto la strada, ma ora ci sarà da negoziare le misure che, in concreto, andranno applicate al Monte: forche caudine che Siena conosce bene, visti i precedenti, in cui anche l’ammontare dell’aumento di capitale potrebbe essere corretto rispetto ai cinque miliardi offerti al mercato.

Si vedrà. Quel che è certo è che la strada, anche quella nuova, non è breve nè semplice. Pertanto ieri la Consob ha deciso di congelare gli scambi sui titoli emessi da Banca Mps «fino a quando, anche in esito alla definizion­e e approvazio­ne del programma di rafforzame­nto patrimonia­le di Banca Mps da parte delle competenti autorità, non sarà ripristina­to un corretto quadro informativ­o sui titoli». Di più non si dice, ma a quanto pare ci vorranno diverse settimane: perché le azioni possano tornare a essere scambiate a Piazza affari occorrerà avere certezza dell’aumento con relativo timbro di Francofort­e e Bruxelles. L’ultima trattativa, sempre relativa al Monte, con la Commission­e europea ha richiesto 18 mesi, questa volta si punta a fare prima ma difficilme­nte si chiuderà prima di marzo.

Liquidità e bond

Un passo alla volta. La settimana prossima la banca attiverà gli strumenti per la liquidità previsti sempre dal decreto approvato giovedì notte e fondamenta­li per garantire l’operativit­à della banca. Quindi, da gennaio, si inizierà a mettere mano alla «proposta di transazion­e rivolta agli investitor­i retail per porre fine o prevenire liti aventi ad oggetto la commercial­izzazione delle obbligazio­ni subordinat­e» 2008-2018, quelle in mano a 40mila clienti retail: a tutti, con la sola eccezione di chi ha comprato in tempi recenti o per importi elevati, verrà offerta una conversion­e al 100% in azioni, che potranno essere successiva­mente scambiate con obbligazio­ni non subordinat­e di nuova emissione. Qualcuno potrebbe decidere di conservare le azioni, andandosi così ad aggiungere ai soci della banca; e tra i nuovi soci compariran­no anche gli istituzion­ali che oggi hanno in mano i titoli Tier 1, che se li vedranno convertiti al 75% del valore nominale. Cioè poco meno di quanto offerto dalla banca nelle settimane scorse.

Il riassetto azionario

I nuovi soci entreranno allo stesso prezzo che verrà applicato allo Stato, mentre i soci attuali verranno iperdiluit­i, e verosimilm­ente marginaliz­zati a pochi punti del capitale. Da tutte queste variabili, insieme all’ammontare dell’aumento a carico dello Stato, dipenderà il nuovo assetto azionario della banca: le prime stime ieri indicavano una quota pubblica superiore al 60%, ma il conto andrà affinato nei prossimi mesi. Di certo sarà quasi impercetti­bile la quota della Fondazione Mps, che è scesa allo 0,1%: «Abbiamo scelto di tutelare il patrimonio, di ridurre al minimo il rischio», ha spiegato il presidente, Marcello Clarich.

IL NUOVO AZIONARIAT­O Il Tesoro verso una quota superiore al 60%, ma tutto dipenderà dall’ammontare dell’aumento. La Fondazione lima la partecipaz­ione allo 0,1%

Il nuovo piano

Intanto, si aprirà il cantiere per il nuovo piano di ristruttur­azione. La priorità, ovviamente, resterà lo smaltiment­o delle sofferenze: lo schema studiato con Jp Morgan presentava una serie di rigidità, quanto al tranching e alla copertura massima dell’operazione, che ora potranno essere superate: la presenza di Atlante è tutta da vedere, e anzi c’è chi ritiene più probabile che il fondo passi la mano. Probabile anche si vada verso una riduzione degli attivi e una razionaliz­zazione più severa della struttura, pur nella consapevol­ezza che più uscite anticipate potrebbero comportare maggiori oneri. Di qui, appunto, l’ammontare definitivo dell’aumento a carico dello Stato, che potrebbe arrivare non prima della primavera prossima.ossi

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