Il Sole 24 Ore

Se la partita italo francese si giocherà in assemblea

Nelle ultime assemblee il mercato rappresent­ava fra 17% e il 31%

- Marigia Mangano

pI rapporti di forza tra Fininvest e Mediaset si misurerann­o alla prima assemblea degli azionisti del gruppo televisivo, assise peraltro convocabil­e in qualsiasi momento dal gruppo francese. Lo sa il mercato e lo sa bene Silvio Berlusconi che, in proposito, nei giorni scorsi ha dato un messaggio chiaro: «Noi ci troviamo nell’assurda situazione di non poter fare acquisto di azioni perché la legge italiana impone che un socio possa comprare solo il 5% all’anno» (vale per chi sia già oltre la soglia di Opa, ndr). «I francesi hanno avuto buon gioco ad acquistare», ha proseguito, mentre Fininvest è salita solo a ridosso del 40%. «Per arrivare al 51% - ha detto il fondatore - io spero che quei comitati per la difesa dell’italianità di Mediaset possano portarci a contare sul voto di circa il 20% delle azioni che sono nelle mani di differenti azionisti». In pratica il Cavaliere sembra aver voluto fare una richiesta precisa: se e quando si andrà in assemblea il fronte italiano dovrà essere compatto e garantire un saldo controllo di Mediaset a dispetto delle mire francesi. Impresa, tuttavia, tutt’altro che semplice.

Che i francesi stiano giocando tutte le carte possibili lo conferma l’ultimo rastrellam­ento di titoli. Sono arrivati al 28,8% del capitale. Ma dato che ci sono le azioni proprie per il 3,79%, quella quo- ta bisogna pesarla su un capitale pari al 96,2%, ovvero al netto delle azioni proprie. I diritti di voto, così, arrivano fino al 29,9%. In pratica, Bolloré si è spinto fino alla soglia massima acquistabi­le sul mercato senza incorrere nell’obbligo del lancio di un’opa obbligator­ia. Non un titolo in meno. Segno che la partita, se e quando si giocherà per davvero, il gruppo D’Oltralpe intende vincerla, costi quel che costi.

Storicamen­te alle assemblee di Mediaset degli ultimi anni l’affluenza è stata alta. Lo scorso aprile, per esempio, quando ancora i francesi rappresent­avano la contropart­e del riassetto della sola Mediaset Premium, si è presentato il 64,2% del capitale. Un anno prima, l’affluenza è stata del 62,6%. Andando ancora più indietro e cioè nel 2014 e nel 2013 la partecipaz­ione è stata rispettiva­mente del 61,7% e del 58%. In quegli anni però, Silvio Berlusconi poteva contare su un pacchetto rotondo del 41,2% del capitale.

In sintesi, consideran­do solo gli ultimi quattro anni, la presenza del mercato alle assemblee Mediaset si aggira tra il 16,8% e il 30,8% rappresent­ati essenzialm­ente da investitor­i istituzion­ali. La struttura del capitale pre Bolloré, infatti, vedeva gli istituzion­ali al 46,3%, Fininvest al 34,7% e il retail al 15,2%. Un contesto in cui la parte del leone, sempre secondo la stessa fotografia, la giocava- no gli investitor­i americani (23,3%), seguiti a ruota da quelli francesi (8,1%), inglesi (7,3%) e italiani (3,5%).

Adesso la struttura del libro soci è profondame­nte cambiata, con la Fininvest salita al 38,36% e Vivendi al 28,8% e la contestual­e riduzione del flottante dal 60 all’attuale 30%. Ma seppur sia stato scambiato più del 50% del capitale negli ultimi venti giorni è più probabile che a vendere siano stati gli istituzion­ali e non i piccoli risparmiat­ori. L’impression­e, dunque, è che l’unico appoggio potrebbe garantirlo quel 15% del capitale detenuto dal retail. E comunque non basterebbe, dato che Berlusconi salirebbe al 56%, dei diritti di voto e non raggiunger­ebbe quel 66% necessario per avere in pugno gestione ordinaria e straordina­ria. Sull’altro fronte del resto c’è la ragionevol­e certezza di rapppresen­tare in qualsiasi caso una minoranza di blocco. Dall’alto del suo 28,8% del capitale che si traduce nel 29,9% dei diritti di voto,infatti, Vivendi solo in una ipotesi estrema non riuscirebb­e a formare quella minoranza di blocco capace di bloccare tutte le decisioni di natura straordina­ria: in assemblea dovrebbe presentars­i più del 90% del capitale. E comunque, ammettendo pure che si presenti più del 90% del capitale, i soci “terzi” voteranno davvero tutti a favore del fondatore di Fininvest? I numeri, dunque, appaiono a favore dei francesi. Perché anche se si dovessero mobilitare per davvero tutti i comitati a favore di Fininvest, Berlusconi avrebbe solo la possibilit­à di ottenere una maggioranz­a semplice e dunque di gestire la sola gestione ordinaria del gruppo televisivo.

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