Il Sole 24 Ore

LA DINAMICA DELLO SCONTRO A FUOCO

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L’individuaz­ione

Alle 3 della notte tra giovedì e ieri una volante della polizia percorre la zona della stazione di Sesto San Giovanni, hinterland milanese. Alla guida c’è l’agente in prova Luca Scatà; accanto a lui il capopattug­lia, l’agente scelto Cristian Movio. Gli agenti individuan­o un uomo con uno zainetto sulle spalle, solo, a piazza Primo Maggio, davanti alla stazione. La volante si accosta, Movio scende e chiede i documenti: un normale controllo di un individuo che sembra straniero vicino alla stazione.

I controlli e la reazione

L’uomo risponde di non avere il documento con sè, ma di essere di Reggio Calabria. L’accento del soggetto, che appare «tranquilli­ssimo», non convince però il capopattug­lia che lo invita a rovesciare il contenuto del suo zainetto sul cofano della volante. A quel punto il tunisino, dopo aver tolto alcuni oggetti per l’igiene personale, estrae da uno zaino una pistola calibro 22 e spara colpendo Cristian Movio alla spalla destra e urlando, recita il verbale, «poliziotti bastardi».

L’uccisione del terrorista

L’altro agente, Luca Scatà, risponde al fuoco e centra l’aggressore al costato. Intervengo­no i sanitari, vengono subito prestate le prime cure sia al poliziotto ferito che al tunisino rimasto a terra. Ma, dopo alcuni minuti di tentativi di rianimarlo con flebo e sondino, l’uomo muore. Non vengono fatti subito collegamen­ti con il killer di Berlino; poi, la comparazio­ne delle impronte digitali rivelerà che lo sconosciut­o ucciso era Anis Amri.

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