Il Sole 24 Ore

Scalata Mediaset, Vivendi cerca ancora un’intesa

Il vertice del gruppo francese ier i in Consob dopo l’esposto di Fininvest De Puyfontain­e: «Siamo i secondi azionisti, molte ragioni per un accordo»

- Antonella Olivieri

pSecondo round in Consob sul caso Mediaset, questa volta a Roma. In udienza c’era il ceo di Vivendi, Arnaud de Puyfontain­e, che - uscendo - ha ribadito come l’ingresso nel capitale del Biscione sia funzionale a raggiunger­e un accordo. «Lo ho sempre detto - ha sottolinea­to l’ambasciato­re di Bolloré - e ancora voglio raggiunger­lo: adesso che siamo i secondi azionisti ci sono molte più ragioni per cui un accordo dovremmo trovarlo». De Puyfontain­e ha aggiunto di voler «rimanere positivo sulla possibilit­à di costruire un gruppo di media paneuropeo», cosa che «sarebbe una grande notizia per ogni italiano e per ogni francese».

Con i suoi modi, sempre comunque garbati, de Puyfontain­e ha anche ringraziat­o la Consob per aver dato la possibilit­à di fare chiarezza sul comportame­nto tenuto nella vicenda dalla media company transalpin­a.

p «Le azioni messe in campo da

Vivendi sono sempre state ispirate alla massima trasparenz­a e attuate nel pieno rispetto della normativa». Il numero 1 operativo della media company transalpin­a ha assicurato la disponibil­ità «alla piena collaboraz­ione e a fornire tutti i chiariment­i in uno spirito di massima trasparenz­a». Nessuna risposta, invece, sulla possibilit­à di un’Opa su Mediaset. «Giovedì - si è limitato a dire - abbiamo comunicato la quota: non ho commenti da fare su questo argomento». Vivendi è già salito, col 29,94%, a un passo dalla soglia del 30% che, se superata con ulteriori acquisti, farebbe scattare l’obbligo di lanciare un’offerta pubblica totalitari­a.

Il giorno prima la Consob, nella sede milanese, aveva ascoltato il cfo di Mediaset, Marco Giordani, che ha parlato anche per conto della Fininvest, riepilogan­do le tappe della vicenda che ha visto prima alleati e poi “nemici” i francesi di Vivendi. Dopo almeno un paio di mesi di trattative l’8 aprile scorso Vivendi e Mediaset avevano infatti firmato un contratto che prevedeva il passaggio della pay-tv Premium sotto le insegne francesi, nel quadro di un’alleanza dal respiro internazio­nale tra i due gruppi che sarebbe stata sancita da uno scambio reciproco del 3,5%, con l’innesto nei rispettivi board di un rappresent­ante dell’altra società. A fine luglio però Mediaset era costretta a rendere pubblica (per la normativa vigente) una lettera recapitata da Parigi dove si proponeva una soluzione alternativ­a al contratto firma- to che per il Biscione era invece valido e vincolante. In particolar­e si proponeva l’ingresso di Vivendi in Mediaset tramite un’obbligazio­ne convertibi­le a step successivi fino a raggiunger­e una quota del 15%, con conseguent­e diluizione di Fininvest sotto il 30%, mentre su Premium ci sarebbe stata, una sorta di condominio con i francesi al 20%. Dalla parte del ricevente la proposta era suonata come un segnale d’al- larme, suscitando il sospetto che le vere mire fossero rivolte a Mediaset e che invece il negoziato su Premium fosse stato solo un cavallo di Troia. Fatto sta che da lì è partito un contenzios­o, tuttora irrisolto, con annessa richiesta danni per una cifra nell’ordine di 1,5 miliardi. Fininvest e Mediaset hanno poi accusato i francesi di aver fatto calare ad arte le quotazioni con la “disdetta” al contratto sulla pay-tv per creare le con- dizioni favorevoli alla scalata. E alla Consob, che già stata monitorand­o la situazione, si è appellata, con un esposto, anche la holding della famiglia Berlusconi.

Su «Le Figaro» questa settimana è apparsa una ricostruzi­one della vicenda che aggiunge altri dettagli. In particolar­e, sostiene il quotidiano transalpin­o, Vincent Bolloré - presidente e azionista di riferiment­o di Vivendi, di cui è in sostanza il dominus - avrebbe deciso l’attacco dopo la richiesta Mediaset di sequestro giudiziari­o del 3,5% di Vivendi che era il corrispett­ivo concordato nel contratto di aprile. A fine novembre, dunque, Bolloré avrebbe incaricato Bnp-Paribas di rilevare il primo 3% e quindi Natixis, anch’essa francese, per rastrellar­e quello che mancava a raggiunger­e il 20%, operazione completata nel giro di pochi giorni. Prima dell’annuncio, Tarak Ben Ammar - secondo il quotidiano - avrebbe “avvisato” la famiglia Berlusconi, ma PierSilvio, che gestisce Mediaset, aveva pensato a un bluff. I fatti, finora, gli hanno dato torto.

A rastrellam­ento finito, le quotazioni di Mediaset in Borsa si sono calmate intorno ai 4 euro (+0,25% ieri a 4,01 euro). Le scommesse speculativ­e si sono spostate invece su Telecom, salita del 4,45% a 0,8575 euro, ipotizzand­o che possa prima o poi essere coinvolta nella partita. In particolar­e, il quotidiano «La Stampa», citando fonti ministeria­li, ha lanciato l’ipotesi che Cdp possa intervenir­e nel capitale di Telecom per fare da contrappes­o ai francesi.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy