Il piano Industry 4.0? Un volano per le nuove imprese innovative
Circa 220 milioni alle startup, ma pochi all’innovazione in fabbrica
pAnche il neo Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, al momento di chiedere alla Camera la fiducia per il nuovo Governo, lo scorso 13 dicembre, ha ribadito l'impegno a sostenere il piano Industria 4.0 contenuto nella Legge di Stabilità 2017. Un segno di continuità importante, perché la digitalizzazione del comparto manifatturiero è un passaggio obbligato per la ripresa economica del Paese e il piano varato a settembre dal Ministero dello Sviluppo Economico ne è il fulcro, anche nell'ottica di dare impulso al movimento delle startup impegnate in questo settore. «Il piano – come conferma al Sole24ore Marco Taisch, responsabile scientifico dell'Osservatorio Industria 4.0 del Politecnico di Milano – dispone detrazioni fiscali più ampie per agevolare l'investimento nelle nuove imprese innovative, Pmi comprese ( ammontano a circa 2,6 miliardi di euro gli investimenti privati in early stage previsti nel triennio, ndr). Le startup che hanno know how in tema di Industry 4.0 possono quindi contare su una domanda di soluzioni hardware e software destinata a crescere sensibilmente rispetto a oggi, proponendosi come interlocutori preferenziali a quelle piccole e medie imprese che non riescono ad accedere alle tec- nologie dei grandi vendor».
Le prospettive per l'ecosistema dello smart manufacturing italiano, al momento ancora assai limitato (parliamo di una ventina di imprese attive) rispetto ad altri contesti, Nord America in primis, appare quindi roseo. Seppure con le dovute precisazioni. I finanziamenti erogati a livello mondiale da fondi e venture capital sono infatti in crescita a due cifre da qualche anno (superando a fine 2014 quota 1,5 miliardi di dollari) ma dei circa 220 milioni di euro raccolti complessivamente dalle startup italiane nel 2016 solo una piccolissima parte è finita nelle casse delle “new. co” dedite all'innovazione delle fabbriche. E c'è inoltre un altro rischio, legato alla scarsa conoscenza della tematica di una consistente fetta delle aziende manifatturiere della Penisola. «Se una startup – osserva in proposito Taisch - propone a una Pmi con scarsa maturità digitale una tecnologia 4.0, difficilmente sarà ascoltata. Serve perciò un approccio moderato, basato su soluzioni che permettono di fare innovazione incrementale attraverso un percorso di aggiornamento tecnologico diluito nel tempo e non invasivo».
Il ruolo delle startup, a detta di Marco Cantamessa, presidente dell'incubatore i3p del Politecnico di Torino e di Pni- cube (l'associazione degli incubatori universitari italiani), sarà estremamente importante perché Industria 4.0 è un concetto ancora «in divenire, nel quale le imprese si troveranno a fondere un insieme di tecnologie assai eterogenee per sviluppare processi, prodotti e servizi del tutto innovativi». Non è quindi un caso che, come fa notare lo stesso Cantamessa, guardando alle nuove impresse nate in collaborazione con gli atenei e gli incubatori universitari italiani circa il 40% di queste proponga soluzioni riconducibili alla quarta rivoluzione industriale. Lo spazio per i progetti di open innovation sicuramente c'è, dice ancora il responsabile di i3p, perché le imprese manifatturiere «non possono pensare di riuscire ad attuare una stra-