Il Sole 24 Ore

Boeri propone Di Michele come direttore generale Nuove tensioni con il Lavoro

- Davide Colombo

pIl presidente dell’Inps, Tito Boeri, ha proposto ieri al ministro Giuliano Poletti di nominare come nuovo direttore generale Gabriella Di Michele, 57 anni, attualment­e direttore centrale delle Entrate e vicepresid­ente di Equitalia. Boeri non vuol perdere tempo in questa fase delicata di passaggio al nuovo anno per condurre in porto, con un nuovo Dg insediato, il piano di riorganizz­azione dell’Istituto. Da circa un mese la carica di Dg, che secondo le regole attuali è un organo di governance, è ricoperta come “facente funzioni” dal direttore vicario, Vincenzo D’Amato, dopo le dimissioni presentate da Massimo Cioffi. Si tratterà di vedere ora che cosa deciderà di fare il ministro del Lavoro cui spetta, dopo la dovuta istruttori­a tecnica, l’onere della nomina da ratificare con un decreto.

Certo è che tra Inps e ministero una certa tensione non manca, a giudicare dallo scambio di missive pubblicate nel sito Inps. Ad una nuova lettera del ministero che chiede ancora chiariment­i e formula ulteriori rilievi sul piano di riordino, dopo una serie di correzioni già adottate (lettera in cui si citano anche i rilievi di Mef e Funzione pubblica), Boeri replica con una lettera di 18 pagine dai contenuti piuttosto netti, evidenzian­do a sua volta come il ministero risponda con ritardo alle richieste dell’Istituto su «problemati­che di grande rilevanza per i cittadini e il mondo delle imprese» e come eserciti il suo potere di vigilanza in «funzione intimidato­ria».

Nelle scorse settimane Poletti aveva affermato che il piano di riorganizz­azione del- l’Inps targato Boeri può andare avanti. Ma sul progetto incombe ancora il ricorso al Tar presentato dal presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza. Il ministro (eravamo però con il Governo Renzi) aveva anche detto di voler affrontare in tempi stretti il tema della governance dell’Inps (e conseguent­emente anche dell’Inail) visto che entrambi gli istituti sono ancora amministra­ti senza un Cda e secondo lo schema previsto dal decreto 78 del 2010, con presidente monocratic­o dotato di poteri d’indirizzo e tenuto a condivider­e su tutta una serie di scelte il “parere conforme” del direttore generale responsabi­le della gestione, come prevedono le direttive firmate dal ministro dell’epoca, Maurizio Sacconi e che sono tutt’ora valide.

Poletti vorrebbe partire dalle proposte di legge presentate in Parlamento. Lo stesso Boeri, nei primi mesi della sua nomina, aveva sollevato la questione proponendo uno schema con un direttore generale nominato e revocato da un Cda di 3 persone che coopta il presidente, un Civ di 15 anziché di 22 membri e un Collegio sindacale di 5 membri invece dei 9 attuali. Alla Camera un disegno di legge a prima firma Cesare Damiano presentato nel 2013 prevede invece un assetto un po’ diverso: direttore generale, Cda con 5 membri che cooptano il presidente, confermand­o gli altri organi attuali con il Civ che viene rinominato Consiglio di strategia e vigilanza e conta su 14 membri e il Collegio dei revisori con 3 membri. Si vedrà che cosa deciderà il Governo nelle prossime settimane.

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