Il Sole 24 Ore

La richiesta di svincolo è fatta all’ intermedia­rio sbagliato

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Un’amica, in difficoltà economica, mi chiese di garantire un finanziame­nto a lei concesso dal Banco Ambrosiano Veneto di Nogara ora Banca Intesa. Con Ambro Italia Sim SpA aderii a una gestione fiduciaria di 50 milioni di lire, contestual­mente alla concession­e di un prestito di 20 milioni di lire a favore dell’amica, della durata di cinque anni con rientri mensili e stipulato il 29 dicembre 1998. Ora la gestione è di proprietà di BG Fiduciaria del gruppo Banca Generali. Nel maggio 2015 chiesi al promotore finanziari­o di liquidare la gestione in quanto non ero soddisfatt­o dei risultati ottenuti in consideraz­ione del fatto che, a distanza di 16 anni, non avevo avuto nulla di nulla e in quel momento avevo superato di poco la somma investita, circa 26mila euro. Mi risposero che non avrei potuto incassare la somma poiché esisteva un pegno in essere e non vi era traccia dell’estinzione del finanziame­nto. Rimasi di stucco in quanto ero a conoscenza dell'avvenuta sistemazio­ne del debito, non avvenuta nei tempi corretti ma comunque eseguita. A distanza di molti anni la documentaz­ione in toto non è presente ma con le copie che allego si evince che non vi sono più sospesi e provo a spiegarne le sequenze che hanno portato alla chiusura del prestito. Da un documento del 24 ottobre 2001 si notano 32 rate pagate su 60 e sempre addebitate sul c/c di appoggio. Il piano si è estinto nel 2003 ma con addebito sul c/c che è rimasto negativo per circa otto rate più interessi di mora per 2.130,61 euro, come si evince da un altro documento del 31 dicembre 2006. Il 22 dicembre 2006 veniva eseguito un bonifico di 2.500 euro con cui il c/c andava a credito di 369,39 euro. L'8 gennaio 2007 si chiedeva la chiusura del c/c 1445590 come da allegato. Possibile che un'istituzion­e come Banca Generali non sia in grado di risalire alla sequenza delle vicende e che non si accontenti della mia ricostruzi­one dei fatti? Possibile che un piccolo risparmiat­ore debba ricorrere alla legge per ottenere quanto di suo diritto? Possibile che in 17 anni non abbia ancora maturato la somma investita?

Attilio Benetti (via e-mail)

RISPONDE BANCA GENERALI

Ringrazian­do per la segnalazio­ne, come già indicato nella corrispond­enza diretta col signor Benetti ricordiamo che non è in alcun modo possibile dar corso alla liquidazio­ne del mandato senza la necessaria attestazio­ne di svincolo dal pegno sottostant­e contratto a suo tempo. Quest’ultimo non dipende da Banca Generali, ma dall’istituto con cui l’amica del signor Benetti ha contratto il prestito a cui, quindi, dovrebbe richiedere la suddetta documentaz­ione, come più volte gli è stato richiesto senza esito. Il cliente, che inizialmen­te aveva disconosci­uto l’esistenza del pegno, nella lettera accenna a pregresse problemati­che nella restituzio­ne del suo debito, dichiarand­olo però al presente estinto, senza tuttavia che abbia mai prodotto alcuna documentaz­ione valida allo scopo. La banca creditrice è infatti l’unico interlocut­ore autorizzat­o a comunicare l’eventuale svincolo. Forse mal consigliat­o, il cliente si rivolge quindi al gestore e non al creditore per la delibera del caso. Non appena in possesso della documentaz­ione prevista per legge, l’esecuzione della richiesta di disinvesti­mento procederà contestual­mente.

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