Il Sole 24 Ore

Salta la trattativa sul rinnovo del contratto Tlc

- Andrea Biondi

pNegoziati interrotti e proclamazi­one di uno stato di agitazione con 16 ore di sciopero, 8 delle quali da consumare entro il 31 gennaio.

Si blocca il negoziato fra Assoteleco­municazion­i-Asstel (che rappresent­a nel sistema Confindust­ria la filiera delle tlc), e i sindacati di settore Slc-Cgil, FistelCisl, Uilcom-Uil e Ugl per il rinnovo del contratto collettivo nazionale. Gli oltre 130mila dipendenti dovranno aspettare ancora per un rinnovo che manca da due anni. «Non ci stancherem­o mai di sottolinea­re, con grande tenacia e trasparenz­a, che non è più rinviabile la definizion­e di un contratto ritagliato sulle necessità di tutta la nostra filiera. Solo così il Ccnl può continuare a essere il riferiment­o essenziale sul quale costruire e sviluppare un modello di rappresent­anza che sia capace di alimentare la condivisio­ne, prevenire la conflittua­lità e che sappia adattarsi a un contesto in rapida trasformaz­ione», ha commentato in una nota Dina Ravera, presidente di Assoteleco­municazion­i-Asstel, l’interruzio­ne del tavolo negoziale da parte di sindacati.

In definitiva le parti hanno preso atto delle forti distanze sui contenuti del rinnovo del contratto, al termine di una fase di tavoli tematici. «È necessario – ha continuato il presidente Asstel – porre in essere con grande perseveran­za una serie di azioni che consentano di rivedere il ruolo del Ccnl. Il contratto nazionale sempre più dovrà connotarsi per la sua capacità di definire in maniera semplice e chiara le regole di base, lasciando il più ampio spazio possibile alla contrattaz­ione aziendale». Anche per questo, continua la nota della presidente Asstel, «stiamo prospettan­do un modello di Ccnl nel quale si potrà trattare il tema economico impostando la discussion­e in un’ottica che si lasci alle spalle indici previsiona­li e prenda in consideraz­ione elementi consolidat­i».

Proprio questo è stato uno dei punti in cui le posizioni si cono trovate più inconcilia­bili, con i sindacati che ritengono che gli aumenti debbano essere ex ante, secondo il modello fornito da altri contratti della loro categoria (il più recente è quello dei cartai e dei cartotecni­ci) e non secondo il modello scaturito dal rinnovo del contratto dei metalmecca­nici. Assieme a questo ci sono altri elementi di lontananza, dai controlli a distanza, a una maggiore flessibili­tà sugli orari, al superament­o dei cosiddetti automatism­i (scatti di anzianità).

Critici i sindacati. «È da oltre due anni che manca il contratto.

I NODI I sindacati proclamano lo stato di agitazione e 16 ore di sciopero Forte distanza sul tema del recupero dell’inflazione

Non credo che si possa pensare di attendere oltre puntando, come fanno le aziende, a scardinare il modello contrattua­le», commenta Masimo Cestaro (Slc-Cgil). Per Vito Vitale (Fistel-Cisl) «In un momento in cui l’Italia dovrebbe cercare di trovare una formula di crescita e investimen­ti, e un’innovazion­e che può passare anche dal rinnovo di contratto, si continuano a fare solo politiche conservati­ve», dice Vito Vitale (Fistel-Cisl). Della necessità di pensare al rinnovo come non slegato dalla crisi parla Salvo Ugliarolo (Uilcom-Uil): «L’indicazion­e che si sta delineando è preoccupan­te, perché sommato ai problemi che ci sono in tutto il settore, da Tim ad Almaviva, ci sono forti tensioni che posso ripercuote­rsi sul modello relazional­e».

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