La Cina chiusa per smog pesa sulle materie prime
Migliaia di impianti hanno avuto ordine di fermarsi o rallentare a causa dell’inquinamento Dall’acciaio al cotone, l’impatto sui mercati potrebbe durare
pLa spessa coltre di smog che ha soffocato la Cina nordorientale ha avuto ripercussioni importanti sui mercati delle materie prime, che potrebbero durare anche una volta rientrata l’emergenza. Migliaia di fabbriche questa settimana sono state costrette a ridurre o sospendere l’attività, dopo che l’inquinamento dell’aria aveva raggiunto livelli record, con una concentrazione di polveri sottili fino a venti volte i livelli di sicurezza in alcune aree.
Una lista completa degli stabilimenti fermati è stata pubblicata solo da 4 amministrazioni comunali in «allarme rosso» per lo smog. Si tratta di Pechino, Tianjin (metropoli con uno dei porti più trafficati del Paese), Heze (città dello Shandong famosa per le peo- nie ma anche per l’industria del carbone) e Handan, centro industriale dello Hebei. Solo in queste città lo stop ha coinvolto 419 impianti, tra acciaierie, stabilimenti petrolchimici, centrali elettriche, cementifici e altro.
Per tutta la Cina l’elenco potrebbe essere lunghissimo. Nello Shandong e nell’Hebei hanno avuto l’ordine di fermare le macchine persino alcuni cotonifici, riferisce il sito governativo Cncotton.com. La sospensione degli acquisti di cotone grezzo, se prolungata, potrebbe influire negativamente sui mercati globali: la Cina è il maggior importatore della fibra e il primo esportatore di prodotti tessili al mondo.
Gli alti livelli di inquinamento, per periodi sempre più lunghi e frequenti, comportano rischi anche per altri prodotti agricoli. Una ricerca dell’Accademia cinese delle scienze, ripresa con risalto dalla stampa locale, ha concluso che lo smog – filtrando la luce necessaria alle colture – potrebbe ridurre le rese per il frumento fino all’8% e quelle per il riso fino al 2%. Lo studio si è concentrato sulle aree a maggior vocazione agricola della Cina, che in buona parte coincidono anche con quelle più inquinate: la Pianura gialla, o Pianura della Cina settentrionale, il delta del fiume Yangtze nella parte orientale del Paese, le province Hunan e Hubei nella Cina centrale, il bacino Sichuan a sud-ovest.
Una minore produzione locale costringerebbe il Paese asiatico, già forte importatore di cereali e soia, a rifornirsi sempre di più al- l’estero. In questo caso le ripercussioni (per ora teoriche) sui prezzi sarebbero rialziste.
L’impatto immediato dell’emergenza smog è stato comunque di stampo ribassista e ha riguardato il carbone e in generale le materie prime legate alla siderurgia, protagoniste quest’anno di un eccezionale rally dei prezzi. Le quotazioni delle billette di acciaio alla Shanghai Future Exchange sono scese dell’11%, quelle del minerale di ferro a Dalian del 9,3%. Quest’ultimo ha perso di valore anche sul mercato spot, arretrando a 76,15 $/tonnellata secondo la rilevazione di giovedì del Metal Bulletin. Ma nel 2016 si è apprezzato di oltre il 70%, il miglior risultatotato dal 2008.