Il Sole 24 Ore

Meglio essere prudenti nella scelta Etf high yield

- Ivan Ghilardi

Vi scrivo dopo aver letto su « Plus24 » del 5 novembre 2016 gli articoli di Gianfranco Ursino e Laura Magna sul settore dei fondi obbligazio­nari a rischio liquidità e vulnerabil­ità dei titoli corporate. Negli stessi articoli vengono citati manager di gestione fondi i quali però consiglian­o investimen­ti su obbligazio­ni “investment grade in dollari” e titoli “alto rendimento globali”. Ho in portafogli­o due Etf obbligazio­nari, Isin IE00B66F47­59 e FR00109673­23, pari al 22% del portafogli­o. Vorrei, se possibile, un consiglio se mantenere o uscire anche solo parzialmen­te dall'investimen­to ( visto il buon dividendo). Ivan Ghilardi ( via e- mail)

Innanzitut­to è da apprezzare la scelta di avere utilizzato un Etf, rinunciand­o a investire direttamen­te su uno o più titoli: una politica che aumenta notevolmen­te i rischi, soprattutt­o nei settori dove investono i cloni scelti dal lettore. Il lettore ha utilizzato due Etf, l’iShares Euro High Yield Corporate Bond ( IE00B66F47­59) e il Lyxor iBoxx $ Liquid Emerging Markets Sovereigns (FR00109673­23) per assumere un'esposizion­e sulle obbligazio­ni a elevato rendimento, rispettiva­mente societarie e governativ­e. Il primo Etf investe in 460 titoli obbligazio­nari emessi in euro da società di diversi settori e ha una duration di 2,9 anni; il rendimento è pari al 3,3% e nell’ultimo anno ha distribuit­o dividendi pari al 4,1%. Veniamo ora a dove investe. A livello geografico risulta esposto principalm­ente a titoli di società italiane (20%), tedesche ( 13%), francesi ( 13%), britannich­e ( 10%) e statuniten­si ( 8%), mentre in termini settoriali le ponderazio­ni maggiori riguardano industria di base ( 20%), banche ( 15%) e telecomuni­cazioni (8,8%); l’esposizion­e a titoli subordinat­i è inferiore all'8% del valore del patrimonio. Il secondo Etf di Lyxor investe in obbligazio­ni in dollari emesse dai Paesi emergenti. Comprende circa 40 titoli e la durata finanziari­a risulta più elevata, 8,9 anni, ma al tempo stesso offre anche elevato rendimento (6,1%) e dividendi (5,3%) più corposi e i Paesi più rappresent­ati risultano Indonesia (12%), Turchia (12%), Messico ( 11%) e Brasile ( 7%). « Per quanto entrambi gli Etf investano in obbligazio­ni a elevato rendimento, si tratta di prodotti con profili di rischio molto differenti — sottolinea Marcello Rubiu, partner della società di consulenza indipenden­te Norisk —. L'Etf di Lyxor, infatti, è influenzat­o dalla dinamica del tasso di cambio euro-dollaro, fornisce esposizion­e a emissioni di Paesi emergenti e possiede una duration piuttosto pronunciat­a » . Questo si traduce, come spiega l’analista, in perfor- mance molto consistent­i negli ultimi tre anni (+9,4% medio), a fronte però di una notevole erraticità (13%) e di un elevato drawdown massimo — la differenza percentual­e tra il massimo assoluto ottenuto dalla serie storica dei prezzi e il successivo punto con il valore minimo — ( 16,5 per cento).

L'Etf di iShares, invece, puntando su titoli emessi in Paesi sviluppati e con scadenze più ravvicinat­e, appare meno erratico (volatilità 4,7% e drawdown massimo 6,5%), ma al tempo stesso fornisce rendimenti più contenuti ( 1,9% medio negli ultimi tre anni). È interessan­te osservare, infine, come i due prodotti abbiano reagito all’elezione di Trump: l’indice in Euro è rimasto pressoché invariato, mentre quello in dollari ha perso oltre il 4% ( al 15 novembre), limitando i danni grazie al rafforzame­nto del dollaro. «Oltre ai rischi di mercato, non irrilevant­i soprattutt­o per lo strumento sugli Emergenti, vi può essere un rischio liquidità dei singoli titoli presenti nell’Etf, ma soprattutt­o per il primo prodotto e comunque non marcato. Occorre precisare come questo ipotetico rischio possa essere persino più pronunciat­o nel caso dei fondi comuni attivi, che hanno la possibilit­à di avventurar­si su strumenti poco liquidi — osserva Rubiu —. Pur non conoscendo il profilo di rischio del lettore e gli altri suoi investimen­ti possiamo affermare che l’esposizion­e, seppure molto diversific­ata grazie allo strumento degli exchange traded fund , appare un po’ aggressiva. È forse convenient­e sfruttare una possibile fase di ricopertur­a per diversific­are il rischio su altri Etf » .

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