Il Sole 24 Ore

Onu contro Israele sui coloni

Per la prima volta nella storia, gli Usa non appoggiano Gerusalemm­e

- Mario Platero

pPer la prima volta nella storia delle Nazioni Unite l’America non ha usato il suo diritto di veto e non si è allineata a favore di Israele in una risoluzion­e di condanna del Consiglio di Sicurezza Onu. In questo caso la risoluzion­e era di condanna per gli insediamen­ti nei territori occupati, insediamen­ti definiti «illegali» e controprod­ucenti per il negoziato di pace che si propone di creare due stati. Il voto è giunto nel primo pomeriggio di ieri. Gli Stati Uniti si sono astenuti consentend­o così il passaggio di fatto della risoluzion­e, la prima in 36 anni contro gli insediamen­ti israeliani, un esito senza precedenti sotto molti punti di vista. C’era stato intanto un intervento inatteso e per alcune ore di successo, del presidente eletto Donald Trump, deciso a dirottare o rimandare il voto sulla risoluzion­e. L’Egitto che aveva proposto la risoluzion­e aveva in effetti deciso di ritirarla dopo una telefonata fra il presidente egiziano al Sisi e lo stesso Trump. Il presidente Barack Obama frustrato dallo stato dei negoziati di pace, era determinat­o a chiudere la sua amministra­zione con un messaggio negativo molto forte contro l’attuale governo israeliano anche se questo capita a meno di un mese dalla sua uscita dalla scena politica. C’è stato dunque un incoraggia­mento americano a riprendere in mano la risoluzion­e adottata a quel punto da altri membri a rotazione del Consiglio di Sicurezza, tra cui Nuova Zelanda, Senegal, Malesia e Venezuela. Si è così verificata una improbabil­e alleanza diplomatic­a fra Washington e Caracas, il presidente Maduro infatti ha ereditato il suo incarico da Chavez, nemico di sempre degli Stati Uniti e di Obama in particolar­e. Ma per la Casa Bianca era troppo importante lasciare questo messaggio forte come eredità dell'amministra­zione Obama e bloccare allo stesso tempo il tentativo irrituale di un presidente eletto di interferir­e in una scelta politica dell'amministra­zione ancora in carica. E' anche noto che Obama non è mai andato d'accordo con il Primo ministro israeliano Bibi Nethaniahu e alcuni critici ritengono che la Casa Bianca abbia preso una posizione così dura e inusuale, che lascerà conseguenz­e di lungo periodo per gli equilibri di pace in Medio Oriente, anche per una vendetta personale di Obama nei confronti di Netanyahu.

La vicenda comincia quando l’Egitto, membro a rotazione del Consiglio di sicurezza Onu, de- cide di presentare una mozione di condanna di Israele per nuovi insediamen­ti in particolar­e nei vecchi territori della Cisgiordan­ia. Negli anni Israele, contravven­endo secondo i Paesi arabi ad accordi che facevano parte dei protocolli del processo di pace che garantivan­o lo status quo, ha continuato a costruire nuovi villaggi che venivano poi occupati da coloni israeliani. Israele si giustifica­va affermando che erano stati i palestines­i a rompere i negoziati e che fino a quando non ci si fosse seduti seriamente al tavolo dei negoziati avrebbe continuato nelle sue politiche per territori “negoziabil­i” secondo Tel Aviv.

Quando si è giunti alla viglia del voto gli Stati Uniti hanno annunciato che si sarebbero astenuti contravven­endo così a una politica pluridecen­nale americana secondo cui i negoziati debbono avvenire direttamen­te fra le parti e l’intrusione di organizzaz­ioni multilater­ali come l’Onu avrebbe peggiorato ingiustame­nte la posizione negoziale di Israele e creato allo stesso tempo ostacoli per il negoziato di pace. È stato proprio partendo da questi presuppost­i che Donald Trump, quando ha saputo delle intenzioni americane, ha chiamato il presidente egiziano. Come è noto Trump è molto filo israeliano e ha già nominato l’ambasciato­re Friedman come suo rappresent­ante in Israele con il proposito esplosivo di trasferire l’ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemm­e. Non si sa che cosa si sono detti Trump e Al Sisi, fatto che sta che dopo la telefonata Al Sisi ha ritirato la risoluzion­e. È stato a quel punto, dopo la profonda irritazion­e americana e di altri Paesi per l’intervento irrituale di Trump che si è trovato il modo di ripresenta­rla.

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