CONSULENTI FINANZIARI
Ai robo-advisor ser ve l’uomo
Il robo-advising? Un fenomeno ancora allo stadio iniziale, per il momento caratterizzato ancora da una forte presenza umana. Le tre autorità europee di supervisione (European Supervisory Authorities, Esas: ovvero Eba, Eiopa ed Esma) hanno rilasciato lo scorso 16 dicembre un report sull’ “Automazione nella consulenza finanziaria”. Il re
port viene a conclusione della ricognizione avviata a dicembre 2015 sul tema. Il rapporto spiega che la proliferazione della consulenza automatica, spesso indicata appunto come robo-advice, è ancora a uno stadio inziale e il fenomeno non è ugualmente presente nei settori delle assicurazioni, bancario e finanziario, e al momento è maggiormente diffuso soprattutto in quest’ultimo settore.
Come spiega Germana Martano, direttore generale di Anasf, «mentre il discussion paper pubblicato inizialmente si concentrava sulla consulenza completamente automatizzata (il cosiddet- to robo-advisor che non prevede alcun intervento umano), nel report finale le Esa riconoscono che esistono anche — e, anzi, al momento paiono più diffusi — i modelli ibridi in cui si combinano automazione e componente umana».
Martano aggiunge: «In questi modelli l’automazione può intervenire in varie fasi del processo consulenziale: fornitura di informazioni, prestazione della raccomandazione basata sulla valutazione ad opera del consulente umano e follow-up rispetto alla consulenza prestata. Dal punto di vista di Anasf, il nuovo approccio delle Autorità europee risulta maggiormente condivisibile».
A parte la rilevanza della componente umana, l’altro aspetto importante del report è il quadro fortemente differenziato del fenomeno. Non solo all’interno dei diversi settori, delle diverse fasi della consulenza, ma anche nei diversi paesi comunitari. Inoltre il report segnala come una delle barriere all’evoluzione del fenomeno sia una definizione divergente di “consulenza” nei settori bancario, degli investimenti e delle assicurazioni.
Il documento di consultazione aveva sottolineato tra i potenziali benefici la riduzione dei costi sia per i consumatori che delle istituzioni finanziarie, un accesso facilitato a un maggior numero di prodotti e servizi per un numero maggiore di clienti e un miglioramento del servizio offerto. Dal punto di vista dei rischi c’erano dei dubbi sul- la trasparenza delle informazioni e dei processi con cui questi vengono toccati, possibili lacune nel funzionamento dovute a errori, manipolazioni dell’algoritmo o anche ad hackeraggio o le possibili dispute legali dovute anche alla non chiara collocazione delle responsabilità. Oltre che all’uso di tool automatizzati. Molti dei soggetti che hanno partecipato alla consultazione hanno fatto rilevare che alcuni di questi rischi sono più facilmente ricollegabili a situazioni in cui l’automazione è totale, rispetto alla situazione ibrida che caratterizza la fase attuale.
Le tre autorità hanno ritenuto inoltre che la questione della consulenza “automatizzata” in qualche modo abbia già un quadro di riferimento normativo nella disciplina comunitaria. Dalla Direttiva sui mercati degli strumenti finanziari (Mifid) e versione aggiornata, Mifid II; la direttiva sui mutui (Mcd); quella sulla distribuzione dei prodotti assicurativi (Idd); la direttiva sui servizi di pagamento (Psd) e la direttiva sui Priips. Per cui al momento, pure assicurando che continueranno a seguire l’evoluzione del settore, non hanno ritenuto di dovere intraprendere delle iniziative per la regolamentazione sspecifica del settore. Però si riconosce che il settore ha grandi potenzialità di sviluppo e questo appunto rende necessario il monitoraggio delle sue evoluzioni.