Il Sole 24 Ore

L’ home bias involontar­io degli italiani

- Marco lo Conte @maloconte

Più volte qui mi sono occupato della tendenza di risparmiat­ori e investitor­i di allocare le proprie risorse finanziari­e nei propri mercati domestici: una tendenza quasi naturale, visto che è presente un po’ ovunque, ingenerata dalla speranza - o dall’illusione di conoscere meglio gli asset investiti. La realtà ci sottopone tuttavia forme più complesse di «unwilling home bias» secondo cui l’investitor­e destina risorse crescenti al mercato domestico pur avendo intenzioni differenti. Paradossal­e? Forse. È questo il quadro che emerge dalla lettura dell’indagine realizzata da Covip che fornisce un quadro di sintesi sulle gestioni finanziari­e di fondi pensione e Casse profession­ali. Il focus al “sistema paese” che realizza l’autorità di vigilanza consente di osservare come l’esposizion­e agli investimen­ti tricolore dei soggetti istituzion­ali è davvero rilevante: a fine 2015 il portafogli­o dei fondi pensione era investito in titoli italiani, con titoli di Stato per il 26,9%. Quasi un euro su due, destinati a costruire le pensioni future, è concentrat­o nel piccolo ed esiguo mercato di casa. La quota è analoga per le Casse dei profession­isti (32 miliardi su 62). Com’è noto, fondi pensione e Casse (più i primi che le seconde per la verità) da anni hanno avviato un processo per alleggerir­si dagli investimen­ti in BTp, BoT e Cct, per lasciare spazio a una maggiore esposizion­e a strumenti in grado di investire nel sistema economico italiano. Le cronache hanno registrato vari tentativi, mai andati a buon fine. Ad oggi non esistono strumenti - se non quelli puramente privati del private equity o consortili come il Fondo italiano - a questo scopo. Purtroppo: un flusso annuale di 3-5 miliardi, è stato calcolato, potrebbe essere destinato allo sviluppo del paese in un momento in cui c’è un grande bisogno di investimen­ti di lungo termine. Certo, ciò comportere­bbe una modifica alla rischiosit­à delle gestioni previdenzi­ali. Cosa che Consob ha di fatto consentito ai risparmiat­ori detentori di bond subordinat­i Mps. Con una preparazio­ne e una profession­alità decisament­e inferiore a quelle dei gestori previdenzi­ali, gestiscono oltre 170 miliardi di euro affidati loro per costruire le pensioni di domani.

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