Due pittori con orizzonti europeisti
Accanto alla valorizzazione delle raccolte dell'Ottocento e del Novecento della Fondazione Cariplo e di Intesa Sanpaolo, le Gallerie d'Italia proseguono il ciclo di grandi mostre avviato nel 2015 e ideato per la prestigiosa sede di Piazza Scala. Sono esposizioni che legano Milano all'Italia in una prospettiva internazionale – come quella dedicata alla Grande Guerra e la retrospettiva su Francesco Hayez – e che, essendo curate da studiosi riconosciuti come specialisti pressoché esclusivi in materia, offrono un contributo di approfondimento originale sul tema affrontato.
La nuova mostra di Piazza Scala entra nel cuore della pittura del Settecento e indaga il rapporto tra Bellotto e Canaletto, i due massimi interpreti della luminosa stagione del vedutismo. Si tratta di pittori che hanno un legame profondo con la loro terra d'origine – Venezia –, con Milano e con altre città italiane, ma soprattutto con l'Europa. È questa una mostra di profilo europeo, che va letta in chiave europea: quasi un omaggio al rapporto tra l'Italia e l'Europa.
Il tentativo critico è quello di descrivere Bernardo Bellotto, nipote e allievo di Giovanni Antonio Canal, detto Canaletto, come pittore di analogo talento. E di uscire da quel luogo comune che rischia di ridurre il virtuosismo prospettico, la vocazione paesaggistica, il rigore dell'osservazione dei due artisti veneziani a una sorta di foto-topografia del tempo.
Bellotto aspira alla libertà e all'autonomia fin dal suo discepolato nell'atelier dello zio. Il maestro è all'apice della fama e l'allievo ne adotta i procedimenti e la tecnica con una tale capacità di emulazione da confondere i contemporanei. Conquista così gli stessi collezionisti inglesi del Grand Tour, ma esprimendosi da subito con i caratteri della sua forte personalità: il rigore prospettico, la luce argentata e contrastata e lo spiccato realismo. Con i viaggi fuori Venezia – Roma, Milano, Firenze, Torino – e soggiornando poi nelle principali corti illuminate d'Europa – Dresda, Vienna, Monaco, Varsavia –, si allontana sempre di più dall'insegnamento di Canaletto, sviluppando i propri interessi come la descrizione analitica delle architetture e delle figure, così ben caratterizzate per la loro estrazione sociale e la varietà dei costumi. La «certezza illuministica di verità assoluta», che Longhi leggeva in Canaletto, si fa in Bellotto stupore soggettivo in chi guarda la sua opera.
La mostra illustra proprio l'apporto originale di Bellotto alla pittura europea del Settecento, mettendo a confronto la sua produzione giovanile con quella dello zio e argomentando le loro differenti interpretazioni delle vedute europee. Il pittore viene qui presentato per la prima volta come partecipe appassionato delle tendenze artistiche e culturali del momento, mettendo in rilievo come il suo aggiornamento culturale sia la chiave per l'interpretazione della sue scelte artistiche, della sua personalità e della sua indipendenza intellettuale.
Organizzata in partnership con la Gemäldegalerie di Dresda, il Castello Reale di Varsavia e il Castello Sforzesco di Milano, la mostra presenta per la prima volta a Milano oltre cento opere dei due grandi vedutisti, tra dipinti, disegni e incisioni di incomparabile bellezza, molte delle quali mai viste in Italia. La raccolta alle Gallerie di questo eccezionale corpus è stata resa possibile grazie alla disponibilità di importanti musei italiani e internazionali e di collezionisti di tutto il mondo – la Royal Collection d'Inghilterra, la National Gallery di Londra, l'Hermitage di San Pietroburgo, il Metropolitan Museum of Art di New York, il J. Paul Getty Museum di Los Angeles, il Cleveland Museum of Art, la National Gallery of Victoria di Melbourne, la Pinacoteca di Brera, il Museo di Capodimonte, il Museo Correr di Venezia, per citare solo alcuni dei più prestigiosi prestatori.
A conferma del suo profondo legame con Milano Intesa Sanpaolo è impegnata con Progetto Cultura a contribuire alla valorizzazione del centro storico – come dimostrano la trasformazione degli uffici di Piazza Scala in sede museale e culturale, e il recente grande recupero di Casa Manzoni –e a realizzare iniziative che sottolineano il ruolo fondamentale che la città da sempre svolge nella storia artistica e culturale del nostro Paese.