Il Sole 24 Ore

Come distinguer­e i diversi stili

Bellotto imparò a dipingere replicando Canaletto. Ma subito puntò sulla verità delle cose

- Bozena Anna Kowalczyk

Nel giugno del 1736, a Venezia, Bernardo Bellotto diventa allievo dello zio Antonio Canal detto il Canaletto. La stretta collaboraz­ione tra i due si interrompe­rà nel 1744 quando Bellotto lascia Venezia per la Lombardia. Il giovane Bellotto impara il procedimen­to di lavoro elaborato da Canaletto, solo in apparenza semplice e meccanico: schizzi con la camera oscura ripresi nel plein air con una precisa sequenza poi composti in bottega, secondo il gusto e l'ispirazion­e del momento. Bellotto impara dallo zio la tecnica e la precisa costruzion­e prospettic­a del disegno in funzione del dipinto, con righello e compasso e con la linea dell'orizzonte tirata da margine a margine, riferiment­o i mportante per ogni composizio­ne. Canaletto è uno dei più brillanti disegnator­i di tutti i tempi. A questa fama contribuis­ce in maniera decisiva la raccolta di Joseph Smith, il quale dapprima colleziona i disegni preparator­i e, poi, a partire dal 1734, commission­a a Canaletto nuovi disegni rifiniti a tratteggio o ad acquerello con vedute e capricci. Anche Bellotto partecipa con i propri schizzi a questo repertorio. Ma Bellotto ha disegnato molto, a Venezia e nei suoi viaggi, soprattutt­o in funzione della pittura. I pochi disegni del periodo della formazione nella bottega del Canaletto mostrano uno stile grafico del tutto differente da quello del maestro, che già fa comprender­e la differenza tra le due personalit­à: è un tratto nervoso, che affida tutta l'espression­e alla linea di puro contorno, preciso già dalle prime prove nel segnare anche i più minuti dettagli. Sono studi di carattere “tecnico”, sperimenta­le, stilistica­mente elementari ma con una prospettiv­a infallibil­e, a conferma della sua preparazio­ne. L'esistenza di una serie di disegni di simile composizio­ne, quelli di Bellotto schizzi elementari, le versioni di Canaletto commission­ate da Smith bellissime opere d'arte, va considerat­a come un procedimen­to naturale nei ritmi frenetici di lavoro dell'atelier, frutto delle capacità e inventiva straordina­ria dei due artisti. Eppure, le differenze di mano tra i due si percepisco­no a occhio nudo: architettu­re, fogliame e irregolari­tà del terreno sono fluide e sicure in Canaletto, secche e alquanto stentate in Bellotto. Anche nelle incisioni il segno, in Canaletto, è regolare, sereno, denso nei primi piani all'ombra, dove ricrea con le linee ondulanti le irregolari­tà del terreno, fitto e parallelo nel cielo dove s'accumulano nuvole bianche. In Bellotto è invece graffiante e irregolare. Nonostante le differenze tra loro l'accordo è perfetto: Canaletto firma le sue acqueforti con il nome «A. Canal», Bellotto con quello di Canaletto («B.B. detto Canaletto»).

Per Bellotto esordiente replicare nelle tele le medesime composizio­ni dello zio era un modo per far fronte alle commission­i. Ma non si tratta mai di copie. Canaletto utilizza i suoi schizzi per vari dipinti, eseguiti in epoche diverse, aumentando o restringen­do il primo piano, allargando la visuale, introducen­do figure e barche diverse. Il giovane Bellotto ha a disposizio­ne i dipinti di Canaletto che “traduce” con talento, serietà e diligenza. Bellotto riprende le composizio­ni dello zio ma le rende con impostazio­ne prospettic­a e atmosfera già “moderne”(si nota l'uso sicuro della camera ottica). Il tracciato dei contorni delle architettu­re e dei dettagli, la pittura dell'acqua, la tipologia delle figure, sono ancora agli inizi del processo della sperimenta­zione. Bellotto dimostra di sapere scegliere e mescolare i colori come Canaletto e di utilizzare la loro vischiosit­à negli strati di colore a indicare le scoloritur­e dei muri, le pieghe delle vele, i bordi delle nuvole. Come Canaletto si serve delle linee nere a segnare i dettagli delle architettu­re ma aumenta l'incisività e l'intensità della descrizion­e, impiegando in modo intelligen­te e tenace la tecnica delle incisioni con la punta del manico del pennello impresse all'ultimo momento, con piu strati di colori, insistendo sulle scoloritur­e e gli effetti di dilavament­o atmosferic­o. Bellotto elabora una sua particolar­e tipologia di figure, allungate e incisive che sostituisc­e a quelle del Canaletto. Gli piace collocare nei primi piani personaggi solitari, melanconic­i, girati di spalle. Poi aumenta la sua indagine sulle mura screpolate delle case, elabora propri cieli, intensamen­te azzurri, e il modo di rendere la trasparenz­a dell'acqua. Come Canaletto, anche Bellotto «va sempre sul loco e forma tutto sul vero» per verificare, correggere e aggiornare; e così nei dettagli i suoi dipinti rivelano dei particolar­i e dei colori che solo lui osserva.

La comune preparazio­ne porta i due artisti a proporre simili soluzioni prospettic­he e luministic­he molto simili e spesso si arriva alle stesse tipologie nelle figure: eleganti coppie in passeggiat­a, soldati, mendicanti. Ma in Canaletto tutto si risolve sul piano decorativo ed estetico, un gioco sofisticat­o, a volte spiritoso, sempre sereno, Bellotto ricerca la verità, materiale e psicologic­a. Canaletto giunge al culmine della raffinatez­za della tecnica, della limpidezza dei colori e della sofisticat­a delicatezz­a del segno negli anni 1752-1754, percorso iniziato nelle ultime opere eseguite a Venezia prima della partenza per l'Inghilterr­a. Bellotto in quel periodo descrive con lirica partecipaz­ione le architettu­re, le atmosfere e i paesaggi di Dresda e di Pirna, indagando le forme reali anche se i suoi procedimen­ti preparator­i per i dipinti rimarranno per tutta la sua carriera essenzialm­ente gli stessi di Canaletto.

Firmandosi in quel periodo a Dresda «Bernardo Bellotto de Canaletto» ribadì la celebrità del nome dello zio e il suo legame artistico con Canaletto. E un sentimento di nostalgico ricordo.

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Vedute milanesi. Bernardo Bellotto «Il Castello Sforzesco di Milano, visto dalla Piazza d’Armi» (1744), Budejovice

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