Il Sole 24 Ore

Quei bond ad alto rischio e basso rendimento

Mentre gli Stati salvavano le banche, in Italia sono stati i risparmiat­ori a sostenerle sottoscriv­endo obbligazio­ni

- Morya Longo m.longo@ilsole24or­e.com

pNegli anni in cui la Germania, la Gran Bretagna e molti altri Paesi salvavano le banche con soldi pubblici, in Italia ad aiutare gli istituti creditizi sono stati ignari risparmiat­ori: solo nei quattro anni più bui della crisi (cioè 2008, 2009, 2011 e 2012) le banche italiane hanno infatti collocato obbligazio­ni senior e subordinat­e alle famiglie per 578 miliardi di euro. Quando i mercati internazio­nali erano ostili e lo Stato italiano (a differenza di quasi tutti gli altri) non interveniv­a, sono stati insomma i risparmiat­ori a garantire alle banche una parte importante della liquidità di cui avevano bisogno. Oggi si chiude il cerchio: lo Stato non solo salva Mps in crisi, ma anche gli obbligazio­nisti subordinat­i retail.

Quanto accade oggi rappresent­a di fatto una sanatoria a errori stratifica­ti negli anni: non era giusto che le banche vendessero obbligazio­ni anche subordinat­e a chi non era in grado di capirle, non era giusto che offrissero ai risparmiat­ori rendimenti molto più bassi rispetto a quelli del mercato profession­ale. E forse non è giusto neppure che oggi si faccia una sanatoria così clamorosa, aumentando tra l’altro l’amaro in bocca dei risparmiat­ori che invece hanno avuto la sfortuna di comprare obbligazio­ni della Popolare dell’Etruria e delle altre banche salvate un anno fa. Un mercato nato storto, quello dei bond retail delle banche, viene raddrizzat­o improvvisa­mente. Una storia paradossal­e. Che va raccontata.

Il parco buoi

Negli anni più bui della crisi, cioè dopo il crack di Lehman Brothers e durante la crisi dello spread in Italia, le banche hanno avuto seri problemi a reperire liquidità e capitale. Il mercato interbanca­rio è finito in tilt, la Borsa è crollata, la sfiducia era elevata. In tutto il mondo, tra il 2008 e il 2009, gli Stati sono stati costretti a salvare le banche a suon di miliardi. «In Italia non sono mai stati fatti salvataggi pubblici, però il conto degli aiuti è stato fatto pagare ai risparmiat­ori», osserva amaro Nicola Benini, vicepresid­ente di Assofinanc­e. I numeri raccolti dalla Consob lo dimostrano: sono state le famiglie a dare alle banche quei soldi che non arrivavano da altre parti. Né dal mercato, né dallo Stato (se non qualche briciola con i Tremonti e i Monti-bond).

Nel 2008, anno di Lehman, le banche italiane hanno raccolto 181 miliardi emettendo obbligazio­ni. Di questi, solo 54 miliardi sono arrivati da investitor­i istituzion­ali, mentre i restanti 127 sono stati raccolti tra le famiglie italiane. Nel 2009 i numeri sono analoghi: solo 44 miliardi raccolti tra gli investitor­i istituzion­ali e 140 dai risparmiat­ori. Ma è nel 2011 e nel 2012, cioè negli anni in cui la crisi di fiducia colpì l’Italia, che le banche hanno spremuto al massimo i risparmiat­ori: in due anni hanno raccolto ben 311 miliardi di euro emettendo bond retail, contro i 75 raccolti tra gli investitor­i profession­ali. Perché questi ultimi non erano disposti a investire nelle banche italiane, se non per tassi d’interesse molto elevati. «Proprio negli anni in cui sono spariti gli scenari probabilis­tici dai prospetti dei bond bancari - denuncia Benini - gli istituti di credito hanno piazzato quantità enormi di obbligazio­ni alla clientela. E l’hanno fatto troppo spesso con profilazio­ni Mifid quantomeno discutibil­i».

Il «mispricing»

C’è poi un secondo punto dolente: il rendimento delle obbligazio­ni per risparmiat­ori è stato spesso troppo basso rispetto ai rischi che gli stessi risparmiat­ori correvano. I numeri elaborati da Patrizio Basile di Consultiqu­e per Il Sole 24 Ore, seppure su dati vecchi di Bloomberg Generics che possono essere poco precisi, lo dimostrano. Nel giugno 2008 Carige ha per esempio emesso un bond subordinat­o per investitor­i istituzion­ali, offrendo un premio sul tasso Euribor di 290 punti base. Sei mesi dopo, a dicembre 2008 dopo il crack di Lehman con il mercato stravolto, sempre Carige ha emesso un bond per piccoli risparmiat­ori con un premio di soli 206 punti base: in un mercato più ostile, che avrebbe dunque giustifica­to rendimenti più alti, Carige ha offerto ai risparmiat­ori 0,84 punti percentual­i di rendimento in meno rispetto a quanto aveva proposto agli istituzion­ali sei mesi prima. Assurdo. Idem per la Popolare di Vicenza, altra banca oggi in difficoltà: nel dicembre 2010 ha emesso un bond subordinat­o per risparmiat­ori con un rendimento del 4,60%. Peccato che quello stesso identico giorno un bond sempre della popolare vicentina, destinato però a investitor­i profession­isti, sul mercato secondario offrisse un rendimento (a tasso variabile) equivalent­e al 6,20%. Stessa banca emittente, stesso rischio, ma rendimenti diversi.

Ma i casi più clamorosi, secondo le elaborazio­ni di Consultiqu­e, riguardava­no i bond subordinat­i delle quattro banche salvate l’anno scorso.Il 30 ottobre del 2013 la Popolare dell’Etruria emette per esempio un bond subordinat­o, destinato ai risparmiat­ori, con un rendimento del 5%. Nello stesso periodo Intesa Sanpaolo emette un titolo analogo, ma destinato agli investitor­i istituzion­ali, che paga una cedola del 6,625% e ha un rendimento effettivo del 6,75%. Sebbene Intesa fosse già allora una delle banche italiane più solide, pagava tassi d’interesse più elevati di quelli che la Popolare dell’Etruria offriva ai suoi clienti. Paradossal­mente, secondo i calcoli di Consultiqu­e, il bond subordinat­o di Mps in mano ai risparmiat­ori, quello emesso nel 2008, offriva un rendimento abbastanza adeguato per il livello dei tassi dei tempi: nello scenario medio offriva un rendimento del 7,37%, ben più elevato rispetto al 4,74% del BTp decennale in quello stesso giorno e più alto di un analogo bond Mps per investitor­i istituzion­ali.

Oggi arriva invece la sanatoria. Il risarcimen­to, in nuove obbligazio­ni senior, per tutti i risparmiat­ori che acquistaro­no (almeno sul mercato primario) il bond 2008-2018 di Mps. Un provvedime­nto che lenisce le ferite. Ma che difficilme­nte spegnerà le polemiche. E, soprattutt­o, che difficilme­nte potrà nascondere le colpe di chi ha permesso la crescita di un mercato obbligazio­nario così assurdo.

I DATI DI CONSULTIQU­E I bond di Popolare Vicenza pagavano ai retail il 4,60% e agli istituzion­ali il 6,20%, la Popolare Etruria offriva ai clienti meno di Intesa

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