Il Sole 24 Ore

Un ingresso del Tesoro nel rispetto del mercato

- di Isabella Bufacchi

Lo Stato entrerà nel Monte dei Paschi di Siena. E in futuro altre banche potranno richiedere l’intervento pubblico della ricapitali­zzazione precauzion­ale con burden sharing in versione “soft”, ma questo solo se si dovessero trovare in circostanz­e analoghe a quella del Monte, che non sono da augurare a nessuno: in bonis, con requisiti patrimonia­li non in regola solo ai fini degli scenari futuri degli stress test, accesso al mercato dei capitali chiuso per turbolenze anche politiche ma con scadenze strette sui requisiti patrimonia­li prudenzial­i e con il pericolo aperto di un deficit di capitale degenerato in una destabiliz­zazione di portata sistemica. Insomma, lo Stato interviene per la prima volta nel mondo del bail-in con la sua rete di sicurezza, ma anche con poca voglia di farlo perchè si augura che non ve ne sia più bisogno, che il sistema sia in grado di sbrogliare le sue vicende senza sostegno esterno (anche se c'è un limite alla disponibil­ità delle banche più forti ad assorbire le falle di quelle più deboli). Lo Stato entrerà in Mps senza grancassa, nel pieno rispetto non solo degli steccati delle regole europee - che sottolinea­no la natura “cautelativ­a e temporanea” di questo tipo di intervento - ma anche nel rispetto della soluzione maestra, che resta quella di mercato.

La lettera scritta da Jamie Dimon al team di JP Morgan che ha lavorato all’operazione di mercato MPS termina con un’affermazio­ne une che racchiude l’essenza di qualsiasi sistema Paese e ora del sistema Europa: “alla ricerca di una soluzione di mercato abbiamo dato tutto noi stessi”.

Così il Tesoro, nel decreto e nella soluzione impostata per il Montepasch­i, ha tracciato un percorso che dovrebbe riuscire a tenere in piedi tutto, ridare forza al Monte, tutelare il risparmio “tradito”, ripartire le perdite in base alle nuove regole del burden sharing che qui si applicano.

Il rafforzame­nto del Monte avviene con i tre strumenti consentiti dalla direttiva BRRD di risoluzion­e e risanament­o delle banche (articolo 32, periodo 4, comma d): una garanzia dello Stato a sostegno degli strumenti di liquidità forniti da banche centrali alle condizioni da esse applicatep­unto i); una garanzia dello Stato sulle passività di nuova emissione ii);un'iniezione di fondi propri o l'acquisto di strumenti di capitale a prezzi e condizioni che non conferisco­no un vantaggio all'ente iii). Nel decreto, sono indicati i prezzi delle garanzie che rappresent­ano un onere per la banca ed evitano così il marchio dell’aiuto di Stato.

Il burden sharing, imposto dalla normativa Ue sugli aiuti di Stato, impone anche per il Monte di spalmare le perdite sugli azionisti (che saranno colpiti dall’aumento di capitale per via della forte diluizione anche se è presto per dire se le vecchie azioni verranno azzerate a vaole di 1 centesimo), e sui detentori di bond subordinat­i con la conversion­e forzosa in azioni a un prezzo scontato (75% per l’Upper Tier 1) oppure alla pari (100% per l’Upper Tier 2).

Anche l’intervento consentito a tutela dei risparmiat­ori guarda con un occhio al mercato. Nel varare il “ristoro” , il Tesoro era consapevol­e della regola di mercato secondo la quale i sottoscrit­tori dei bond subordinat­i devono correre

MODELLO MPS Una rete di sicurezza che ha requisiti molto stringenti e quindi può essere usata soltanto in casi eccezional­i

maggiori rischi rispetto ai detentori dei senior bond; e del fatto che alcuni sottoscrit­tori di Upper Tier 2 hanno comprato sotto la pari e possono ottenere una conversion­e alla pari. Ma a questo si sono aggiunte altre consideraz­ioni di mercato: il caso di miss-selling sul bond subordinat­o Upper Tier 2 a tasso variabile 2008-2018 avrebbe scatenato un contezioso tra la banca e 41mila risparmiat­ori, con costi legali molto elevati per l’intermedia­rio e nella stragrande maggioranz­a dei casi la certezza da parte della banca di perdere la causa in tribunale.

Per questo, il Monte potrà offrire ai soli possessori di questo unico bond la possibilit­à di vendere le azioni (ottenute con la conversion­e forzosa) al Tesoro e di ottenere in cambio obbligazio­ni senior con la stessa vita residua del subordinat­o convertito. Inoltre, alzare un polverone con un esercito di 40mila risparmiat­ori “traditi” in una fase delicata del sistema bancario (con altri focolai accesi su banche mediopicco­le, aumenti di capitale e cessione di NPLs in vista) sarebbe stato più costoso per il sistema e quindi per il mercato stesso.

Ma sarà il mercato, più che la Bce, la Commission­e Ue e la DG comp, ad avere l’ultima parola sull’efficacia della rete di sicurezza del Mef , sul nuovo Piano del Monte, e sulla capacità del sistema bancario di evitare il ricorso allo Stato e al bail-in.

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