Alitalia, due mesi di tempo per il rilancio industriale
Dopo lo sblocco dei 122 milioni di euro di finanziamento bancar io Sul management nessuna svolta per ora all’ordine del giorno
pRisolto, almeno per il momento, il nodo della liquidità, grazie allo sblocco dei 122 milioni di euro, assicurato dai soci due giorni fa, che consentiranno all’aviolinea di rifiatare per un po’, si aprono per Alitalia due mesi cruciali nei quali si deciderà il suo futuro, ma anche le sorti dei vertici espressi dal socio forte Etihad, l’amministratore delegato, Cramer Ball, e il vicepresidente dell’aviolinea, nonché numero uno della compagnia di Abu Dhabi, James Hogan, finiti più volte in questi mesi sulla graticola.
Ufficialmente il cambio non è all’ordine del giorno e dall’azienda si ribadisce che le decisioni assunte dal cda e dall’assemblea degli azionisti confermano la piena fiducia nel piano industriale e in chi l’ha presentato. Nelle ultime settimane, però, sono tornate a circolare con insistenza le voci di un possibile avvicendamento. Per ora, la scelta dei soci è stata quella di proseguire con il top manager australiano alla guida di Alitalia, ma è chiaro che la fiducia, ribadita ancora l’altro giorno nel corso del board, andrà ora puntellata sul campo. Più di qualcuno, tra gli azionisti, non ha mancato in più occasioni di manifestare la sua delusione per la carenza di velocità nel cambio di passo che la strategia disegnata in questi mesi da Ball aveva promesso di innestare. Con la conseguente nuova crisi di liquidità che ha tenuto tutti col fiato sospeso.
Ora la soluzione “tampone” messa in campo in queste ore assicurerà il prosieguo delle attività ancora per due mesi e Ball è chiamato, da qui alla prossima deadli-
Dati in percentuale
CAI ne, a produrre i primi, concreti, risultati. Accelerando con decisione su alcuni dei nodi strutturali che finora hanno zavorrato i conti dell’aviolinea, a cominciare dai contratti di leasing - una delle voci finite nel mirino dei soci che lamentano il gap con i prezzi pagati dei concorrenti -, e dai rapporti con i fornitori che si chiede siano rinegoziati in modo da ottenere ulteriori economie. E poi c’è il confronto con i sindacati che si annuncia tutto in salita. Giovedì l’azienda li ha incontrati, ma l’interlocuzione è servita solo a suggellare «la forte preoccupazione» dei sindacati per le sorti dell’aviolinea. Il ceo Ball, poi, non era presente alla riunione e questo ha acceso ancor di più gli animi in vista dell’avvio a gennaio del negoziato con cui la compagnia spera di incassare l’ok ai nuovi tagli.
Insomma, i titoli del film che dovrà andare in onda nei prossimi mesi sono stati già tutti scritti e spetterà a Ball, nei due mesi di ossigeno assicurati l’altro ieri grazie al lavoro di tessitura tra i soci portato avanti dal presidente Luca Cordero di Montezemolo, dimostrare che una correzione decisa della rotta è ancora possibile e conquistarsi sul campo i galloni di una riconferma piena. Vero è che il manager australiano non ha mai smesso di lavorare al piano e qualcosa si starebbe già muovendo visto che, stando a fonti vicine al dossier, qualche piccola concessione sulla joint venture transatlantica sarebbe già stata messa in cascina. Ma è chiaro che gli azionisti si aspettano anche altri risultati dopo aver già chiesto e ottenuto un riequilibrio nella governance con decisioni più collegiali e meno a trazione emiratina lungo l’asse Ball-Hogan.
Nei giorni scorsi il quotidiano tedesco Handelsblatt ha parlato di possibili dimissioni del numero uno di Etihad - che da Abu Dhabi non hanno commentato -, su cui si sono abbattuti anche i riverberi dei problemi che il vettore emiratino sta registrando nel resto d’Europa dove alcune delle sue pedine, a partire da Air Berlin, annaspano. Per i due manager, quindi, le prossime settimane saranno decisive e le varie tessere dovranno andare al loro posto pena il rischio di ritrovarsi, insieme all’azienda, al capolinea.
TITOLI IN SCADENZA
La catena di controllo