Il Sole 24 Ore

Glencore si dà al trading di olio d’oliva

- S.Bel.

pDall’olio combustibi­le all’extravergi­ne di oliva. Glencore, uno dei giganti del trading di materie prime, ha fiutato l’affare e ha aperto un piccolo ufficio a Madrid per dedicarsi anche agli scambi di questo prodotto.

L’olio d’oliva – una delle eccellenze alimentari italiane, anche se il primo produttore mondiale è la Spagna – è sempre più apprezzato nel mondo, grazie anche al diffonders­i di abitudini salutiste e dell’idiosincra­sia per l’olio di palma. Il suo prezzo l’anno scorso è salito ai massimi da 20 anni a livello mondiale, per poi precipitar­e e in- fine impennarsi di nuovo negli ultimi mesi (addirittur­a a sfiorare 6 euro al chilo in Italia).

Le oscillazio­ni di prezzo si sono fatte molto più forti, frequenti e imprevedib­ili di un tempo, in parte per il cambiament­o climatico, che ha moltiplica­to gli eventi meteorolog­ici estremi e gli attacchi di parassiti. Ne sanno qualcosa i coltivator­i nostrani, con la Xylella che sta decimando gli uliveti pugliesi e la mosca olearia che è tornata a compromett­ere il raccolto.

Secondo l’Internatio­nal Olive Council (Ioc) la produzione mondiale di olio d’oliva nel 2016-17 scenderà del 14% a 2,7 milioni di tonnellate, con un crollo del 49% (a 243mila tonn) per l’Italia che si era appena ripresa dalla terribile annata del 2014.

Se per i coltivator­i sono tempi difficili, per gli speculator­i l’olio è diventato una commodity perfetta, anche se bisogna limitarsi ad operare sul mercato fisico. Il tentativo degli spagnoli di far decollare un future è fallito: la borsa di Jaen, in Andalusia, che aveva quotato un contratto nel 2004, di recente si è rassegnata al delisting.

L’apertura del nuovo desk “gastronomi­co” a Madrid, scoperta dalla Bloomberg, è stata confermata da un portavoce di Glencore. La società la considera comunque un’attività marginale. A buon diritto, considerat­i gli enormi volumi di scambio e le transazion­i miliardari­e che conduce quotidiana­mente su altri mercati, come quelli del carbone, dei metalli o dei prodotti petrolifer­i. Glencore è appena balzata alle cronache per l’acquisizio­ne da 11 miliardi di dollari di una quota della russa Rosneft, insieme al fondo sovrano del Qatar.

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