«Punto sulla danese Danske bank»
Ottimismo anche sull’americana Wells Fargo e sulla finlandese Kone
Il mercato sembra avviato verso quello che viene definito il “Santa rally”. È giustificata l’effervescenza natalizia o si tratta di esuberanza irrazionale dei mercati?
Sembra proprio che ci sarà un Santa rally e penso che l’ottimismo sia giustificato. In fondo c’è stato un lungo periodo in cui nessuno credeva nei mercati azionari, c'era molta cautela e anche paura a investire. Adesso gli investitori sono tornati, non solo le grandi istituzioni ma anche i piccoli azionisti. E hanno buone ragioni per farlo: siamo in una fase di crescita economica, le prospettive soprattutto negli Usa sono positive. In una fase di espansione economica i titoli azionari ottengono buoni risultati. Quindi finalmente la paura di investire è passata. Possiamo davvero credere che Trump metterà il turbo all’economia Usa? La fase di accelerazione della crescita era iniziata anche prima dell’elezione di Trump, non solo negli Usa ma anche in Europa e in alcuni Paesi emergenti, come Brasile e Russia. Un segnale importante è la stabilizzazione dei prezzi delle materie prime. La politica monetaria è ormai su un binario morto, le banche contrastano i tassi di interesse negativi. I mercati stavano cercando una direzione di marcia. L’elezione di Trump ha dato loro una ragione per puntare verso l’alto e sperare in un rally sostenuto. Ci sono ragionevoli speranze di una crescita sostenuta, di meno intralci burocratici per le imprese e forse anche di tagli alle tasse. In questo contesto è verosimile che gli utili delle società Usa aumenteranno. Prevedo un anno o due di incrementi degli utili del 10- 15 per cento.
È tutto positivo o ci sono aspetti preoccupanti in questo scenario?
Certamente. I mercati hanno scelto di concentrarsi sugli aspetti positivi della vittoria di Trump, di cui abbiamo parlato, e di ignorare completamente gli aspetti negativi, come la sua posizione sul commercio e la possibilità di tariffe sulle importazioni e la sua politica sull’immigrazione, che potrebbe portare a maggiori controlli e restrizioni. Questi due aspetti sono potenzialmente molto negativi per l’economia, ma per ora lo stesso Trump ha sottolineato gli aspetti del suo programma che sono positivi per l’economia. Vedremo come vanno le cose, ma il clima di fiducia, nell’attesa di un Governo ben disposto verso il business e di tagli delle tasse, è positivo. Sta allungando il ciclo e galvanizzando un contesto che era comunque già positivo. Prevedo un aumento medio del 10% dei titoli Usa nei prossimi 12 mesi, quindi ritengo convenga investire anche se costano di più a causa del dollaro forte. L’unico rischio è che l’accelerazione della crescita porti la Fed ad aumentare i tassi a un ritmo più rapido di quello che i mercati si aspettano. Il ritocco di questa settimana era ampiamente atteso dai mercati, si tratta ora di vedere le prossime mosse. Ritengo che la Fed agirà con molta cautela, a meno che Trump non nomini dei falchi ai due posti vacanti della Fomc. Bene quindi gli Usa.
E per quanto riguarda l’Europa in generale e l’Italia in particolare?
Siamo estremamente cauti sugli asset europei. Il progetto euro è incompleto e in crisi. Le prospettive sono molto più positive per il dollaro che per l’euro e gli Usa sono una destinazione più attraente per gli investimenti. In Europa ci sono opportunità di investire in asset depressi o in nicchie di eccellenza, ma in generale esercitiamo cautela. Lo stesso vale per l’Italia. Non abbiamo nessun titolo italiano in portafoglio, anche se ci sono società interessanti sia come attività che come prezzo, perchè non c’è un contesto economico promettente. In una prospettiva di medio-lungo termine e prendendo in considerazione il quadro complessivo, cosa che noi facciamo sempre, l'Italia è problematica.
Quali rischi vede per l’Italia?
Noi cerchiamo sempre di individuare i possibili rischi o shock all’orizzonte. Tra tutti ora quello più concreto, con una probabilità del 30% di realizzarsi, secondo noi, è il rischio di elezioni anticipate che portino all’elezione di un Governo euroscettico e ipoteticamente a un referendum sull’euro, che ovviamente avrebbe un impatto negativo ben oltre l’Italia. Gli altri possibili rischi hanno possibilità minori di realizzarsi: diamo al 25% la possibilità di un atterraggio duro per l'economia cinese; al 20% un'impennata del prezzo del petrolio e al 10- 15% la necessità di un bail- in per Deutsche Bank. Si parla tanto di Monte dei Paschi e delle altre banche italiane, ma non hanno l’importanza sistemica anche fuori dal Paese, e quindi il potenziale effetto devastante, che Deutsche Bank ha.
Facendo stock picking, quale titolo le sembra avere il maggiore potenziale?
Punto su Danske Bank, banca danese con sede a Copenhagen ma con una forte presenza in tutti i Paesi scandinavi e l’Europa nordorientale. La scelgo perchè è una banca molto ben gestita, ben capitalizzata, con una grande visibilità nei mercati nei quali opera, che paga buoni dividendi agli azionisti. È una banca del tutto affidabile e solida, che ha le sue radici nei mutui immobiliari, settore prevedibile sul lungo termine.
Qualche altro nome in portafoglio che merita segnalare?
È difficile non essere positivi sui titoli Usa, per le ragioni che ho spiegato. Su tutti prediligo Wells Fargo. Il titolo è stato colpito dai problemi legati al mis-selling, quindi è a un prezzo attraente e ritengo possa trarre grandi benefici dalla forza dell’economia Usa. Tra le imprese segnalo Kone, società finlandese che opera nel campo degli ascensori e delle scale mobili. È un ottimo business in crescita e paga buoni dividendi. Inoltre Kone opera non solo sulle vendite, ma anche sui contratti di manutenzione, quindi ha un rapporto continuativo con i clienti.